Claudio Risé.

«La misericordia, il dono di Cristo al mondo»

Claudio Risé, psicoterapeuta, giornalista e scrittore, commenta la lettera di Carrón apparsa su Repubblica lo scorso 1 maggio. «Il Kyrie Eleison è un gesto indispensabile. Senza vergogna, soprattutto di sé, e pietà verso l'altro, non c'è amore»
Claudio Risé

Don Julian Carrón, con la sua lettera a Repubblica, ha ripetuto, e quindi proposto a chi la leggeva, il gesto introduttivo alla meditazione cristiana e al Mistero della Messa: Signore pietà. Atto sorprendente in un’epoca e un costume in cui l’esibizione di forza e irreprensibilità (come di tutto ciò che cattura lo sguardo altrui: bellezza, sfrenatezza, successo), è esercizio e quasi dovere quotidiano, all’interno di quel culto dell’immagine ansiosamente praticato dai più (e, per quel che ho capito, presente anche tra le accuse mosse nella campagna politica contro il Presidente della Lombardia, Roberto Formigoni e Comunione e Liberazione).

Kyrie eleison è però anche gesto e espressione indispensabile, fondativa dell’esperienza cristiana, personale (per quanto misera, come la mia) e collettiva. La Passione, la caduta, l’umiliazione e la vergogna è passaggio non evitabile perché ci sia Resurrezione e Pasqua. Mi viene in mente l’urgenza della “pulizia dalla sporcizia” in cui si trovava la Chiesa che Joseph Ratzinger chiese di condividere con lui a chi lo seguiva nella via Crucis del suo primo venerdì santo da Papa.

Non c’è dinamica, né movimento spirituale (ma neppure cognitivo o psicologico), senza questa alternanza tra l’inorgoglirsi della conquista e lo svelamento della propria inconsistenza. Senza di essa ogni sviluppo si ferma; subentra invece l’arresto, la stasi, il gonfiarsi di potenza vanesia, portatrice di guai per tutti.

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