Le manifestazioni in Libia.

PARSI «Gheddafi trascina l'Italia (e l'Europa) nel baratro»

Il politologo, in un articolo sul Sussidiario.net, spiega perché la rivoluzione in Libia è la più pericolosa tra quelle del Maghreb. Islam radicale, al Qaeda e immigrazione: ecco i rischi per l'Europa
Vittorio Emanuele Parsi

E così siamo arrivati allo showdown in quello che fino a poche settimane fa sembrava il meno esposto a rischi di rivolta popolare tra gli Stati della regione. Comunque vadano le cose, il regime di Gheddafi è sostanzialmente finito in queste ore, mentre la protesta si estende alla Tripolitania e contagia l’esercito e la stessa nomenclatura del regime.
Il tentativo di riposizionare i moti di Bengasi come un’insurrezione separatista non è riuscito e ormai il Paese è a un passo dalla guerra civile, se non c’è già entrato. La possibilità che le Forze Armate tentino di dare la spallata al regime del colonnello è tutt’altro che infondata, per quanto esse siano state duramente “purgate” per analoghi tentativi passati. Persino l’Europa ha capito che ogni ulteriore silenzio di fronte a una simile mattanza non era più possibile e che occorreva reagire con una ferma condanna di fronte a un tiranno che addirittura ordina alla sua Aeronautica di bombardare i propri cittadini.
Proprio per la sua fine repentina e violenta, proprio per la natura del regime politico di Gheddafi, tutto ci si potrà attendere in Libia tranne che una transizione ordinata ed è altamente improbabile che la fine del regime del colonnello possa condurre a qualcosa di anche solo vagamente simile a un processo di democratizzazione. Le condizioni in cui Gheddafi ha mantenuto per oltre quarant’anni il suo popolo, blandendolo con le prebende della rendita petrolifera e nutrendolo di un nazionalismo xenofobo tinteggiato di socialismo islamico, sono di sicuro le peggiori per lo sviluppo di una cultura politica minimamente consapevole...

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