Il Matching Cdo in Venezuela.

Imprese a confronto per «aderire alla realtà»

Il 2 luglio 85 organizzazioni si sono date appuntamento a Caracas per il Matching della CdO. Un metodo che si è rivelato vincente per favorire l'incontro e il dialogo tra aziende. A tema, la sfida della crisi e il desiderio di costruire
Alejandro Marius

Nelle strutture dell’Universidad Católica Andrés Bello (Ucab) di Caracas il 2 luglio scorso si è svolto Contacto Venezuela, con la partecipazione di 85 organizzazioni tra imprese e ong, che hanno vissuto un’esperienza inedita per il Venezuela. Protagoniste di una giornata fitta di incontri, hanno esposto le loro idee e necessità, offerte di prodotti, di servizi e hanno anche ascoltato testimonianze e tendenze del mercato. Risultato: 450 incontri programmati fra imprenditori e in più centinaia di incontri informali. Un metodo proposto dalla Compagnia delle Opere, dopo l’esperienza italiana che dura da 9 anni, basata sugli incontri per mettere in comune le necessità di ciascuna organizzazione e poter fare un cammino insieme.


Il Venezuela non è certamente uno dei Paesi latinoamericani caratterizzati da una maggiore crescita o stabilità economica. Dopo 10 anni di controllo delle valute straniere per le imprese e per i privati, e anche dei prezzi e di alcuni servizi primari, la sua inflazione interannuale degli ultimi 5 anni è stabile al 20%; nelle proiezioni per il 2013, sale oltre il 35. L’ambiente politico è cambiato profondamente dopo la morte del presidente Chávez e Caracas è la terza città più pericolosa al mondo. Sono tutte caratteristiche che non lo trasformano in un paradiso per investire e sviluppare un’impresa.
Tuttavia, in questo Paese dalle immense ricchezze naturali, come le principali riserve di petrolio e di gas del mondo, c’è qualcosa che si muove. Si sta realizzando un movimento che non parte dall’analisi macroeconomica e dai grandi indicatori, ma dalle persone, dall’incontro fra persone. Questa è stata l’esperienza proposta a Contacto Venezuela, che a livello numerico può passare inosservata, ma comincia a favorire il movimento di persone desiderose di incontrarsi, con un impulso a costruire che va oltre i modelli e gli schemi a livello macroscopico.

Dopo aver partecipato al Matching che la CdO realizza da nove anni a Milano, Henry Gasparin (direttore del Centro di ricerca di Ingegneria dell’Universidad Católica Andrés Bello) ha proposto al comitato di imprenditoria dell’Ucab di realizzare una versione venezuelana di questo evento, in occasione dei sessant’anni dell’Università.
L’obiettivo era poter preparare una giornata di incontri che aiutasse imprese e ong venezuelane a muoversi, a mettere in comune necessità, prodotti e servizi, in modo semplice e concreto. Per questo è stato necessario coinvolgere sponsor, patrocinatori e aziende che promuovessero l’evento. L’idea era che i partecipanti potessero arrivare con un’agenda predefinita, utilizzando una piattaforma (web e cellulare) per realizzare i vari momenti di Matching: fino a 12 incontri faccia a faccia, ciascuno di 15 minuti e suddivisi in tre blocchi (due la mattina e uno nel tardo pomeriggio). Questa metodologia ha fatto sì che ognuno potesse sfruttare e valorizzare al massimo gli incontri. Grandi aziende come la tessile Ama de Casa, Cargill, Seguros Caracas, Pastas Capri e Adecco hanno potuto incontrare medie e piccole imprese specializzate in diversi settori, e anche ong che hanno illustrato il valore della proiezione sociale che ogni impresa può avere, congiuntamente a istituzioni molto presenti in settori popolari del Paese.

Perfino le imprese interessate, ma scettiche sull’efficacia dell’evento, si sono arrese davanti all’evidenza e al valore dell’incontro, come dimostrano gli innumerevoli messaggi di gradimento, per esempio quello di Patricia Zerpa, vicepresidente di 3P Inversiones: «Con una piattaforma tecnologica d’avanguardia, siete riusciti a riunire gli appuntamenti in modo organizzato ed efficace, risparmiando il tempo prezioso che si sarebbe sprecato utilizzando il telefono. Sento che grazie a questo modo di organizzare ho avuto più vantaggi, rispetto alla selezione di fornitori e di clienti, di quanto non fossi riuscita a combinare in parecchi mesi. A questo proposito, e al filtro che dobbiamo utilizzare con le persone con cui instauriamo delle relazioni commerciali affinché queste siano buone e valide, voi ci avete fornito un ventaglio di possibilità: persone di qualità e d’esperienza, con molto da offrire e alle quali abbiamo molto da offrire, tutti riuniti in un solo posto. Siete riusciti a creare l’occasione, il luogo e l’ambiente commerciale adeguato dove riunire fornitori e clienti che possano condividere obiettivi e interessi comuni, e di conseguenza ci avete fatto avvicinare moltissimo. E tutto in un contesto amichevole e cameratesco cui ognuno era interessato a partecipare».
Il valore della sinergia tra università, imprese e ong è risultato evidente non soltanto negli incontri, ma nel livello di partecipazione dei giovani volontari che hanno supportato tutta la logistica, studenti e docenti del Cidi-Ucab che hanno dimostrato generosità, impegno e professionalità, preoccupandosi di ogni dettaglio.

