Monti insieme al ministro dell'Economia Grilli.

Ma perché a rimetterci sono sempre le famiglie?

Il Governo aveva annunciato un piccolo alleggerimento fiscale attraverso il taglio dell'Irpef. Ma la realtà, è ben diversa. E a pagarla sarà ancora chi ha più persone da mantenere. Come spiega un esperto
Emanuele Braga

L’impressione c’era da subito, dai primi annunci di settimana scorsa. Ma ora che ai lanci di agenzia si sono sostituiti i fatti - cioè commi e tabelle della Legge di stabilità - e le stime su come cambiano Irpef e Iva, l’impressione è diventata certezza. A rimetterci con il nuovo Fisco sono soprattutto (e di nuovo) le famiglie. Alla faccia del punto di Irpef in meno sulle prime due aliquote di reddito. «Chi guadagna meno di 28mila euro in teoria l'anno prossimo potrebbe risparmiare tra i 12 e i 23 euro al mese. Ma la stretta a detrazioni e deduzioni finisce per annullare il risparmio soprattutto per chi ha moglie e figli a carico», spiega Achille Vernizzi, docente di Statistica economica alla Facoltà di Scienze politiche a Milano ed esperto di misure di equità nella tassazione per la famiglia. La combinazione tra la franchigia di 250 euro e il tetto complessivo di 3mila euro alle detrazioni, per esempio, fa sì che chi ha più figli - e quindi potenzialmente più spese da dedurre - finisce per rimetterci. «Senza contare che i poveri veri, i cosiddetti incapienti che hanno un'Irpef lorda inferiore alla detrazione, non beneficiano neanche dello sgravio».
Aggiungeteci che l’Irpef azzannerà più a fondo anche una serie di voci come le pensioni di reversibilità, il Tfr, le polizze vita e altri capitoli importanti nel bilancio familiare, e il punto in più di Iva - che pesa soprattutto su chi deve spendere per mangiare, pagare le bollette, fare studiare i figli e via dicendo -, e il quadro è netto: le famiglie spenderanno almeno 120-180 euro in più all’anno, se va bene. Perché si è scelta questa strada? «C’è una pregiudiziale terribile da parte degli economisti nel riconoscere i carichi familiari. Ma il problema non è fare i familisti a priori: è che manca una vera sussidiarietà fiscale».

In che senso?
Non è che bisogna dare soldi alle famiglie; però non bisognerebbe nemmeno tassare i soldi che servono alle famiglie per vivere, per le spese necessarie. Negli altri Paesi è una regola aurea. In Germania è persino un principio affermato da una sentenza della Corte Costituzionale. Da noi, no. Le detrazioni, che erano già ridicole, sono state abbassate.

Posto che la situazione è quella che è, e le casse piangono, da chi si potrebbe prendere esempio per ottenere più equità?
Io ho sempre in mente il sistema francese. Lasciamo pure perdere il quoziente familiare (per cui, in sostanza, si sommano i redditi, ma il reddito familiare si divide per il numero di componenti della famiglia, abbattendo drasticamente le imposte; ndr.). Lì, per dire, le spese di istruzione sono tra le cosiddette “spese meritorie”. Le puoi detrarre tutte, dalla baby sitter all’università. Qui che facciamo, continuiamo a punire l’investimento in capitale umano? Capisco che debbano raccattare soldi, ma almeno che non prendano in giro. Senza contare che la retroattività dei provvedimenti è un assurdo: si cambiano le regole mentre la partita è iniziata... In più, c’è l’effetto paradosso delle soglie.

Quale?
Se guadagni un euro in meno di 15mila, puoi detrarre tutto; se ne guadagni 15mila più uno, no. E diventi più povero di chi ha un reddito di qualche euro più basso del tuo... In ogni caso il taglio alle detrazioni andrebbe sfumato in qualche modo, non può calare di colpo. Ma questo aggraverebbe l'obbrobrio di una complicazione tutta italiana, alla faccia della semplificazione del Fisco.

Ma perché quando si toccano le imposte non si riesce mai a incidere nella direzione giusta? Capisco che ora mancano i soldi, ma almeno lanciare un segnale…
Guardi, abbiamo perso due occasioni storiche. Una con la riforma di Tremonti nel 2004. Lì i soldi c’erano ancora, ma non si favorirono le famiglie. In campagna elettorale si parlò tantissimo di quoziente familiare, ma alla fine ci si ridusse a sostituire le detrazione del vecchio sistema con delle deduzioni decrescenti... Poi, quattro anni dopo, l’abolizione dell’Ici. Fatta indiscriminatamente sulla prima casa, invece di modularla davvero a seconda dei componenti delle famiglie. Capisco che riformare un impianto stravolgendolo per applicare il quoziente non è un’impresa da poco. Ma incomincia con le cose nuove, no? Lavori sull’Ici? Aboliscilo sulle quote che servono per vivere e fallo pagare sul resto. Intanto introduci un principio. Niente. Siamo sempre stati stretti tra i governi di sinistra a cui la famiglia interessa solo se è povera, e quelli di centrodestra, per cui interessa solo in campagna elettorale.

E i governi tecnici?
Ha presente Bulgakov, Il maestro e Margherita? C’è lo zio di quello che perde la testa sotto il tram che è l’economista intelligente, che a un certo punto impatta con il demonio. Non vorrei che fossero così anche i tecnici. Che alla fine ci si ritrovi veramente davanti al diavolo: una recessione piena.