«Anch'io voglio essere così»
Dal 30 maggio al 2 giugno, si è tenuta la Festa dei Bambini. Una serata ha raccolto alcune testimonianze di amicizia con Enzo Piccinini, tra cui quella di Elisa, giovane universitaria. Che non lo ha mai conosciuto. Ma il loro rapporto è vivoNon ho mai avuto la fortuna di conoscere Enzo Piccinini di persona. Ne ho sempre sentito parlare da mia zia e da mia madre, che hanno vissuto con lui gli anni dell’università. Poi, a Pasqua, mia sorella mi ha fatto vedere il video della sua testimonianza agli Esercizi spirituali degli Universitari del ‘98.
Premetto che, solo un mese e mezzo prima, avevo avuto una delusione affettiva molto dolorosa. Ed avevo iniziato a pensare che fosse tutta una fregatura, di essere in balia degli eventi: mi sembrava mi stessero succedendo cose senza senso… Finché, attraverso quel video, non ho conosciuto Enzo.
Un’umanità nuova, totalmente corrispondente, una vitalità, un gusto nel fare le cose di tutti i giorni che mi hanno portato ad invidiarlo subito. Anch’io volevo essere così. Avevo incontrato uno che si godeva la vita veramente e questo vinceva il mio cinismo e la mia resistenza a Cristo, perché era evidente che ero stata fatta per vivere la vita così.
Mi ha colpito lo scambio di battute tra lui e don Giussani, quando gli chiede, di fronte ad un grande disagio che viveva: «Enzo, ma proprio tu ti comporti come se Cristo non ci fosse?». L’ho sentita come rivolta a me: «Elisa, ma proprio tu ti comporti come se Cristo non ci fosse?». Qualcuno mi stava riafferrando, in quel momento, attraverso quella domanda. Parlava di cose per me decisive e avevo bisogno di custodirle, di condividerle con i miei amici. Ho così mandato una mail a otto amici per invitarli a vedere il video.
Quella sera, volevo fosse tutto perfetto, ero tutta tesa, sperando che anche loro rimanessero colpiti allo stesso modo. Ho preparato un canto, Vuestra soy, perché fossero facilitati a capire cosa mi avesse spinto ad organizzare quella serata. Non mi sarei mai aspettata però che, finito il video, rimanessero tutti in silenzio. Ho letto la traduzione del canto: «Sono Tua perché mi hai voluto, mi hai chiamato, mi hai atteso, perché non mi son perduta. Eccoti qui il mio cuore, le mie speranze, a Te mi sono offerta. Cosa vuoi fare di me?». Erano ancora tutti in silenzio. Ho offerto da mangiare e da bere, e ancora nessuno parlava.
La sera mi arriva un messaggio: «Ti ringrazio Elisa di averci fatto vedere questo video. Che desiderio di sequela che provoca in me questa testimonianza di Piccinini, se non altro per la sua letizia. Prego per la mia conversione, perché io diventi povero. Che tutto di me sia un’offerta al Signore».
La mattina dopo, mi sono svegliata piena di gratitudine e ho scritto a quegli stessi amici. Quell'immenso silenzio alla fine era il modo più bello di farsi compagnia.
Gli avevo chiesto di guardarlo insieme per essere aiutata a custodire e non ridurre tutto, a non accontentarmi di meno di quello che avevamo visto quella sera.
Qualche giorno dopo, l’ho fatto vedere ad un altro amico che non condivide la mia esperienza di Comunione e Liberazione. Anche lui è rimasto colpito e commosso allo stesso identico modo. Tanto che mi dice: «Enzo è un uomo che vive veramente quello che dice, si vede dagli occhi! Lo invidio, perché a differenza mia, lui è un uomo grande che soprattutto nei momenti di difficoltà si abbandona totalmente a Dio. Questo gli permette di vedere le cose degli uomini non con lo sguardo di tutti, ma con lo sguardo di Dio».
Le mie giornate piano piano sono cambiate totalmente. Avevo intuito per che cos’ero fatta e che l’unica cosa che volevo era abbandonarmi a Cristo. Il cambiamento più importante è stato vedere su di me una consistenza che andava oltre quella delusione amorosa che avevo avuto. Quel rapporto dato non dipendeva da me e non era mai stato una cosa in mano mia. Questa nuova coscienza mi ha dato una libertà e una serenità mai provate, senza togliere il dolore per quello che è successo e sta succedendo.
Un altro passo della testimonianza che mi ha colpito è quando Enzo dice che di tutto quello che si fa bisogna rendere conto ad un Altro, si deve rendere conto a Cristo. Durante le elezioni universitarie ho visto che questa è più che un’ipotesi di vita. Mi sono candidata al Politecnico come rappresentante degli studenti. Quando incontravo le persone, mi fermavo a parlare con loro: a volte mi scoprivo interessata al mio compagno di corso, ma spesso invece mi accorgevo di starci solo perché volevo il suo voto e mi sembrava anche di perdere tempo. Allora mi veniva in mente quella frase di Enzo. Vedevo che era chiesto a me di stare di fronte a quella persona, con i suoi bisogni e i suoi problemi, e che, in fondo, rendevo conto ad un Altro di come la stavo trattando. Così iniziavo a trattarla in modo diverso, non però per un mio sforzo, ma per questa coscienza nuova.
La stessa coscienza che oggi mi permette di seguire i miei responsabili, e non una mia istintività, perfino quando mi danno delle indicazioni che mi fanno fare una grande fatica. Grazie ad Enzo sto imparando l’obbedienza e a giocare la mia libertà in tutto. Per questo ultimamente mi sta diventando amico e ne parlo come di un uomo vivo. Mi accorgo che trattare tutto come ho visto fare a lui è l’unica cosa che mi corrisponde e che mi fa essere me stessa. Mi accorgo che solo Cristo, attraverso questa “nuova amicizia”, mi può attirare a Sé. Mi vuole tutta per Sé.
Elisa, Milano