Klimt, "L'abbraccio".

«Volete fare una cosa buona per Dio?»

Un convegno sulla famiglia a Milano, in preparazione del VII incontro mondiale con il Papa. A parlare è padre Przemyslaw Kwiatkowski, docente presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II: «L'amore passa dal corpo perché Dio stesso vi è passato»
Francesca Mortaro

«Il rapporto tra un uomo e una donna è una via alla santità. La particolarità del matrimonio è che, a differenza di tutti gli altri sacramenti, si può ricevere solo in due. Questo è il bello». In una domenica soleggiata, nella chiesetta di San Cristoforo sulla riva del Naviglio, padre Przemyslaw Kwiatkowski parla ad una platea numerosa. Sguardo sorridente e furbo, una faccia di quelle che ti diventano subito famigliari e amiche. È polacco e a Roma è teologo e docente presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per gli studi sul matrimonio e sulla famiglia. Al centro del convegno, organizzato in preparazione del VII incontro mondiale delle famiglie, che si terrà a Milano dal 30 maggio al 3 giugno, il tema: «Famiglia intima comunità di vita e di amore: una buona notizia per il mondo».

Padre Kwiatkowski spiega, attraverso foto e lettere, che «Giovanni Paolo II ha scritto molto sulla famiglia, sulla sessualità, sul rapporto uomo-donna. Forse è stato il papa che più ha scritto su queste tematiche». E non per far rispettare le regole o per un moralismo. «Le sue riflessioni sono nate tutte dal rapporto con gli amici, con le coppie che andavano da lui a cercare conforto e aiuto sui problemi della convivenza. Infatti, Amore e responsabilità, lo ha scritto grazie ad una conversazione avuta in treno con una coppia che tornava dal ritiro in preparazione al matrimonio». Da questa trama di rapporti e dall’esperienza di figlio, di fratello e di amico, fatta nella sua vita, Giovanni Paolo II arriva alla “Teologia del corpo”. «L’amore che noi sperimentiamo ogni giorno, passa attraverso il corpo, perché Dio è entrato nel corpo», spiega padre Kwiatkowski, «Nella differenza sessuale, dentro l’atto coniugale si percepisce che c’è qualcosa che va oltre quell’uomo e quella donna: c’è il segno di Dio». Ma che cos’è la legge del corpo? «È volersi bene dentro tutto. Noi siamo sempre corpo nelle azioni quotidiane, negli sbalzi d'umore, nelle carezze, nel rapporto con i figli». Nel matrimonio il disegno divino si attualizza nell’amore umano: «È il sacramento del corpo in cui si capisce che noi siamo stati creati come dono l’uno all’altra. Questo tipo di amore è sempre fecondo, genera, apre alla vita. È il segno che Dio vuole fare qualcosa di buono con noi e in mezzo a noi».

Si prosegue sul tema della fecondità. Le associazioni che hanno dato l’avvio a questo incontro, La bottega dell’orefice e la Fondazione C.A.Me.N. ONLUS, si occupano di metodi di regolazione naturale della fertilità. Questi Metodi si basano sulla conoscenza dei processi biologici per cui una gravidanza può essere ricercata o evitata, grazie all’osservazione dei segni e dei sintomi della fase fertile del ciclo della donna, senza l’uso di contraccettivi artificiali. «Sono una possibilità per capire qualcosa in più di se stessi», sottolinea la dottoressa Maria Boerci, ginecologa, «Un modo con cui la donna prende in mano se stessa per capire e scoprire la sessualità assieme al marito. Aspettare, astenersi, conoscere il proprio corpo è un rispetto di sé che travalica l’atto in quanto tale. Io utilizzo quello strumento, non ne sono schiavo. Così il bene non sta nello strumento, ma nella persona consapevole e responsabile».
Il professor Franco Marabelli, docente presso l’Università degli Studi di Pavia racconta la sua storia. Cristina, sua moglie, è morta la scorsa estate e lo ha lasciato con quattro figli. «Lei mi ha fatto conoscere questa realtà, era un’insegnante di metodi naturali. Non avrei mai pensato di fare un’esperienza del genere. Mi sono affidato totalmente a lei. Ho imparato a rispettarla e ho capito meglio cosa sono io e cos’è l’amore. Con i metodi si introduce un oggettivo esterno, c’è una bellezza che è indipendente da te nello stare con la persona che ami. È un’altra vita». Cosa c’entra con l’esperienza di castità che si può vivere nel matrimonio? «La castità è il richiamo al fatto che tra una donna e un uomo c’è di mezzo qualcosa d'altro. Quel distacco che uno si trova a vivere fa maturare ancora di più il desiderio. Così niente è scontato. Si va oltre la distrazione e la banalità».

«In tutto ciò che è umano si può scoprire Dio. L’atto coniugale è un grido, come quello di Dio quando ha creato l’uomo e la donna e ha detto che era una cosa molto buona», aggiunge padre Kwiatkowski, «Volete fare una cosa buona per Dio? Fate bene l'amore. È questo quello che chiede nel matrimonio. La verità di Dio è nelle cose più banali, quando ti accarezzo, quando devo stare a distanza: io comunico Dio. La dimensione fisica della sessualità coinvolge tutta la persona. Questa comunione si apre a una comunione più grande, che unisce e genera insieme». E conclude: «In quell’unione c’è lo Spirito Santo e non si può vivere quell’esperienza senza di Lui. La vita carnale e spirituale non è dettata da un buon proposito, ma dall’accoglienza dello Spirito. Così tutta la vita diventa grande».