Un momento di lavoro a Seriate.

«Ma voi come fate a trasmettere la fede?»

Un confronto diretto sull'esperienza che si vive a scuola e con i figli. Due giorni di convivenza e lavoro tra un gruppo di ortodossi arrivati dalla Russia e alcuni docenti e genitori cattolici. Per imparare ad educare «un soggetto cristiano»
Davide Ori

È stato un nuovo passo in una storia di amicizia già ricca, iniziata ormai due anni fa. Passata per il gemellaggio tra la scuola paritaria La Traccia di Bergamo e un liceo di Kemerovo, a sud-ovest della Siberia; poi per quello tra le Orsoline di Como ed il ginnasio della San Tichon di Mosca. E, da alcuni mesi, attraverso il legame nato tra gli studenti dell’Università Cattolica di Milano e quelli dell'Università ortodossa San Tichon. Fino all'ultima visita. Da Mosca e Kemerovo sono arrivati in una decina: insieme agli italiani erano più di trenta per una convivenza su “Le sfide dell’educazione”. Due giorni (il 28 e 29 giugno scorsi) nella sede di Russia Cristiana a Seriate. Professori e studenti, cattolici e ortodossi. Il tema era diretto: “Come educare un soggetto cristiano in famiglie e scuole cristiane? Come possiamo trasmettere la fede ai nostri figli? Nella nostra esperienza vediamo risultati positivi o negativi?”. Per cui in una serie di incontri sono stati messi a fuoco gli aspetti più scoperti: i rapporti in famiglia, tra i banchi, le discipline come strumento di trasmissione della fede, l’educazione sessuale, poi internet, il rapporto con la politica, lo sport, la vita delle famiglie numerose.

Per gli ospiti russi il tema educativo è più che mai bruciante, perché l’esperienza in famiglia e a scuola porta tutte le conseguenze di ottant’anni di regime comunista. È stato evidente, per esempio, nelle parole di padre Georgij Orechanov, vicerettore dell’Università San Tichon e padre di quattro bambini, o in quelle di padre Ivan Vorob’ev (vice-direttore per l’educazione del ginnasio ortodosso di Mosca) e Andrei Posternak (direttore dello stesso ginnasio), che hanno tenuto due interventi sul valore della famiglia e dell’educazione nella scuola ortodossa: «Hanno messo in luce una certa difficoltà», racconta Franco Nembrini, rettore de La Traccia: «Quella di scommettere sulla libertà. Per troppo tempo sono stati educati in modo prescrittivo. Anche per questo sono molto curiosi e vogliono conoscere la vita nelle nostre scuole, nelle nostre famiglie».
Ora la legislazione russa prevede la possibilità che la Chiesa ortodossa gestisca scuole private e un’ora di religione. Allora il dibattito si è concentrato su quali sono i criteri per formare gli insegnanti, quali per affrontare quell’ora di religione. Ma prima ancora: come educare i propri figli? Lo stesso padre Orechanov ha insistito molto sul rapporto con i figli e la relazione di Nembrini ha sviluppato il tema della convivenza in famiglia, oltre che tra insegnanti e allievi. Un tema approfondito, poi, da Stefano Alberto, docente di Teologia nell’Università Cattolica, nel rapporto tra educazione e libertà.

Nei vari dialoghi non è stato messo a tema “l’ecumenismo”, ma la comune sensibilità per l’educazione, il bisogno di conoscere i passi da fare attraverso un confronto di esperienze. E dentro ad un’amicizia. «Per me è nato tutto quando ho conosciuto padre Sergij», racconta Nembrini: «Era stato mandato in Italia dal suo Vescovo dopo l’apertura di una scuola ortodossa a Kemerovo, per cercare qualcuno che li potesse aiutare in quella avventura». Da lì, la storia è continuata fino ai due giorni di Seriate, dove il dialogo non si è limitato ai momenti di incontro, non si è mai fermato. Iniziava a colazione, continuava nei pranzi e nelle cene, durante gli intervalli. «Ciascuno ha dato ciò che ha e così siamo andati a fondo della fede in Cristo, che permette un incontro così straordinario», conclude Nembrini.
Nella serata finale si è esibito il coro del Clu della Cattolica, che era già stato ospite dell’università moscovita. Dalle laudi filippine alla polifonia di Palestrina e di Aichinger, passando per la tradizione popolare italiana: un omaggio agli amici venuti dalla Russia. Per i quali, come racconta Elena Mazzola, docente di Letteratura italiana alla San Tichon, la percezione è stata la stessa: «Abbiamo vissuto una nuova occasione per aiutarci, reciprocamente, a vedere il miracolo della Sua presenza».