Continuano le rivolte pacifiche in Siria.

Assad, il Papa e la scelta dei cristiani

Camille Eid, cristiano libanese e giornalista di Avvenire, spiega in un'intervista al sussidiario.net come il regime di Assad non può durare e perché i vescovi siriani devono cambiare strategia
Pietro Vernizzi

«Io, cristiano libanese, vi spiego perché la Chiesa siriana non deve avere paura di scaricare il presidente Assad, seguendo l’esempio di Papa Benedetto XVI e del Vaticano». Camille Eid, giornalista di Avvenire e docente di Lingua araba in Università Cattolica, contattato da ilsussidiario.net commenta così l’intervista a Bashar Assad pubblicata ieri dal Sunday Telegraph. Per l’esperto, «i vescovi siriani temono l’ascesa al potere dei sunniti, ma la loro non è una scelta lungimirante. La caduta di Assad presto o tardi è inevitabile. Appoggiarlo rischia solo di creare dei rancori nei confronti dei cristiani, il cui compito dovrebbe essere invece di costituire un elemento di coesione all’interno della società».

Assad ha dichiarato che un’azione dell’Occidente contro la Siria creerebbe un nuovo Afghanistan. Sarebbe davvero così?

Non è una coincidenza che Assad abbia parlato di Afghanistan: dopo la strage dei soldati americani avvenuta sabato a Kabul, queste parole rappresentano una vera e propria minaccia. È lo stesso atteggiamento tenuto da Gheddafi o prima ancora da Saddam Hussein. Assad dimentica però che l’Occidente non ha mai detto di voler intervenire militarmente. Inoltre, il dittatore finge di non sapere che la stessa Lega araba ha chiesto al regime siriano di cessare le violenze. Assad del resto prima ha approvato una riforma per garantire il diritto di manifestare liberamente, e poi manda l’esercito a reprimere chi scende in piazza. Tanto che dall’inizio della rivolta le vittime civili hanno raggiunto un numero spropositato, e tra loro ci sono circa 200 bambini.

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