Don Giacomo Tantardini.

«Senza di te, Signore, non siamo nulla»

Ieri pomeriggio a Roma, nella Basilica di San Lorenzo, i funerali del sacerdote morto giovedì 19 aprile. Davanti a una folla di amici della prima ora, ragazzi, persone note e meno note. Per dare l'ultimo saluto a un padre
Alessandro Banfi

«Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio». Il Libro della Sapienza risuona fra le antiche mura della Basilica di San Lorenzo a Roma. Mura colme di gente, fiori, commozione. Fede e lacrime. È l’estremo saluto a don Giacomo Tantardini, e innanzitutto è la liturgia, prima ancora delle facce dei suoi ragazzi che proclamano le letture, a rendergli omaggio. Una messa delle sue, col libretto stampato, in copertina riprodotto un affresco trecentesco di Subiaco, con i canti in latino oppure della tradizione.
E un distico che è lo stesso della immaginetta consegnata alla fine della cerimonia, una frase di sant’Ambrogio: «Vieni, dunque, Signore Gesù… Vieni a me, cercami, trovami, prendimi in braccio, portami». Sembra ancora di vederlo don Giacomo passeggiare fuori o dentro questa Basilica, ripetendo con convinzione, ma anche solo mentalmente o con un sussurro, questa giaculatoria, l’invocazione: vieni Gesù… quando camminava così, nessuno lo avvicinava, in segno di rispetto, di grande attenzione alla sua persona, di stima verso la sua devozione. Evidente e potente, umile e radiosa.
Lui adesso è lì, nella bara, al centro della navata, e rimarrà qui vicino, nella chiesa accanto alla Basilica, dove i frati cappuccini gli hanno dato ospitalità per la sepoltura. Anche la seconda lettura, Lettera di San Paolo ai Romani, sembra scelta da don Giacomo: «Nessuno di noi vive per se stesso. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore».
Nelle cronache dei funerali (come dei matrimoni) si descrive sempre chi era presente. I viventi accorsi raccontano infatti, più di ogni altra cosa, la storia del defunto che salutano l’ultima volta. E per queste esequie di Tantardini ci sono tantissime persone, note e meno note. Il celebrante è il decano del Sacro Collegio cardinalizio, il cardinale Angelo Sodano, e ci sono tre vescovi: monsignor Lorenzo Leuzzi, vescovo ausiliare a Roma e inviato del Vicario di Roma, il cardinale Vallini; monsignor Gino Reali, vescovo di Porto Santa Rufina e monsignor Vincenzo Orofino, vescovo di Tricarico. Dietro di loro a concelebrare più di ottanta preti fra cui spiccano Julián Carrón, presidente della Fraternità di Cl, e don Massimo Camisasca, superiore generale della Fraternità san Carlo Borromeo. Fra le tantissime persone in Basilica il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, il professor Enrico Garaci, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, il deputato Maurizio Lupi.
Sodano, nell’omelia, parla di «addio affettuoso, riconoscente» da parte «della gran folla venuta qui». È un sentimento di gratitudine quello che domina il discorso del Cardinale: «Sciogliamo un inno al Signore per il dono fatto alla Chiesa attraverso questo grande sacerdote». E poi cita il Vangelo di Luca (il medico di Antiochia amico di san Paolo) quando usa il termine greco parresìa. Don Giacomo sapeva dire la verità, con coraggio, franchezza, fortezza. «Senza superbia», dice il Cardinale decano: «Siate fieri della Verità«.
La messa va avanti con la lettura del Canone Romano e ad un certo punto si ricorda che don Giacomo ha «servito la Santa Chiesa». In un mondo dove tutti sono asserviti, e dove la volontà di asservimento del prossimo è feroce e continua, ha testimoniato con franchezza la sua irriducibilità di umile servitore della vigna del Signore. «Senza di Te, Signore, non siamo nulla», è forse la frase che più gli abbiamo sentito dire, in tanti anni.
Alla fine delle Esequie, tre messaggi. Quello del cardinale Vallini, letto dal vescovo suo inviato, che ha espresso la «vicinanza spirituale» agli amici cari di don Giacomo e ai figli spirituali in Comunione e Liberazione, rendendo omaggio al «maestro di vita». Quello di don Carrón: «Essere afferrato da Cristo come don Giacomo ci ha testimoniato… Seguendo don Giussani, ha trascinato molti di noi dietro Gesù Cristo». E quello di don Lorenzo Cappelletti che ha ringraziato il cardinal Sodano, la famiglia, i frati cappuccini e tutti quelli che a don Giacomo hanno voluto bene.