Volontari della Colletta Alimentare all'opera.

La sfiducia lascia il posto alla Colletta

Sabato 30 novembre, la giornata nazionale di raccolta di alimenti. Novemila tonnellate di cibo recuperate grazie al lavoro di centinaia di migliaia di volontari. Lo «spettacolo della carità», che va ben oltre qualsiasi crisi
Piergiorgio Greco

Come un risveglio collettivo, come un raggio di sole che squarcia il buio, come la speranza che fa capolino in un momento difficile come quello attuale. Come una vita che irrompe. È stata tutto questo, e molto di più, la Giornata nazionale della Colletta Alimentare, festeggiata ieri da Vigevano a Palermo, da Cagliari a Bari, passando per le valli bergamasche e l'Appennino calabrese. Festeggiata, sì, perché di un evento gioioso si tratta: i volti di studenti, anziani, volontari, alpini, sacerdoti, madri, padri e figli, manager e disoccupati, ancora una volta ieri hanno testimoniato che con il più semplice gesto di carità - condividere il pane con chi non ne ha - fa irruzione nella storia la letizia.

Proprio quest'impeto gioioso è rimasto impresso negli occhi e nella voce di Giulio Maria Villani, direttore dell'Ipercoop di Vigevano, che racconta: "Mi ha molto colpito l'invasione di queste ragazzine frizzanti ed entusiaste, che hanno incontrato instancabilmente tutti i clienti per proporre la spesa solidale. E subito anche noi del punto vendita ci siamo dati da fare per favorire al meglio un'organizzazione logistica, peraltro già molto precisa. È molto confortante vedere giovani così, in un periodo in cui si è portati a ridurli solamente a storiacce di baby prostitute o a sfaccendati. E invece, hanno scelto di "perdere" una giornata per una grande iniziativa di solidarietà, quando potevano scegliere di andare a divertirsi chissà dove". Con una conseguenza non secondaria: "Hanno portato una gioia grande in tutto il centro commerciale, dove di norma siamo abituati a vedere visi tristi e sconfortati di tanti clienti: i ragazzi della Colletta, hanno proprio ridato vita a tutti!". E anche i dipendenti del supermercato si sono uniti a questa festa: "Sì, ho dato indicazione a tutti i dipendenti di partecipare almeno con cinque euro alla Colletta, e la risposta è stata ottima. Poteva essere diversamente?".

L'italiano di Mustafà, invece, è stentato, e parla di una vita fatta di calzini venduti in mezzo alla strada, tra freddo e disprezzo. È appena rientrato a Pontedera, dopo una giornata trascorsa a Firenze. Una giornata apparentemente uguale alle altre - Mustafà si reca ogni giorno nel capoluogo toscano per "lavorare" - ma in realtà completamente differente: per il terzo anno consecutivo, infatti, era tra i volontari della Colletta Alimentare. "La prima volta - ci tiene a rimarcare - mi ha invitato Paola (una volontaria di Firenze, ndr) e ho accettato subito, pur dovendo rinunciare ad una giornata di lavoro". Che vuol dire rinunciare a vendere calzini
e accendini, l'unico sostentamento. Perché, Mustafà? "Perché io sono povero, e so cosa si prova a vivere in questa condizione. Per cui, tutto ciò che viene fatto per alleviare la povertà merita di essere fatto. Per questo io faccio la Colletta da tre anni".

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