Il ritmo della giornata è stato caratterizzato da tre momenti di incontro, e la giornata è stata introdotta dalle parole di benvenuto del rettore dell’Ucab, il padre gesuita José Virtuoso, e del responsabile internazionale della CdO Maurizio Giuliano, giunto dall’Italia per l’occasione. Il workshop del mattino era intitolato: “Fare impresa in tempo di crisi”. È intervenuto Carlos Henrique Blohm (nominato da Federcarmera “Imprenditore dell’anno 2013”), che dirige l’azienda Telares de Palo Grande, fondata nel 1920 e leader del settore tessile in Venezuela, la cui marca Ama de Casa è tra le dieci meglio posizionate dal Paese. Con lui, Giuseppe Ranalli, presidente del Consorzio Tecnomatic specializzato in Meccatronica, con sede in Italia e presente nei principali Paesi del mondo. Blohm ha sottolineato l’importanza di non perdere l’orientamento e il valore del fare impresa, perché «una cosa è fare un business particolare, un’altra è gestire un’impresa che ha già novant’anni». Nell’azienda è necessario uno sguardo intelligente e lungimirante per poter fare passi sicuri, oltre che valorizzare le persone. Attraverso la sua esperienza, ha raccontato che in un ambiente complicato come il Venezuela di oggi è importante basare l’impresa sulla gente, rispettare tutte le persone che vi lavorano instaurando un dialogo sincero, facendo partecipare tutti alle decisioni e anche ascoltando i clienti. Oltre alla sua testimonianza, tutti sono rimasti sorpresi dal suo coinvolgimento con Contacto, che ha dimostrato partecipando attivamente ai momenti di Matching e comunicando con tutti i partecipanti, facendo “suo” l’evento.

Giuseppe Ranalli ha raccontato come, dopo tredici anni di successo della sua azienda, sia rimasto bloccato e timoroso di andare avanti di fronte alla crisi che lo ha travolto nel 2008. Nei suoi viaggi in tutto il mondo, vede come tanta gente si lamenta pensando che la soluzione dei problemi debba venire dallo Stato o da chi detiene il potere. Per questo, osservava che «si parte sempre dal lamento e da quello che manca, non da quello che c’è. Ma che cosa significa trovarsi di fronte alla crisi? Che tipo di cambiamento mi è chiesto per affrontare questa realtà? Non si tratta di scappare dalla situazione, ma di fare un passo per sé e per gli altri». E invitava tutti ad essere protagonisti: «I due grandi sistemi degli ultimi tempi, tanto il comunismo quanto il capitalismo, attraverso il cambiamento del sistema con le rivoluzioni o con la mano invisibile del mercato, hanno preteso sostituire la responsabilità personale di ognuno. Non si può scaricare la responsabilità... Se c’è il “noi”, ma manca l’“io”, quello della persona protagonista, anche il “noi” manca di senso».

Il workshop del pomeriggio, “Sfide e opportunità dell’impresa in Venezuela”, aveva l’obiettivo di aiutare ad aprire gli orizzonti e conoscere più fattori della realtà venezuelana. Per questo sono stati invitati due dei migliori analisti della realtà socio-economica venezuelana: Luis Pedro España, sociologo e ricercatore della Ucab, e Vicente León, economista e presidente de Datanálisis Luis. España ha offerto una visione ampia delle opportunità, in settori e regioni, che non sono ancora state sfruttate. Ha mostrato, inoltre, che una prospettiva consiste nello sviluppo di prodotti e servizi per le opportunità future. León invece ha sottolineato l’importanza, al momento di creare un’impresa, di separare l’aspetto politico da quello economico: benché in Venezuela siano in rapporti molto stretti, devono essere sviluppati separatamente per comprendere la dinamica di ciascuno e scommettere sui punti di maggior potenziale, rispetto alla domanda del mercato. Ha inoltre sottolineato l’importanza dell’innovazione e dell’adattarsi ai cambiamenti per essere competitivi, non solo nel mercato locale caratterizzato dalle importazioni controllate dal Governo, ma anche per poter soddisfare le necessità di un mercato globalizzato cui il Venezuela è chiamato a partecipare.

La giornata si è conclusa con un’assemblea in cui è stato chiaro che il risultato di Contacto fosse un vero regalo per tutti, lasciando la voglia di continuare a incontrarsi e la scoperta della bontà di un metodo per lo sviluppo. Come ha ricordato Ranalli, era evidente che il desiderio di costruire dei presenti è più grande di tutte le difficoltà che si possono incontrare e che «è una possibilità certa per ciascuno, se siamo uniti. Essere uniti per vedere più fattori, unirsi ad altri imprenditori per mettere in comune le necessità e aiutarsi ad andare avanti insieme. Perché non sappiamo quando il Governo o le circostanze cambieranno, dobbiamo cominciare adesso. Non possiamo bloccare la nostra creatività aspettando condizioni favorevoli esterne, perché se camminiamo ora che la situazione è difficile, quando migliorerà saremo nelle condizioni di rispondere alle caratteristiche di competitività che il Paese richiede».

«La crisi», continuava, «è il miglior momento per cominciare a fare delle domande, ammettendo che non sappiamo tutto. Perché se tutti i giorni accadesse quello che immaginiamo o sogniamo al mattino, la vita diventerebbe triste». Infine ha citato il poeta italiano Eugenio Montale, che nella poesia Prima del viaggio, dopo aver preparato il suo viaggio in ogni minimo dettaglio, dice: «Un imprevisto è la sola speranza». La sfida, tanto dei partecipanti quanto degli organizzatori, è di continuare con lo stesso metodo evidenziato in Contacto, lavorare insieme con il gran desiderio di costruire che è dentro ciascuno, e favorire l’incontro. Per poter aderire ad una realtà che cambia continuamente e ci sorprende.