«Se l'appartenenza è un reato, la Costituzione dice il falso»

Lorenza Violini, docente di Diritto costituzionale all'Università statale di Milano, commenta alcune delle affermazioni contenute nell'ordinanza di arresto per la vicenda Kaleidos. Perché le realtà associative creerebbero «delinquenze e non solidarietà»?
Lorenza Violini

Difficile non condividere la preoccupazione manifestata pur con grande misura dal comunicato stampa di Comunione e Liberazione per le espressioni contenute nell’ordinanza che ha disposto le misure cautelari per diverse persone imputate dei reati di cui l’ordinanza stessa fornisce una serie abbastanza lunga di indizi (mails, telefonate ecc.). Altri, nel rispetto e nell’esercizio delle loro competenze, entreranno in merito alla vicenda penale, ne determineranno gli esiti e condanneranno - se del caso - per i fatti accertati e le responsabilità di chi è coinvolto. Al comune cittadino - non essendo questo un tema tecnico,ma un problema di stoffa della democrazia - compete invece valutare quanto sta accadendo per chiedersi, dopo i primi moti di sconcerto,in che senso e con che basi motivazionali le appartenenze a gruppi associativi presenti nella trama della società civile, appartenenze in molti casi percepite come esperienze positive e utili vita quotidiana, possono diventare un elemento che viene scandagliato da parte dei pubblici poteri mentre esercitandola funzione di repressione dei reati; il comune cittadino ha quasi il dovere di chiedersi il perché si fanno indagini così estese e pervasive alla ricerca di stili di vita e moventi che farebbero da sfondo, o da trama di sostegno, o da generatore di irrefrenabili impulsi alla commissione dei reati stessi senza che vi sia una inequivoca utilità di tali analisi.

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