Sotto i portici di Piazza Maggiore a Bologna.

BOLOGNA Quel bambino l'avrei visto. Ma l'avrei guardato?

Devid aveva venti giorni. Morto di polmonite dopo due settimane al freddo. Assurdo. E non bastano indagini e spiegazioni. Serve qualcosa che risponda al cuore
Paolo Perego

Non me ne sarei accorto neppure io. Passando per Piazza Maggiore a Bologna, alla Vigilia di Natale, sotto le luminarie. Alla ricerca degli ultimi regali. I pensieri alle Feste, agli appuntamenti, alle cene coi parenti. «Che facciamo poi? Andiamo via?», avrei detto a mia moglie pensando ai tanto agognati giorni di ferie.
Quei tre bambini. I due gemellini e la sorellina di un anno e mezzo. Al freddo sotto i portici. Forse li avrei scansati, magari tirando per la mano mia figlia. Per chiuderle gli occhi davanti a qualcosa di stonato col periodo. Un pensiero, magari. «Povera gente»... Due secondi, tre. Che dire di più?
Così ieri sera, e stanotte, l’immagine di quel bambino, Devid, 23 giorni, non dà pace. Disteso sul bancone della farmacia, a un passo dalla morte che sarebbe arrivata poche ore dopo. Per il freddo, sembra. Broncopolmonite. È assurdo. Non ne vieni a capo. Non ci sono parole. E non servono a nulla tutte le spiegazioni. Disservizi, genitori incoscienti, problematici. «Hanno rifiutato gli aiuti». Non basta.
Perché forse neppure io li avrei visti. Anzi, guardati. Nessuno li ha guardati. Visti sì, girare per il centro di Bologna. Ma guardati... Guardare implica un interesse. Il passaggio dal vedere al guardare è la scoperta di qualcosa di interessante per sé. In una persona, in un panorama, in tutte le cose. Nella realtà. «Cosa è interessante? Cosa desidero?». Non in generale, ma camminando per la strada, andando al lavoro, passeggiando per il centro di Bologna.
«Diciamo una preghiera a Gesù per un bimbo che è andato in cielo», dici a tua figlia mentre l’accompagni all’asilo in macchina. Perché il cuore di quel bimbo era fatto proprio come il tuo. Fatto per la stessa cosa di cui tu hai bisogno: essere compiuto in tutto il tuo desiderio. Per questo preghi Chi questo desiderio ha iniziato a compierlo. È questo che cambia tutto. Che cambia te. Inizi a guardare davvero. E ti accorgi che la mamma di un bambino dell’asilo, è egiziana copta. In quattro mesi l’avevi solo vista. Ora la guardi, mentre con gli occhi lucidi ti dice: «L’attentato di Alessandria? È quello che ci è dato da vivere. Da vivere». Vedere e guardare. E ciò che ti permette di guardare. Si gioca tutto qui. Tra cuore e desiderio. A casa, con la moglie e figli, al lavoro, all’asilo. O sotto i portici di Piazza Maggiore.