L'omelia ai funerali (© Poni).

«Nessuno vive per se stesso,
e nessuno muore per se stesso»

L'omelia di don Julián Carrón ai funerali di Manuela Camagni, la Memores Domini della famiglia pontificia morta il 24 novembre
Julián Carrón

«Nessuno vive per se stesso, e nessuno muore per se stesso» (Rm 14,7). Le parole di san Paolo ci vengono in aiuto in questo momento di dolore, per poter guardare fino in fondo il gesto che stiamo celebrando: dare sepoltura alla nostra sorella e amica Manuela.
Quanti hanno trascorso con lei il pomeriggio prima della sua morte, e poi la serata insieme agli amici, la descrivono come radiosa, contenta, risplendente. E questa immagine resta nei nostri occhi, perché questa radiosità era il segno, il frutto maturo della sua vocazione. Quello che ci ha appena detto san Paolo, cioè che «nessuno vive per se stesso, e nessuno muore per se stesso», significa che se noi viviamo, viviamo per il Signore, e quando viviamo per il Signore, come lei, il Signore ci porta a una pienezza, a una gioia, a una letizia tali che debordano rispetto a qualsiasi nostra immaginazione.
E proprio per avere visto all’opera Cristo quando afferra un essere umano, quando lo chiama a Sé, quando lo chiama per farlo partecipe della Sua vita, della Sua pienezza, se noi l’abbiamo visto all’opera, come possiamo adesso non riconoscere anche la verità delle parole successive: «Se moriamo, moriamo per il Signore»? Colui che brillava nella radiosità della nostra Manuela è Colui che brilla, adesso, anche nella sua morte. Per questo noi possiamo guardare la morte con la stessa certezza, con la stessa sicurezza con cui L’abbiamo visto e toccato con mano brillare nel volto della nostra amica.
Capiamo veramente il significato profondo di queste parole, amici! «Sia che viviamo, sia che moriamo siamo del Signore. Per questo Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi». La sua vita e la sua morte gridano la stessa cosa, e se noi lasciamo entrare Cristo nella vita, il Signore la porta a una pienezza tale, come abbiamo visto e toccato in lei. Non è una nostra immaginazione, il Cristianesimo non è un nostro pensiero o un nostro sentimento, ma è quello che abbiamo visto nell’opera di Dio in Manuela. La sua morte e la sua vita gridano il significato della sua vocazione, che dare la vita a Cristo è poter gridare a tutti gli uomini - adesso lo grida anche la sua morte - che solo Cristo può riempire la vita dell’uomo.
Cristo è l’unica ragione per vivere e per morire. E Cristo è colui che ci consente di arrivare a una pienezza tale da poter affrontare la morte senza paura. Oggi noi possiamo essere certi che Lui aggiunge Manuela per sempre alla Sua Compagnia, perché noi abbiamo visto come l’ha legata a Sé nella Sua compagnia durante la sua vita.
Per questo siamo certi e in questo momento di dolore non possiamo non essere grati, profondamente grati di aver avuto la fortuna di essere cristiani. Di avere avuto la fortuna di conoscere il significato profondo del vivere e del morire come ce lo ha testimoniato la nostra amica.
San Piero in Bagno, 29 novembre 2010