Un momento durante il pellegrinaggio.

«Riprendiamo la strada più certi di prima»

Domenica scorsa al pellegrinaggio verso il santuario di Aparecida hanno partecipato gruppi provenienti da tutto il Paese. «Dentro un cammino esistono la stanchezza e la distrazione, ma anche una meta che ci attende e ci aiuta in ogni passo»
Isabella Alberto

È l’alba di domenica. La luna piena illumina il cielo. A Guaratinguetá, sono riuniti in trecento per il pellegrinaggio al Santuario di Aparecida. La maggioranza è arrivata in pullman, da San Paolo e Rio de Janeiro. Ma c’è gente anche da Brasilia, Belo Horizonte, l’entroterra paulista e giù, fino ad Aracaju, nel Nordest.
L’inizio è segnato dal canto di Claudio Chieffo, È bella la strada. Bracco, responsabile nazionale di Cl, introduce il gesto con poche parole: «Quello che vedo nel mio cuore venendo qui, come domanda per me e per noi, è ciò che don Giussani desiderava per il suo amico Angelo Majo, come ha scritto in quella lettera del 1946: “Carissimo, ti auguro che Gesù si incarni in queste tue esperienza, con quella inesorabilità definitiva, con cui si incarnò nel seno di Maria Vergine. Perché la gioia più grande della vita dell’uomo è quella di sentire Gesù Cristo vivo e palpitante nelle carni del proprio pensiero e del proprio cuore. Il resto è veloce illusione e sterco”. Che il nostro gesto sia l’inizio di un cammino. Un cammino di sequela di don Giussani come Carrón ci sta aiutando a domandare e desiderare».

Tutti ascoltano in silenzio e il cuore vibra davanti a quelle parole, così vere, poi conclude: «Dentro un cammino esiste la distrazione, esistono la stanchezza, il canto e la preghiera. Ed esiste una meta che ci attende e che ci aiuta in ogni passo. Chiediamo a Nossa Senhora questa certezza di stare in cammino per il nostro destino, che è la dolce presenza di Cristo».
Per facilitare il cammino, ci si divide in quattro gruppi. La croce è davanti, illuminata dalle torce. Tutti seguiamo una luce. Dagli altoparlanti si sente il Rosario. Si prega per Papa Benedetto XVI, grati per la sua testimonianza, e per don Giussani, perché l’apertura del processo di canonizzazione ci aiuti a riscoprire la novità e la fecondità del carisma che gli è stato dato. E poi per l’incontro mondiale delle famiglie che si svolge a Milano e per gli Esercizi della Fraternità di Manaus.
Si cammina sul sentiero. Il servizio d’ordine veglia e sta attento a ogni dettaglio. Si meditano i Misteri, intercalati con inni mariani e il silenzio. Un silenzio che è pieno di una Presenza. E quando la fatica pesa, l’amico al tuo fianco è un punto fermo che ti aiuta a seguire la luce a mantenere sveglie la domanda e l’attenzione.

In mezzo alla foschia, ad ogni passo, la Basilica si fa sempre più vicina. Ci si ferma tutti in una grande piazza, nei pressi di Aperecida, per una pausa, un breve riposo. Poi, in un grande cerchio, ci si scambia l’abbraccio del Perdono, seguendo la tradizione della Chiesa. Si formano di nuovo i gruppi e tutti fanno un ultimo sforzo seguendo Bracco che porta la croce nel tratto finale. All’arrivo al Santuario tutti passano davanti alla piccola immagine di Aparecida. Sono le 5.30, è l’ora della messa. E, con grande sorpresa, la chiesa è già piena. Pellegrini da tutto il Brasile sono già arrivati per mostrare il loro sguardo a Maria e consegnare la vita nelle sue mani. Così ci uniamo al popolo di Dio per la festa della Santissima Trinità. Dopo la celebrazione, l’ultimo gesto prima di tornare a casa: si cantano Reina del la paz e Romaria. Poi, l’ultima preghiera guidata da don Julián de la Morena, i saluti ed è già ora di riprendere la strada. Più certi di prima, contenti per aver fatto un altro passo nel cammino.