Un momento dell'incontro.

Pronti, Partenza... Rio!

Il 29 giugno alcuni amici hanno fatto una festa. Calcio, giochi, cena insieme e serata con la band. Tutto per aiutare nove ragazzi a partire per il Brasile. E per «testimoniare la gioia di essere cristiani ballando e cantando insieme»...
Luciana Zelioli

Sabato 29 giugno abbiamo fatto festa. L’occasione? «Nove amici partono per la Giornata mondiale della Gioventù in Brasile. Facciamo festa perché la verità cristiana è attraente e persuasiva. Sempre!». Così recitava il volantino con cui tutti, amici, parenti e tantissimi colleghi di lavoro sono stati invitati.

La festa è nata per aiutare nove amici lavoratori tra i 22 e i 27 anni ad andare alla GmG di Rio de Janeiro, ed è diventata in modo naturale e immediato l’occasione di ringraziare per quello che è accaduto nella nostra vita. «Come faccio a non desiderare che facciano un passo in più nella loro fede quando io ho ricevuto una grazia nella mia vita?» diceva uno dei ragazzi che hanno deciso di spendere tempo ed energie nella preparazione della festa. Una situazione privilegiata per testimoniare quella gioia di essere cristiani, a cui il Papa richiama incessantemente, e che ha spinto nove ragazzi ad andare dall’altra parte del mondo.
Il programma della giornata è stato pensato perché potesse essere per tutti: un torneo di calcio a 5 a cui hanno partecipato 12 squadre (di cui 2 femminili), i giochi per i bambini nel pomeriggio, e a seguire testimonianza, cena e serata con la band.

Momento centrale della giornata è stata la testimonianza di Giacomo, Claudio e Valentina che hanno raccontato che cosa li ha spinti ad andare (quasi) alla fine del mondo per incontrare il Papa. Quel che è emerso dai loro interventi è stata proprio quella gratitudine e quella pienezza che non lasciano tranquilli. Giacomo aveva già organizzato le sue vacanze con gli amici e, quando Claudio Bottini l’ha invitato a prendere sul serio la proposta della Giornata mondiale della Gioventù, si è rimproverato di non avergli detto più nettamente di "no", «ma più mi rimproveravo, più mi chiedevo cosa fosse che teneva in piedi la mia vita, cioè cosa desiderassi». Così dice di sì a quella proposta, che sconvolge i suoi progetti, ricordando che «il punto che mi ha fatto vivere, con la "V" maiuscola, qui a Milano è stato proprio l'incontro con una compagnia in cui io ero voluto per quello che ero. Anzi ero voluto di più di quello che ero, ed era un bene gratuito da cui mi sono sentito totalmente abbracciato. La gratitudine e la grazia di aver incontrato delle persone così semplici mi ha fatto andare a fondo della mia vita perchè desideravo diventare come loro, e la cosa più bella era che per diventare così, non dovevo aggiungere niente in più di quello che ero ma semplicemente lasciarmi abbracciare da quel bene che avevo incontrato».

Pur partendo da una posizione d’animo ben diversa, quell’abbraccio è l’esperienza che ha fatto anche Valentina che ricordava bene come fosse tornata trasfigurata dalla GmG di Madrid e desiderava rivivere lo sguardo che aveva visto nel Papa, «ma io continuavo a mettere tutti i miei dubbi davanti, tanto che per due settimane non ho detto niente a nessuno, soprattutto ai miei genitori perché mi sentivo troppo in colpa nei confronti della mia famiglia a spendere così tanti soldi per le mie "vacanze"». Ma i desideri veri non lasciano in pace e parlando con i suoi genitori le "sfugge" che i suoi amici sarebbero andati a Rio. «Che problema c'è - le ha detto suo padre - per i soldi, basta che andiamo dai nostri amici e parenti e figurati se gli dici che vai dal Papa contribuiranno di sicuro al tuo viaggio». Così un popolo si è mosso tra grigliate, passaparola degli amici e il fratello più piccolo che le offre le paghette della sua cresima. In un movimento di persone come questo «sto imparando a guardare quello che accade e a stupirmi di quello che mi viene messo davanti con la semplicità con cui mi ha guardata mio papà».

E così anche la lotteria, l’iniziativa di per sé più immediatamente pratica per raccogliere fondi, si è rivelata uno strumento di incontro, per raccontare Chi stava mettendo in piedi tutto questo. A tal punto, che non solo gli amici e i parenti si sono impegnati nella vendita dei biglietti, ma c'era anche una collega atea che colpita da una diversità ha cominciato a venderli anche lei. Perché l’entusiasmo che nasce da una cosa bella contagia chi è disposto a lasciarsi contagiare, anche nella fatica. Andrea racconta di come fosse innervosito quella mattina, perché molti tra quelli che dovevano aiutarlo non erano ancora arrivati e c’erano molte cose da fare. Ma lo sguardo felice di un amico che faceva le sue stesse cose in un modo diverso l’ha cambiato, gli ha ricordato perché era lì. E allora, con una ragione, ha dato tutto se stesso.

È il "sì" di ciascuno che rende possibile che una cosa come una festa - nata dalla contingenza di raccogliere soldi per alcuni amici - diventi occasione di testimoniare la gioia di essere cristiani ballando e cantando insieme: non per affermare se stessi, ma per affermare che un Altro ha preso tutta la nostra vita. Occorre la disponibilità di ciascuno, aiutata dal sì di chi gli è accanto, come il sì dei nove ragazzi che hanno deciso di andare alla GmG ha contagiato un’intera comunità. La serata con la band ha fatto emergere questo in maniera evidente: anche la serata più studiata non avrebbe potuto sostituirsi alla libertà di ciascuno di starci, non come gente capitata lì per caso, ma come un popolo in festa, permettendo ancora una volta a qualcuno di reindirizzare il proprio sguardo verso l'Origine di ciò che gli stava accadendo davanti agli occhi.

Quella di sabato non è stata una giornata fuori dall’ordinario, ma l’ennesima riprova di quel che raccontava Claudio quel pomeriggio: «Io ho accettato l'invito ad andare alla GmG semplicemente per continuare ad andare a fondo di questa esperienza. Mi rendo conto che la realtà supera sempre le mie aspettative... e di gran lunga! Sono curioso di vedere cosa succederà in Brasile, come verrò sorpreso anche questa volta». Il cristianesimo è uno sguardo che prende e dal quale poi non puoi più staccarti. Questo sguardo ha bisogno di una cosa sola: il nostro sì.