Altro che Borse, il vero problema è il 2012

I titoli dei mercati finanziari italiani continuano a scendere. «Un vero cataclisma», commenta Luigi Campiglio, docente di Politica economica alla Cattolica di Milano, e aggiunge: «Si rischia che il peggio debba ancora venire»
Lorenzo Torrisi

I numeri della giornata vissuta ieri sui mercati finanziari appaiono come l’ennesimo bollettino di guerra dopo un lunedì già nero per l’Italia. La Borsa di Milano ha lasciato sul terreno il 6,8% con le banche che hanno fatto segnare picchi clamorosi (Intesa Sanpaolo -15,8%, Unicredit -12,44%) e lo spread Btp-Bund che ha raggiunto un nuovo record sopra quota 450 punti base (con il rendimento dei titoli di stato decennali italiani che ha superato il 6,3%). «Un vero cataclisma - è il commento di Luigi Campiglio, Docente di Politica economica alla Cattolica di Milano -, ma il vero problema dell’Italia, che i mercati stanno già anticipando, ci sarà l’anno prossimo».

Di che cosa si tratta?

Nel 2012 andrà in scadenza, e andrà rinnovata, una tranche enorme di titoli di stato, pari a circa 300 miliardi di euro. Il livello elevato dello spread fa già sì che il rinnovo del debito pubblico stia avvenendo a tassi elevati, tuttavia sopportabili perché si tratta di importi limitati. Se l’anno prossimo ci saranno scadenze più brevi e a tassi più elevati, allora la botta sul bilancio pubblico arriverà come una valanga. Noi adesso paghiamo il 4% del Pil in interessi passivi sul debito. Anche un solo punto percentuale in più vorrebbe dire 20 miliardi da far saltar fuori da qualche parte.

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