La festa di Humala.

«Per non vivere da spettatori»

Mentre il nuovo presidente, Ollanta Humala, si prepara ad assumere il potere, la comunità di Cl peruviana ha pubblicato un volantino su «che cosa ha da dire la fede cristiana in questa circostanza». Il racconto di com'è nato e il testo integrale

Per più di un anno, ci siamo incontrati con un gruppo di amici per un lavoro sulla politica, cioè su "come vivere la politica", che ci ha portato in modo naturale ai temi della sussidiarietà e del bene comune. In questo cammino ci siamo aiutati a dare insieme un giudizio su quello che succede nel nostro Paese, e su come le decisioni dei politici influiscono sulla nostra vita.
Sfidati da questo lavoro, abbiamo partecipato alle elezioni dei sindaci e dei presidenti regionali, nel novembre scorso, e di recente alle elezioni presidenziali. Soprattutto queste ultime le abbiamo vissute in modo più drammatico, perché nel dibattito pubblico sono emersi temi che ci riguardano tutti, perché feriscono la dignità della persona ed i suoi diritti fondamentali, come il diritto alla vita, alla libertà, e che inoltre riguardano in modo grave la famiglia e la Chiesa.
D’altra parte, soprattutto dopo aver visto i risultati ufficiali delle elezioni presidenziali, e vista la distribuzione del voto in Perù, risulta evidente che nella maggior parte delle regioni del Paese la cittadinanza chiede cambiamenti, e cambiamenti drastici, in primo luogo come risposta alla povertà, all’esclusione sociale, alla mancanza di opportunità. Però, in questa che è una protesta giusta, si nasconde il rischio di porre la speranza in utopie che possano offrire un “futuro migliore”, correndo così il pericolo di promuovere uno Stato che annulli la capacità di costruzione della società e - cosa ancora peggiore - che annulli la persona, che annulli la sua capacità di costruire il proprio sviluppo.
Davanti a questa situazione, come cristiani, vogliamo vivere la nostra responsabilità davanti ai desideri di giustizia, di felicità propri dell’uomo. Ancor più, avendo verificato quello che abbiamo incontrato, non possiamo mantenerci come spettatori: dopo le elezioni sentiamo la necessità di continuare a vivere e a lavorare.
Modesta, Lima