Massimo Cacciari.

Le famiglie, i nuovi monaci d'Europa

L'attualità dell’enciclica "Familiaris consortio" di Giovanni Paolo II nell'incontro "Famiglia. Inizio e opera per la società". Al tavolo dei relatori Eugenia Scabini, Massimo Cacciari e Gian Carlo Blangiardo
Francesca Mortaro

«Famiglia diventa ciò che sei». L’esortazione di Giovanni Paolo II, contenuta nell’enciclica Familiaris consortio, valeva trent’anni fa come oggi. Il Centro Culturale di Milano, in occasione del trentesimo anniversario dell’enciclica e, in prospettiva della VII Giornata Mondiale delle Famiglie - a maggio 2012 -, ha voluto riproporre quel tema così caro al Santo Padre. «Rileggendo il testo», spiega Eugenia Scabini, Preside della Facoltà di Psicologia alla Cattolica di Milano, «mi ha colpito che il Papa metta al centro della famiglia il rapporto tra l’uomo e la donna inteso come realizzazione di sé». Un rapporto che non si può saltare, o almeno così dovrebbe essere. «Spesso accade che i due coniugi si concentrino solo sul figlio facendolo diventare lo scopo del loro stare insieme. Il figlio, infatti, è più simile al genitore, ne è il prolungamento. Più difficile è il rapporto con il partner». La diversità diventa un muro insormontabile, qualcosa da nascondere e tacere. «È proprio attraverso la diversità dell’altro», continua la Scabini, «che io posso conoscere me stesso e il mio bisogno di essere amato». Ecco il cuore della questione. «Io riconosco che dipendo da altro, da qualcosa che è fuori da me, ma che mi fa diventare più uomo o più donna». È dentro questa dimensione di rispetto dell’altro e dono di sé che «la famiglia è una scuola di socialità, un punto in cui l’uomo e la donna si realizzano e possono accogliere, amare ed educare i figli. Non è sempre stato così nel corso della storia. «Per i greci», racconta Massimo Cacciari, Ordinario di Estetica dell’Università Vita-Salute San Raffaele, «l’amicizia era più importante del rapporto familiare. Con un amico si poteva discutere, divertirsi: era un rapporto tra uguali. Con la donna no». L’ex sindaco di Venezia continua spiegando che «la relazione tra uomo e donna ha una funzione essenziale per l’umanità: la riproduzione. Questo legame ad un certo punto è stato riconosciuto giuridicamente». Ma l’affetto non era un fattore determinante: che due persone si amassero non era oggetto di nessuna norma, che mettessero alla luce un altro essere umano sì. «È straordinario», prosegue Cacciari, «vedere come sono cambiate le cose con l’avvento del Cristianesimo: ha unito il riconoscimento giuridico all’amore reciproco». Ma cosa mette in crisi la famiglia oggi? «L’idea che sia solo un fatto privato, del singolo», risponde Cacciari, «ormai tutti gli ambiti sono percepiti come qualcosa di privato. Siamo nell’era della privatizzazione del diritto in generale. Ma la famiglia è un bene per e di tutti. Qualcosa che incide nella società». Lo dice la storia. «La protagonista dei grandi cambiamenti demografici a cui abbiamo assistito nel corso dei secoli è la famiglia», afferma il professor Gian Carlo Blangiardo, Direttore del Dipartimento di Statistica all’Università Milano-Bicocca. «Oggi il problema è che non c’è più ricambio generazionale. I dati parlano chiaro. Si rinuncia ad avere figli e questo fa sì che ci siano più anziani che giovani. E il Paese non si evolve». Lo studio statistico del professore non si ferma all’elenco delle cause che hanno portato a questa situazione, ma si arrischia a dare un’ipotesi risolutiva: «Una politica che metta al centro la famiglia». E per far questo serve l’impegno di tutti. Un impegno costante e fedele. Perché la famiglia deve riappropriarsi di un ruolo grande: «quello di cambiare la società», conclude Paola Soave del Sindacato delle Famiglie. «Lo ha detto Giovanni Paolo II: nel Medioevo i monaci hanno costruito l’Europa. Ora quell’Europa deve essere salvata dalle famiglie».