Puntelli e mattoni

Ci sono tanti fattori in gioco, in questa vicenda surreale delle elezioni a rischio. C’è la sciatteria e il pressappochismo di chi ha presentato le liste elettorali, al limite dell’incredibile. Ci sono i rilievi formali dei giudici di Corte d’Appello, che hanno spulciato le stesse liste (e sole quelle) con una pignoleria mai vista, a caccia di rilievi di scarsissima sostanza e non fatti in altre occasioni, ma difficile da contestare. E ci sono le ottime ragioni di chi mette su un piatto della bilancia firme e timbri e sull’altro il diritto al voto libero di qualche milione di cittadini, e conclude - giustamente - che la sproporzione è troppo grande per arrivare all’assurdità di una tornata elettorale monca.
Tutti dati veri, tutti fattori innegabili. Ma a metterli insieme viene fuori un caos che va molto al di là di un conflitto tra forma e sostanza. Sono segnali forti che il sistema sta implodendo. Che la conflittualità perenne e il “tutti contro tutti” degli ultimi anni tra fette di politica, magistratura e società civile sta presentando il conto, un po’ alla volta. E il conto è salatissimo: il Paese rischia di ritrovarsi a pezzi.
Quando un piano della casa sta per crollare, prima di fermarsi a discutere si cercano i puntelli per tenerlo in piedi. Bisogna battere tutte le strade possibili per evitare che le elezioni siano stravolte, che non si possa - di fatto - votare o che si stronchi sul nascere la possibilità di continuare esperimenti di governo sussidiario come quello lombardo, i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti. Bisogna trovare una soluzione, tecnica o - come invocano quasi tutti adesso - “politica”. Ma il problema, un istante dopo, è proprio quello: tornare davvero alla politica. All’idea di un bene comune. E circostanze come questa fanno capire che la strada, in questi ultimi anni, si è fatta sempre più accidentata. Quasi impraticabile.
Occorrono i puntelli, subito. Ma i puntelli non bastano. Su quelli non si costruisce nulla. E allora chissà che questa vicenda non diventi l’occasione per accorgersi dell’urgenza vera: riprendere il filo di una paziente e quotidiana opera di educazione che faccia interessare alla politica e alla costruzione del bene comune.
È questo che ci interessa.
Sembra un discorso da marziani, ora. È il massimo del realismo. Non vorremmo arrivare alle macerie, prima che ci si rendesse conto che è l’unico modo che permette di tirare su, giorno per giorno, mura e palazzi.
I lettori di Tracce in questi giorni riceveranno un giornale che ha come “primo piano” la politica e le elezioni. Naturalmente è stato pensato e scritto prima che deflagrasse il caos. Non può tenere il passo di una situazione che cambia di ora in ora, e che potete seguire in tempo reale attraverso altri strumenti, primo fra tutti il sussidiario.net. Però vi invitiamo a leggerlo, se possibile, con ancora più attenzione. Non parla di soluzioni possibili al problema elettorale, ma forse fa capire un po’ di più cosa c’è in gioco. E con che mattoni si può costruire, dopo che - come ci auguriamo tutti - avremo trovato il puntello giusto per evitare questo crollo.