L'opera dedicata a don Luigi Giussani.

Quarant'anni di Via Crucis impressi nel bronzo

Un bassorilievo per ricordare don Giussani. Voluto da monsignor Luigi Negri e dalla sua fondazione. È un'opera che racconta la vita di un uomo che «sapeva parlare in modo convincente di Dio ovunque»
Lucia Bresolin

Intorno al monte San Gregorio, vicino a Rimini, c’è una stradina che porta fino alla cattedrale romanica di San Leo. Dai primi anni Settanta, migliaia di studenti universitari l’hanno percorsa, il Venerdì Santo, seguendo don Luigi Giussani nella Via Crucis, su e giù per il terreno accidentato della campagna romagnola. E ogni volta si faceva una sosta nel convento francescano di Sant’Igne, una chiesetta medievale di pietra chiara. Proprio qui, sotto i portici, l'1 aprile, alle 16.30, verrà inaugurata l’opera dell’artista riminese Paola Ceccarelli, un bassorilievo bronzeo raffigurante proprio il fondatore di Cl. Un segno di ringraziamento, e un «tributo reso alla genialità educativa di un uomo che ha saputo utilizzare ogni aspetto della realtà per educare i giovani alla fede», ha detto monsignor Luigi Negri, ex vescovo di San Marino-Montefeltro e da poche settimane arcivescovo di Ferrara-Comacchio, lui che fu uno tra i primi a seguire il carisma di Giussani negli anni Cinquanta. Ed è stato proprio monsignor Negri, insieme alla Fondazione Giovanni Paolo II da lui fondata nel 2005, a promuovere l’iniziativa in memoria di quell’uomo che «sapeva parlare in modo convincente di Dio ovunque».

Un’opera non semplicemente commemorativa, dunque. Al cuore della rappresentazione della Ceccarelli c’è tutta la novità del fatto cristiano così come don Giussani ha sempre testimoniato. Nel mezzo domina la croce: è il punto focale di tutto il bassorilievo, che si “strappa” alle due dimensioni per andare verso l’osservatore, fuoriuscendo in alto dal pannello. Il legno verticale sembra proseguire nel braccio del sacerdote, che termina con un palmo semiaperto, quasi a imitare il gesto di chi semina. L’immagine dell’agricoltura è suggerita anche dallo sfondo: un terreno arido, che per la siccità si spezza in tante zolle. «In questo deserto affonda la croce», spiega Paola Ceccarelli: «È come se fosse un aratro dentro la terra, dal cui solco fiorisce un germoglio nuovo, un brulicare di vita: il popolo cristiano in cammino dietro la croce». Nell’altra mano, Giussani stringe un libro al petto, per «sottolineare l’unità di fede e ragione che ha caratterizzato il suo carisma educativo» che ha saputo conquistare tanti giovani, quelle le facce stupite in secondo piano che lo seguono con i passi e con gli sguardi.
Ma la cosa che più salta all’occhio è la strada su cui stanno camminando. Come la croce, continua oltre lo spazio del bassorilievo, perché, dice ancora la scultrice, «quella Presenza» testimoniata dal sacerdote brianzolo «continua anche oggi ad attrarre uomini sulla via di Cristo».

«Dedichiamo questo bassorilievo a don Giussani in coincidenza con l’ottavo centenario del primo passaggio di san Francesco in questi luoghi», ha tenuto a sottolineare monsignor Negri, che sarà presente all’inaugurazione. «Come il Santo di Assisi, che ha saputo richiamare i giovani del suo tempo alla fede e a scoprire in essa “perfetta letizia”, don Giussani ha saputo evocare la fede a numerose generazioni di ragazzi, a partire dalla mia e poi molte altre a seguire. Don Giussani è stato generatore di un popolo».