«Qui tocchiamo la carne di Cristo»

«Questo è ciò per cui preghiamo: trovare qualcuno che ha incontrato questo grande amore, così che tutti possano cominciare a sperare». A una settimana dal tifone, il racconto di Gabriel, da Cebu. Online gli estremi per la raccolta fondi promossa da CL

Sette giorni dopo che il supertifone ha colpito la parte centrale delle Filippine, nella città di Cebu le cose sono tornate alla normalità, tranne che per il blocco di energia elettrica e il mal funzionamento delle telecomunicazioni. Ma se si prosegue per quattro ore verso Cebu del nord, si mostrano in maniera più evidente i danni causati dal tifone. Lo stesso si può dire andando verso est, a quattro ore dalla città, nell'isola di Leyte, e proseguendo per altre due ore verso l'isola di Samar. Questi tre località fino ad ora sono state considerate quelle che più hanno risentito del supertifone Haiyan/Yolanda. Nei prossimi giorni sarà più chiara l'entità e la portata del disastro anche nelle altre zone. Anche se non possiamo dire con esattezza quando, visto che le linee elettriche e di comunicazione sono ancora fuori uso ed è difficile raggiungere le periferie.

Secondo i bollettini ufficiali emessi dal governo lo scorso 15 novembre, vi sono 2.360 morti, 3.853 feriti e 77 dispersi. Nelle zone colpite quasi tutte le case sono state abbattute, gli alberi sono stati sradicati, la posta elettronica è fuori uso e alcune strade sono impraticabili. Non c’è l’elettricità e non è possibile comunicare con i propri cari. Le persone stanno morendo di fame. È molto preoccupante la situazione nelle zone di montagna che, come dice un mio collega di Leyte, sono già difficili da raggiungere in condizioni normali.
I bollettini dicono che, nei tre giorni successivi al tifone, in città non c’era niente da mangiare e le persone sono riuscite ad avere del cibo solo grazie all'aiuto delle città vicine. Tuttavia, questo non è stato possibile per le zone più remote.

Nella città di Tacloban la quiete e l'ordine sono diventati un problema, la gente per sopravvivere ha iniziato a rubare e usare la violenza. Le iniziative umanitarie effettuate nelle altre zone di Leyte non sono state possibili in questa città a causa del disordine generato dalla gente che portava via qualsiasi scatola o materiale di primo soccorso vedesse. Tuttavia, sebbene l'attenzione fosse focalizzata sulla città di Tacloban, anche altri luoghi come Samar e la piccola cittadina di Leyte vivevano lo stesso disagio. In queste zone la popolazione è costituita in prevalenza da agricoltori e tutti i loro raccolti sono stati spazzati via. I primi bollettini dei media descrivono la condizione pietosa in cui la gente viveva. Nel mezzo di macerie e strade impraticabili si trovano cartelli con scritto «Aiuto», «SOS», «Abbiamo bisogno di cibo».

Qui, nella città di Cebu, le parrocchie chiedono donazioni. Gli stabilimenti privati consegnano beni e anche le associazioni, i gruppi, le organizzazioni e i media raccolgono offerte. La città è diventata un posto di evacuazione per gli abitanti delle zone di Samar e Leyte, che sono stati portati qui con l'aereo militare C130. L'idea è di costruire una tendopoli per coloro che non hanno amici o parenti a Cebu. La città è divenuta inoltre il luogo di assistenza sanitaria per i feriti, gli ammalati e quelli in punto di morte. I portaerei con i materiali di soccorso sono arrivati la scorsa notte a Tacloban. Adesso vediamo elicotteri che vanno e vengono dalle zone colpite dal tifone.

A Manila il governo centrale ha deciso di prendere il controllo della gestione del disastro. Avendo ricevuto un grande aiuto economico da diversi paesi, ha sviluppato un piano più organizzato per aiutare le varie zone danneggiate. Siamo commossi dal grande aiuto finanziario arrivato dalla comunità internazionale. Tuttavia, la maggior parte della popolazione è scettica sulle modalità con cui il governo spenderà questi soldi, dato che la gente viene aiutata con piccole somme di denaro. Questo è comprensibile, vista la confusa condizione della politica nelle Filippine. Esattamente nel giorno in cui è scoppiato il tifone, il Senato ha iniziato la sua indagine sulla truffa "Pork-barrel", che coinvolge una serie di politici, si dice che abbiano usato il fondo di assistenza allo sviluppo per i loro interessi personali.

