Gabriele Toccafondi, deputato Pdl.

«Il nuovo ISEE: necessario, ma da migliorare»

Il governo propone nuovi parametri per inquadrare le famiglie, ma secondo il deputato Pdl Toccafondi restano alcuni dubbi: «Manca il quoziente familiare. In parlamento proporremo delle modifiche»
Paola Ronconi

“Servizi più equi e caccia ai furbi, svolta sugli aiuti alle famiglie”. Titola così oggi Repubblica. Tema: le modifiche del calcolo dell’Isee, l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente. Per fare una fotografia reale della ricchezza delle famiglie italiane entrano nuovi parametri: i redditi come la cedolare sugli affitti, i premi di produttività o l’indennità di accompagnamento; gli assegni al coniuge o le spese per i disabili; la prima casa con la rivalutazione Imu e i titoli di Stato, i conti correnti, o le partecipazioni societarie. Inoltre chi ha perso il lavoro potrà dichiarare le condizioni attuali e non quelle certificate, compresi ad esempio i dati sulla cassa integrazione. Sarà più difficile imbrogliare il fisco, ma, con questi nuovi redditi e detrazioni, forse anche accedere alle prestazioni sociali. L’onorevole Gabriele Toccafondi (Pdl) sostiene che «era urgente “aggiornare” i parametri, ma dai giornali mi sembra che siamo ancora lontani da quanto abbiamo chiesto a dicembre, dando la delega al Governo. Certo è positivo che siano comparse le spese per i disabili, per giunta distinguendo tra disabilità media, grave e non autosufficienza. Ma rimane il problema». Cioè? «Il solito esempio: se vivo in un villone da solo, avrò delle spese. Se a parità di reddito ci viviamo in cinque, ne avrò altre. Manca insomma il quoziente familiare». In realtà l’Isee considera la presenza di figli, ma secondo la “scala di equivalenza”, un coefficiente che tiene conto del numero dei componenti del nucleo familiare, la cui logica è “più persone si è sotto lo stesso tetto, minori sono le spese pro capite”. «Perciò attualmente il padre vale 1, la madre 0,57, il primo figlio “pesa” 0,47, il secondo 0,42, dal quarto in avanti 0,35». Come a dire: il libro di testo lo compro al primo figlio, gli altri usano lo stesso, e non ho quella spesa per loro. «Ma la realtà smentisce quotidianamente questa teoria. I cugini francesi l’hanno capito e da loro i primi due figli hanno come coefficiente 0,50, dal terzo in avanti 1. Se rivaluti la ricchezza di un nucleo familiare ma non consideri realisticamente le spese che più sono sotto gli occhi di tutti, cioè per i figli, è un inganno».
Il “nuovo” Isee deve ora andare in Parlamento. «Ora vediamo la bozza. Faremo le nostre valutazioni e se necessario proporremo delle modifiche». La partita non è ancora finita.