Non bastano baci ed esorcismi

A distanza di un giorno, la stessa tragedia davanti a due scuole. Un commento sul "Corriere" e le paure di una madre. Ma il problema sono l'insicurezza della città, le raccomandazioni o la nostra disattenzione? «Fatti così ci risbattono in faccia altro»
Paola Ronconi

Fuori dall’asilo, un papà sul suo suv non vede un bimbo di cinque anni e facendo manovra lo uccide di fronte alla madre. Il giorno prima, una donna travolge con l’auto il figlio di dieci anni. Si era incastrata la cinghia dello zaino nella portiera. No, cambia canale. Gira pagina. È troppo. Ma quelle notizie rimbalzano nella testa.
Soprattutto se abiti in una grande città. La paura che possa accadere una cosa simile ai figli ti viene ancor prima che nascano (patologia? Realismo?). E quando accade a qualcun altro, ritorna quella convinzione: «Vedi? Questa non è una città da bambini, da famiglie. Se abitassi in una città più piccola, a misura d’uomo...». Se... Se... Poi, per tenere a bada l’ansia quotidiana, esorcizzi: «No, a me non sarebbe successo: io, i miei figli, li ho sempre sott’occhio. Al parco, in strada, in casa. Fuori dall’asilo». E ci sono anche le precauzioni: «Vieto a mio marito di accompagnarli in bici. Attraverso solo dove c’è un semaforo. Guardo anche col verde».
Ma il fantasma è sempre lì, nella penombra del pensiero. Se accadesse a me?
Sono gli stessi pensieri espressi sul Corriere della Sera di oggi da una lettera di Carlotta Jesi, giornalista e fondatrice di radiomamma.it: «Per proteggerli, ogni mattina, mi scopro a recitare un identico peana di guerra, fermati allo stop, occhio al passo carraio. Fa ridere, a pensarci». Però scommette che anche le altre mamme li usano. E fin qui, tutto bene. Poi continua: «Hai alternative, a Milano?». Vedi, lo dice anche lei, è la metropoli il problema. Ma allora perché quella sua frase mi irrita tanto? Solo perché la sento come una condanna, una strada senza uscita per me, milanese d’adozione? La Jesi ha una proposta: «Rendiamo l’educazione stradale materia obbligatoria. Per grandi e per bambini».
Una buona idea, se non fosse che i conti non tornano. E non solo perché leggi sul giornale che quel bambino è morto a Borghetto Lodigiano, 4.500 abitanti, molte cascine, campi coltivati. Allora possiamo anche inventarci tanti stratagemmi per convincerci: chiudere le strade attorno alle scuole, vietare i suv che non ti fanno vedere chi è più basso di un metro e un tot… Ma bastano?
Il problema è che fatti così ci risbattono in faccia ben altro: che la vita non è nostra, che i nostri figli non sono nostri. E questo non è un fantasma, anche se è così difficile guardarlo.
Al mattino, insieme agli esorcismi, ai peana di guerra, e ai baci, non possiamo farli uscire di casa senza affidarli a Chi, solo, può salvarli da genitori disattenti, da suv incoscienti, da città per adulti. Da tutto. Dalla morte.