Roberto Formigoni.

«Bisogna tornare al cuore di "quella" lettera»

Dal sociologo Salvatore Abruzzese, un contributo a capire perché il modo migliore per rendersi conto di che cosa c'è in gioco (anche) nella questione della Regione Lombardia è rileggere l'intervento di Julián Carrón su Repubblica
Salvatore Abruzzese

Caro Direttore, l'attuale crisi che attraversa la Regione Lombardia segnala da mesi un costante superamento dei singoli fatti e delle persone coinvolte. Roberto Formigoni infatti non è solo un esponente di punta del Pdl ma ha una storia propria, un'appartenenza specifica, una vocazione ben identificabile: è infatti un allievo di don Luigi Giussani ed ha fatto di quel legame la ragione principale della sua vocazione in politica. Proprio in relazione a quest'appartenenza esplicita, l'attacco a Formigoni chiama in causa non tanto e non solo il Pdl ma il movimento di Comunione e liberazione.

L'intervento di Julián Carrón, presidente di Cl, comparso il 1° maggio scorso sulle pagine di Repubblica - e che oggi converrebbe rileggere - è direttamente conseguente a quest'appartenenza esplicita e incontrovertibile. La lettera di Carrón è stata tuttavia rapidamente interpretata e ridotta ai codici propri dell'azione e della strategia politica. Per recuperare una comprensione piena è necessario partire da don giussani stesso e dalla sua vocazione.

Don Giussani non è stato solo l'ispiratore e il fondatore del movimento di Comunione e liberazione, ma ne è tuttora il cuore e l'anima. Siamo dinanzi ad un portatore di carisma personale che parla a testimonianza di un incontro con Cristo, che si è realizzato attraverso la Chiesa e gli ha cambiato l'esistenza: l'intera opera di don Giussani traduce costantemente il dovere testimoniale, l'energia educativa e la volontà fondatrice conseguenti a quest'incontro.

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