Le vittime stanno diventando impazienti perché l'aiuto a queste persone non sembra essere il principale problema dello Stato. L'acqua, il cibo e le medicine sono state spedite in ritardo e in quantità non sufficienti. Coloro che in questo momento stanno aiutando di più sono i responsabili delle attività di carità ecclesiali e alcuni volontari.

Oltre al racconto dei fatti, vorrei raccontarvi anche quello che è successo alla mia amica Cheryl, che lavora come medico interno al pronto soccorso del più grande ospedale di Cebu. Durante un turno la chiama un'infermiera perché una giovane coppia si era presentata come caso urgente. Non avendo notato niente di grave nel loro aspetto fisico, dice all'infermiera di farli aspettare o di farli tornare a casa. Lei risponde che sono di Leyte. Venendo a sapere questo, si rivolge direttamente alla coppia. La donna ha una faccia spenta ed è in stato di shock e l'uomo è l'unico in grado di parlarle. Le sole parole che pronuncia sono: «Non abbiamo più niente», entrambi scoppiano a piangere. Per due giorni non hanno avuto nessuno con cui parlare. Oltre all’assistenza materiale le vittime hanno bisogno anche di persone che le guardino e che parlino con loro. Probabilmente è questo il motivo per cui i colpiti di Tacloban vengono descritti come anarchici e isterici.

Sono passati sette giorni dal tifone e quello che ci ha profondamente incoraggiati è l'invito di Papa Francesco di pregare e aiutare concretamente le vittime. Lui è stato il primo a promettere un aiuto finanziario. Continua a chiedere ai fedeli di pregare per noi. La sua testimonianza per noi è una sfida ancora più grande del tifone. Dice il Papa: «Ditemi, quando fate la carità guardate negli occhi le persone a cui fate la carità?», e prosegue: «E quando fate la carità toccate le mani di coloro ai quali fate la carità o lanciate la moneta? Questo è il problema: la carne di Cristo, toccare la carne di Cristo, portare noi stessi il dolore per i poveri». Queste parole provocatorie risuonano in quelle rassicuranti di Benedetto XVI: «Chi crede non sarà mai da solo, né in vita né in morte».

Con il chiarissimo messaggio di speranza dei nostri cari Padri, non ho potuto fare a meno di ricordare e rivivere nella carne quello che scrive Péguy: «La fede non mi stupisce. Non è stupefacente. Risplendo talmente nella mia creazione (dice Dio). Nel sole e nella luna e nelle stelle. In tutte le mie creature e nell'uomo. La carità, dice Dio, non mi stupisce. Non è stupefacente. Queste povere creature sono così disgraziate, che a meno di avere un cuore di pietra, sarebbe impossibile non avere la carità le une per le altre. Come non avrebbero carità per i loro fratelli. Come non si toglierebbero il pane di bocca, il pane quotidiano, per darlo a dei bambini disgraziati che passano. Ma la speranza, dice Dio, ecco quello che mi stupisce. Me stesso. Questo è stupefacente. Che quei poveri figli vedano come vanno le cose e che credano che andrà meglio domattina. Questo è stupefacente ed è proprio la più grande meraviglia della nostra grazia. E io stesso ne sono stupito. E dev'esser perché la mia grazia possiede davvero una forza incredibile

Questo è ciò per cui preghiamo qui, come se chiedessimo il pane che sazia la fame: trovare qualcuno che ha incontrato questa grazia incredibilmente forte e questo grande amore in modo che tutte le altre persone possano abbracciare questa Speranza.
Vi chiediamo di ricordarci nelle vostre preghiere.
Gabriel

LA RACCOLTA DI FONDI

Davanti a quello che sta accadendo nelle Filippine il movimento di Comunione e Liberazione ha ritenuto di promuovere una raccolta straordinaria di fondi in favore delle popolazioni colpite dal tifone Haiyan.

I fondi raccolti verranno usati sia per partecipare alla carità del Papa - che tramite il Pontificio Consiglio Cor Unum sostiene le opere di assistenza in favore degli sfollati e degli alluvionati - sia per le necessità eventuali degli amici del movimento colpiti dal tifone.

Quanto verrà raccolto andrà versato esclusivamente sul seguente conto corrente intestato a:
FRATERNITA' di Comunione e Liberazione
IBAN: IT06O0521601614000000011770
presso Credito Valtellinese s.c. - sede di Milano Stelline
Causale: Emergenza FILIPPINE

Swift Code BPCVIT2S (per versamenti dall'estero)