La mostra in una scuola elementare di Lagos.

Dalla Nigeria ad Haiti: «Quei bimbi possono venire a casa mia?»

Gli alunni di Lagos non sanno nulla del terremoto a Port-au-Prince. Così i maestri preparano una piccola mostra. E davanti alle foto dei loro coetanei inizia l'avventura con quegli «amici lontani»...
Alessandra Stoppa

Otto pannelli con foto e mappe, una mostra in miniatura, appesa davanti alla scuola. I bambini di Lagos, in Nigeria, e anche molti genitori, non sapevano nulla di quanto accaduto ad Haiti. Non avevano neppure la minima idea di dove fosse. In due scuole elementari della città, la SS. Peter and Paul e la St. John, alcuni insegnanti hanno preparato un percorso con cartine, foto della capitale dopo la scossa, le macerie, i soccorsi, la tenacia della vita con un ferito sostenuto da un amico e un neonato nelle braccia del papà. E una sola didascalia: «Noi come possiamo essere amici di questi bambini?». La mostra è stata prima spiegata a tutti i maestri. Anche tra loro, qualcuno non sapeva del terremoto.
«Ogni anno scegliamo un tema per il percorso scolastico», racconta Maria Rita Sala, la consulente educativa di Avsi per le due scuole: «Quest’anno i temi sono “la scoperta del tesoro” e “una traversata avventurosa”. Per prima cosa, ci siamo chiesti cosa c’entrasse il dramma di Haiti con questo». La domanda è stata lasciata aperta. I maestri si sono preparati e hanno portato le classi a visitare la mostra. Davanti ai pannelli, i bambini si sono sentiti subito chiamati in causa da quei volti nelle foto, così uguali a loro anche se lontani. «Possono venire a casa mia?». «Posso dargli le scarpe?». «Io voglio dare una borsa di riso». Sono state queste le reazioni. È nata una raccolta di disegni e messaggi da spedire a quegli amici di Haiti. Sono state preparate tantissime cartoline. Sia dai bambini che dalle maestre. Maria Rita le legge: «Quello che è successo non è una cosa bella. Io desidero che tu smetta di piangere. Gli angeli di Dio ti aiuteranno, giocheranno con te e alla fine tu sarai ancora contento». «Mi dispiace tanto per ciò che è accaduto. Qui in Nigeria preghiamo per voi». «Mi spiace tanto per quello che è accaduto. Ma sorridete ancora, perché Dio è con voi. Vi voglio bene». «Io prego che il Signore vi ridia tutto quello che avete perso e così potrete ancora sorridere».
Quasi tutti questi bambini possono venire a scuola solo grazie al sostegno a distanza, ma per Haiti hanno raccolto 21mila naira, circa cento euro. Soldi messi uno sopra l’altro con i tagli più piccoli. Perfino alla St. John, che si trova in una zona molto povera della periferia di Lagos e lì gli alunni vivono in baracche di lamiera e fango. Maria Rita ha proposto la raccolta anche alle altre scuole primarie cattoliche dell’arcidiocesi di Lagos: sono stati raccolti altri 500mila naira. «Vedere questo movimento per me è motivo di sicurezza», dice: «Il Mistero parla al cuore dell’uomo al di là di ogni cultura e condizione. E muove sempre la libertà». La muove fino a dei gesti. E poi li supera. I maestri si sono detti: «La drammaticità di quel che accade c’entra del tutto con il percorso dell’anno scolastico». Perché apre un problema. «Non possiamo accontentarci delle cose che appaiono come un tesoro. Dobbiamo cercare quello vero. Che possa sostenere la vita e dare un senso e una speranza anche nei momenti più duri della traversata».