Genova, alcuni ragazzi che hanno ripulito la città.

«Faceva male vedere la nostra città ferita»

Il Presidente della Repubblica incontra al Quirinale alcuni dei ragazzi che hanno aiutato a ripulire Genova dopo l'alluvione: «Ci siamo mossi per affermare che c'è una speranza per tutti». Ecco la lettera che hanno scritto a IlSussidiario.net

Lunedì 21, Quirinale, cerimonia per la consegna della Medaglia d’Oro al Valore Civile a Sandro Usai. Il Presidente Napolitano decide di chiamare i ragazzi che sarebbero intervenuti alla Giornata dell’albero, fino a due giorni prima sospesa per i gravi fatti legati ai paesi e alle città alluvionati, per dedicarla alle vittime di Liguria e Toscana, la festa si trasforma in una giornata della Memoria. Siamo cinque genovesi (un insegnante di Liceo con due alunni e due studenti universitari), convocati dal Ministero dell’Istruzione, perché qualcuno ha letto la lettera di Paola e l’intervista di Simone pubblicati su IlSussidiario.net e ci ha chiesto di rappresentare gli “angeli del fango” perché il Presidente vuole ringraziarci. «Non siamo angeli» dice Marta ai microfoni di Rai3, «ma ragazzi che guardando le immagini di ciò che stava accadendo ci siamo mossi per aiutare chi aveva bisogno, perché faceva male vedere la nostra città ferita da acqua e fango e per poter affermare che c’è una speranza per tutti».
La cerimonia inizia, Alessio e Giovanna, responsabili del Ministero la sera prima ci hanno accolti come fossimo amici da tempo; si susseguono momenti di grande commozione: la consegna della medaglia alla Signora Usai, il racconto di Noemi, una delle bimbe della scuola media di Monterosso devastata dal fango e ancora chiusa; il premio di centomila euro che le scuole vincitrici del concorso del Green Cross hanno voluto consegnare alla preside della scuola media di Monterosso per poter iniziare la ricostruzione. Questi momenti sono intercalati dagli interventi del Presidente Napolitano in risposta alle domande dei ragazzi presenti: la speranza del nostro paese nasce dalla scuola perché è a scuola che si educano i bambini e poi i ragazzi. E ai ragazzi più grandi dice: «Da soli non si fa nulla. Organizzatevi - se mi permettete - non soltanto per protestare contro quello che non va nella scuola, contro quello che non va nell'Università, a mano a mano che ci arrivate. Organizzatevi per fare delle proposte, per sollecitare delle scelte, per indicare delle necessità che sono vitali per lo sviluppo del paese».

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