6 aprile 2009, un terremoto distrugge L'Aquila.

«Chi può ricostruire il mio io?»

Due anni fa il terremoto ha distrutto la città abruzzese. Oggi a tema c'è la ricostruzione, l'economia da rimettere in moto. «Ma il terremoto ha colpito il mio cuore. Che cosa può far ripartire la vita?» (da "Avvenire", 6 aprile)
Grazia Cotroni*

A due anni dal terremoto mi guardo e scopro il mio "io" nuovo.
Quella notte il sisma visitò anche la mia famiglia. Maria, una bimba di 11 mesi, aveva mal di denti e contravvenendo alle mie abitudini decisi di portarla nel "lettone" accanto a me e a mio marito. Quando arrivarono le scosse, un pezzo di soffitto cadde sul cuscino del letto nel quale avrebbe dovuto dormire, e capii che la Provvidenza aveva salvato mia figlia. Il terremoto ha spalancato il mio cuore con tutte le domande di senso, di cosa davvero conta e davvero dura, cosa può rendere felice me, mio marito e i miei figli. Insomma, il primo terremoto che ho ricevuto è stato nel cuore.
Di questo, in mezzo al gran parlare di ricostruzione e dei problemi gravi con cui ci dobbiamo misurare, poco invece si parla. Cosa può far ripartire la vita? Solo un rapporto che ti può aiutare a riscoprire il senso delle cose e che rende bella l'esistenza. È solo un amore che ha reso possibile a me ricominciare a vivere con più gusto di prima. Infatti cosa gli aquilani non dimenticheranno mai? Le persone, i rapporti nati con i volontari, con i vigili del fuoco... Prima i vicini di casa neanche li conoscevamo! A due anni dal sisma sono diventati nostri amici. E vai al tuo bar, in cui incontri chi ti serviva sempre il caffè, capisci tutti i sacrifici che fa, stretto in una casetta di legno, e dici: che grande persona! È lieto perché può comunque lavorare! Le domande di senso riaffiorano continuamente e quel silenzio nato dopo il terremoto diventa ascolto di Chi potrà rispondere. E poi senti il tg che dice del Giappone. Prima una notizia così magari non mi avrebbe impressionata così tanto. Ora invece incrociando gli sguardi di quella gente, capisco che sono come loro. Che neanche tutta la supertecnologia può rispondere alla nostra domanda di ricostruzione, e che la risposta non può essere lì. E continui a cercare ogni giorno un luogo, un rapporto, qualcosa che risponda.
Ecco come il mio io è cambiato in due anni e come vedo la mia vita più vera! Il mio desiderio è infinito e solo un Infinito può rispondermi. Un Infinito di carne che posso incontrare nelle persone, nella materia che insegno, nelle gemme sugli alberi, ora che è primavera. Perché come Dio non ha abbandonato gli alberi nell'inverno, così non ha mai abbandonato me, e questo lo vedo nella gemma di primavera sull'albero e nel mio io nuovo di fronte alle circostanze.
(Da Avvenire, 6 aprile 2011).

*insegnante dell'Aquila