Anna Lisa, il giorno del matrimonio con Andrea.

«Io sono di più»

Una blogger che scriveva sul sito della Stampa. Malata di cancro dal 2008, è morta qualche giorno fa. Avremmo voluto incontrarla: per la sua indomabile vitalità, la sua grande domanda. Un grido, che sarebbe assurdo se non avesse risposta
Pietro Alfieri

Ci aveva colpito. Al punto che l’avevamo cercata per farci raccontare la sua storia, per capire da dove veniva fuori quella voglia di vivere così indomabile. Non è stato possibile. La malattia che dal 2008 tormentava Anna Lisa Russo, 33 anni, blogger toscana capace di raccontarsi a cuore aperto sul sito de La Stampa e in un blog con un titolo che sembra dire tutto e invece si ferma solo alla superficie («Ho il cancro»), se l’è portata via. Lasciando qui, in rete, le foto del matrimonio (il 15 agosto, «festa della Madonna», abito bianco, torta a tre piani e un’aria di festa che non dice nulla della morte incombente) e i messaggi sui momenti in cui «non riesco a fare niente perché o dormo, o piango, o ho dolore». Le poesie di Pessoa, che amava («Valeva la pena? Tutto vale la pena, se l’anima è grande»), e i versi di Shakespeare, che viveva («Quando nel dolore si hanno compagni che lo condividono, l’animo può superare molte sofferenze»). Il «bisogno di silenzio» e la «voglia di uscire di qui, di fare la luna di miele, di fare shopping: di libertà».
Entri, leggi. C’è molto sentimento, certo. E ti senti dentro un po’ di resistenza davanti a quell’idea di raccontarsi «in diretta», di esporsi così: abituati come siamo a restare in superficie, sembra quasi impossibile che ci possa essere qualcosa oltre il protagonismo da tv.
Invece c’è. E te ne accorgi mentre ti prende un nodo alla gola a scorrere le ultime righe della sua autopresentazione: «Se la “bestiaccia” è così vivace… beh, io lo sono di più!». Parole che hai già trovato altrove, in circostanze simili. Parole che dicono in molti, per farsi coraggio. Poi arriva la morte, pensi, e se ne scopre il vuoto: non basta la vivacità, l’impeto, il desiderio, per vivere. La realtà presenta il conto. Lo pensi anche adesso, prima di fermarti di colpo e accorgerti di altro.
La verità è che ha ragione Anna Lisa. La sua vita è di più del male che l’ha presa. Lei è infinitamente di più della morte. Lo grida la sua vita, ma lo urla la sua stessa morte.
Ma bisogna arrivare fino lì, fino al fondo di quel «lo sono di più». Alla sua radice. Al fiotto da cui sgorga lei, e noi, e il nostro desiderio insopprimibile di felicità. Al Mistero. Non vago e generico: ma presente. Qui e ora. Perché la malattia, il dolore, la morte, sono qui e ora.
Non sappiamo molto della fede di Anna Lisa. Giusto gli accenni che ha fatto online. Non abbiamo fatto in tempo ad approfondirli con lei. Ma sappiamo che senza Cristo risorto sarebbe impossibile, ora, pensare a lei e al suo blog senza scappare. Perché sarebbe tutto uguale, indistinto, inutile. Quel grido non avrebbe risposta, sarebbe assurdo. Quel desiderio sarebbe come nulla.
Invece c’è. Per sempre. Come lei. E come il Mistero che ci fa compagnia.