Silvio Cattarina coi ragazzi dell'Imprevisto.

«Guardate come sono belli i nostri figli»

Fa discutere la proposta di una ong americana di sterilizzare i tossicodipendenti. «Un'idea che sottende l'odio verso chi è bisognoso», spiega chi da trent'anni affronta questi problemi: «Ma chi di noi non lo è?»
Silvio Cattarina*

Che indignazione e che ribellione provo, di fronte alla notizia della crociata di una ong americana di pagare i ragazzi e le ragazze tossicodipendenti affinché accettino di essere sterilizzati (v. La Stampa, 19 ottobre 2010). Il motivo? I loro figli sarebbero inevitabilmente destinati a patire dolore e sofferenze. Oltretutto, chi accetta l’operazione ottiene in cambio la misera cifra di 300 dollari...
Sono trent’anni che, insieme a tante altre persone, lavoro con i tossicodipendenti. Li aiuto soprattutto tramite l’esperienza di recupero delle Comunità Terapeutiche, come L’Imprevisto di Pesaro (v. Tracce, n. 8/2010). Ho conosciuto ormai migliaia di questi ragazzi, centinaia quelli che si sono sposati e decine e decine sono stati i loro figli. Non sono segnati, né particolarmente provati o portatori di chissà quali sofferenze specifiche e derivate. Non più di qualsiasi altro figlio di qualsiasi altra famiglia.
Allora tale innominabile pratica di sterilizzazione perché non applicarla a tantissime altre persone? Nelle nostre Comunità sono sempre entrati ragazzi figli di cosiddette persone e famiglie “normali”.
Questa assurda proposta sottende innanzitutto un sicuro e non celato odio verso i drogati, non già una preoccupazione verso i loro figli. Verso una precisa categoria di persone e di malati, meglio sarebbe dire di bisognosi o di “pericolanti”. Ma chi non è bisognoso o pericolante?
Proclama un’inappellabile condanna. Ma perché? Tutti, ogni persona è recuperabile: «Se un giorno toccasse a me, non mi aiutereste?», è la domanda di ciascuno. «Non vi chinereste su di me?».
Proposte di questo genere e di questa portata postulano il grande intento di voler affermare a tutti i costi, con immotivata ed irragionevole violenza, che non si può, non si è capaci di amare, non si deve amare, che non può esistere l’amore tra le persone, su questa terra. L’amore e l’educazione ad esso, alla vita, alla generazione dei figli.
Invece, è sicuro che la speranza più grande che vive nel cuore dei “miei” ragazzi è quella che si nutre del pensiero di quando essi avranno il dono dei figli. Di questa speranza si fanno forti nei lunghi giorni di dolore e di lotta durante il loro recupero.
E quando a loro stessi, a noi che siamo stati loro accanto nel tempo della prova, a tutto il mondo, vogliono testimoniare la loro grande vittoria verso il male e verso il limite, mostrano i loro figli. Li innalzano proprio al cielo, amandoli di un amore fermo e tenerissimo.
Tornano da noi anche dopo tantissimi anni e, alzando in braccio o indicando i loro figli, con orgoglio e onore gridano: «Silvio, guarda come sono belli i figli dei tossici!».
*Psicologo e sociologo, Presidente de L’Imprevisto