Luigi Campiglio.

Campiglio: «Imu? Boccata d'ossigeno, ma la ripresa...»

Via la prima rata dell'imposta tanto discussa. Al suo posto, una tassa sui servizi comunali. Un respiro per il mercato immobiliare, secondo l'economista della Cattolica, eppure non basta per la crescita del Paese
Luigi Campiglio

La prima rata dell'Imu non dovrà più essere pagata e, con la prossima legge di stabilità, l'imposta dovrebbe essere sostituita dalla nuova "service tax", cioè una tassa sui servizi comunali, in vigore dal 2014. L'abolizione dell'Imu sulla prima casa risponde a un'esigenza sentita, e con ragione, da chi ha fatto sacrifici di una vita per la casa in cui vive: l'effetto sul mercato immobiliare è positivo, perché ristabilisce certezza normativa e di costi, ma non al punto di rovesciare la dinamica negativa del settore e l'eccesso di offerta di abitazioni, perché la potenziale domanda continua ad essere frenata dalla caduta dell'occupazione e del reddito disponibile, in particolare delle giovani coppie. 
L'Imu scompare e con essa anche l'urgenza di un aggiornamento degli estimi catastali, se non ai fini dell'Irpef per i redditi da fabbricati: è stata comunque un'occasione per costatare le grandi disparità esistenti anche nella proprietà di case e quindi la necessità di riportare su maggiori basi di equità il sistema fiscale, potendo disporre di una nuova banca dati dell'Agenzia delle entrate, che oggi consente di conoscere i prezzi di mercato, per acquisto e affitto, delle abitazioni per microzona catastale. 
Ma l'Imu è solo una delle molte imposte e non si può dimenticare che nel 2012 la pressione fiscale è aumentata al massimo storico del 44% del Pil, con un aumento di 1,4 punti rispetto al 2011, superando di 4 punti la Germania e gli altri paesi dell'area euro: solo la Francia ha una pressione di poco maggiore ma con prestazioni sociali di gran lunga più estese. Un prelievo di 20 miliardi aggiuntivi in un anno di profonda recessione non è stata la politica più appropriata alla situazione difficile del paese, prova ne sia il fatto che il gettito dell'Irpef è rimasto invariato - perché i redditi delle famiglie sono congelati - e il gettito dell'Iva è diminuito perché gli scambi di famiglie e imprese sono anch'essi diminuiti. 

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