Una cella del carcere Due Palazzi di Padova.

DAL CARCERE «Gesù Bambino ci aiuti a diventare come Lui ci vuole»

Quattro detenuti del carcere di Padova ci raccontano la loro attesa del Natale. Da Franco che dice di essere «sazio di letizia», alla preghiera di Francesco: «Chiedo la forza di perdonarmi»

«Di che cosa hai bisogno?», mi è stato chiesto. Di una tenerezza. Infatti, il primo grande regalo, la prima grande corrispondenza che ti aiuta a renderti conto che il Mistero sta accadendo, che Gesù vive, il primo segno, qual è? Che riparte una tenerezza su di te. La tenerezza su di me ha come conseguenza che io non sono definito da nulla, se non dal fatto che ci sono. E se ci sono vuol dire che sono voluto. Sono stato voluto e sono voluto in questo istante, sono amato e abbracciato ora. Ma per sentirmi così, occorre che qualcuno mi guardi così. Il fatto che qualcuno mi abbia guardato e mi guardi così si chiama Cristianesimo. La preparazione per il Santo Natale quest'anno non sarà da meno, anche se non potrò essere lì fuori con tutti voi. Anzi, avrà un valore ben più grande perché ancora una volta sarò dietro le quinte, dove si vedono le cose nel modo migliore, senza le distrazioni e senza troppi impegni, ma con il pensiero rivolto ben chiaro verso Gesù che ci ama tutti nello stesso modo perché vive dentro al nostro cuore. Non mancherà la bellezza dello sguardo se il mio cammino è questo. Nel mio disegno fatto da Lui c’era tutto questo e non è solo una mia risposta, ma è la bellezza del Signore che opera nella mia vita.
Nella mia vita sento l’abbraccio di Gesù sempre più forte e questo mi basta per dirvi che io posso vivere così. Cosa mi manca per vivere meglio? Ora che ho l’abbraccio completo di Gesù non mi manca più nulla, sono sazio di ciò che io chiamo letizia. La Nascita, si sa, ricorre la notte tra il 24 e il 25 dicembre, ma se io mi sono arreso a Lui, quella Nascita è ogni giorno che mi risveglio. Gesù, per me, nasce ogni mattino e vive dentro il mio cuore.
È per questo che augurandovi un Santo Natale vi auguro di poter vivere come vivo io, con tutta la serenità e la pace che Gesù mi trasmette e che io cerco di condividere con tutti voi.
Un abbraccio, vostro in Cristo
Franco

Il mio primo pensiero per questo Natale è rivolto alla povera Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa nel nulla il 26 novembre scorso a Brambate. Mi dispiace tantissimo per la sofferenza dei suoi genitori, che sono ancora in attesa di avere notizie sulla loro figlia. Mi auguro con tutto il cuore che queste notizie arrivino al più presto e che siano notizie positive sia per i suoi genitori che per tutti i cittadini di Brambate e dell’Italia intera che la stanno aspettando. Non è la prima volta che accade un fatto del genere, ricordo ancora la scomparsa della piccola Pipitone nel 2004 in Sicilia. La sua mamma ancora oggi si sta dando da fare per trovarla. Settimana scorsa ho letto su un giornale quello che hanno detto i genitori di Yara: «Dio perdonaci, noi per questo Natale aspettiamo la nostra Yara, che arrivi a casa tra noi. E non la nascita di Gesù Bambino. Perdonaci per quello che abbiamo detto». Mi associo a questo pensiero: perdonami o Dio perché anch’io voglio che tutti i bambini scomparsi possano ritornare sani e salvi dai loro cari in questo Natale 2010.
Questo è il pensiero più felice di questo Natale, voglio e desidero con tutto il cuore che questi bambini ritornino dai loro cari come se fossero rinati insieme a Gesù Bambino.
Cordiali saluti con tanti abbracci a tutti
Ludovico detto Pallino

Il mio Natale è la festa delle feste e mi fa provare una sensazione di farfalle nello stomaco: è l’innamoramento nei confronti del Bambinello che sento “nascermi dentro”. Quella specie di luce interiore che ti avvolge, che ti riscalda il cuore e ti fa sentire più buono. O se bastasse ricoprirsi di specchi per riflettere questa luce e così riscaldare i cuori, rischiarare il cammino ed eliminare le contraddizioni e le incoerenze di chi soffre e fa soffrire!
Questo è l’augurio che faccio ad ognuno di noi: che Gesù Bambino ci aiuti a diventare sempre più come Lui ci vuole, che ci aiuti a diventare il meglio di noi per dare così il meglio. E a me, che mi dia la forza di perdonarmi e di far pace con me stesso.
Un abbraccio
Francesco

Cari amici, questo è il diciassettesimo Natale che passo fra le mura di un carcere. Provo a ripensare a tutti questi anni, ai miei stati d’animo vissuti soprattutto in questo periodo, e mi accorgo che c’è sempre stata una costante formata da diverse sensazioni: il dolore, la tristezza, il rimorso, che mi portavano ad un desiderio profondo di voler “scavalcare” questo periodo. Il senso di solitudine è sempre stato presente, derivato probabilmente da quel senso di non appartenenza a Qualcosa o a Qualcuno.
Poi le cose hanno cominciato a cambiare, ho cominciato a sentire sempre più la presenza del Signore e questo mi ha fatto prendere coscienza in modo molto più profondo del senso della mia vita.
Il Santo Natale ha così cominciato ad essere tempo di gioia, per quel Cristo che è nato per noi. Mi viene da dire che è possibile vedere la nascita di Gesù anche nelle tante esperienze di tutti i giorni. In chi affronta il dolore come un dono da fare a Colui che ci ha voluto. In una madre che ha perso il figlio e confida al Signore tutta la sua disperazione, ricevendo in cambio il senso di quella perdita. Oppure, in chi cade o si perde ma trova la forza e il coraggio di rialzarsi.
Il tempo di Avvento ci sollecita a prepararci alla nascita di Gesù. Ecco, io auguro innanzitutto a me stesso e a tutti voi, che ogni giorno della nostra vita possa essere sempre contraddistinto da questo spirito di bontà e festosità.
Alberto