Due o tre cose che ho scoperto di loro

Chi sono i grillini? Cosa li ha spinti ad entrare in politica? Il direttore di "Vita" racconta l'esito di un'inchiesta del suo giornale. Al di là dei preconcetti della macropolitica. Tra loro molta confusione e approssimazione, ma non tutto è antipolitica
Giuseppe Frangi

Chi sono i 5 stelle? Quali percorsi li hanno portati alla politica? Che attese hanno rispetto alla loro vita? Sono le domande che ci hanno mosso nella realizzazione del servizio di copertina del numero di Vita ora nelle edicola. Le ragioni erano due. La prima, fondamentale, è la curiosità di vedere da vicino quello che è tutti gli effetti un "fenomeno" nell'Italia 2013. Vedere da vicino, cioè lasciar da parte per un istante preconcetti e macropolitica. La seconda, invece è la verifica di un indizio: nelle biografie di gran parte di loro avevamo notato con quanta frequenza tornassero i riferimenti ad esperienze associative e a precisi impegni nel sociale. E siccome Vita è nato per documentare e raccontare le dinamiche del cosiddetto Terzo settore (definizione che in realtà non amiamo) ci è sembrato doveroso verificare nel modo più serio possibile quell'indizio.

La prima notizia è che i 5stelle sono sì ostili ai rapporti con la stampa, ma se non vai a chiedergli sempre e solo che ne pensano di un'alleanza con il Pd e se non li sfrugugli per cercare cattivi pensieri sul loro leader, accettano volentieri di aprirsi. La seconda notizia è che quelle notizie inserite nel curriculum sono vere: e le loro esperienze associative hanno caratteristiche molto ricorrenti. Sono sempre esperienze in realtà piccole, per lo più di dimensione locale, vissute con molta passione e senso di appartenenza. Predominante in particolare è l'impegno per la difesa dei propri territori, che può essere visto come conservatorismo ma che nasconde anche un'affezione a contesti locali che rischiano di venire violati da processi di modernizzazione scriteriati. Sono attenti all'ambiente, ma guardano con sospetto tutte le grandi sigle dell'ambientalismo. Questo è un altro aspetto rilevante del "5stelle visto da vicino": sono estranei a tutte le vecchie forma di rappresentanza, comprese quindi anche quelle del non profit. La loro non è semplicemente antipolitica, è qualcosa di più radicale e profondo. È idiosincrasia agli apparati che vedono come strumenti di conservazione, forme di protezione e di perpetuazione della casta. Anzi delle caste.

C'è molta improvvisazione politica nelle idee e anche nell'entusiasmo dei 5 stelle. Il fatto è che sino ad adesso hanno frequentato un altro terreno che non è quello della politica ma quello della prepolitica. Lì hanno raccolto questo loro consenso, che è risultato assai più trasversale di quanto si potesse pensare. E qui c'è un aspetto che mi è sembrato molto interessante della loro esperienza: la voglia di non aspettare che altri cambino le cose, la decisione di giocarsi in prima persona. Sono persone che hanno scelto di mobilitarsi, di giocare tante energie per obiettivi che stanno loro molto a cuore e attorno ai quali hanno saputo costruire un consenso contagioso («È il successo della rappresentanza di scopo che prende il posto dei meccanismi consolidati di rappresentanza» ha spiegato Giuseppe De Rita). Certo, questo non è garanzia che i loro obiettivi siano azzeccati, né che loro abbiano le competenze per raggiungerli. Ma è un sintomo positivo, in un'Italia malata di rassegnazione, di moralismo e di fatalismo, di qualcosa di nuovo che bussa dal basso, senza griglie ideologiche, con il sogno di cambiare se non le cose, almeno qualcosa.

Con questa loro azione hanno terremotato la politica. Tutta la politica, compresa quella che presumeva di essere esente dallo tsunami in quanto "moralmente corretta". Sono saltati anche molti recinti, come ad esempio quella della cosiddetta "società civile", che oggi deve essere necessariamente rivista in un'accezione molto più larga e variegata. Non più il club dei bravi-buoni-impegnati, ma un pezzo molto vasto d'Italia che, seppur confusamente, non vuole più stare a guardare e non vuole farsi mettere cappelli di nessun colore.