Di chi ha paura Boko Haram?

ATTUALITÀ - NIGERIA
Michele Farina

Trecento ragazze rapite e convertite a forza all’islam. E le bombe, i morti, le vendette... Così il Paese più grande (e più ricco) dell’Africa si ritrova assediato dai terroristi.
Si lotta per il potere e il petrolio. Ma sotto tiro ci sono Rabia e Zainab, che da grandi vorrebbero fare il medico. Le loro famiglie, che osano mandarle a scuola. E l’educazione


Rabia Mura ha 16 anni e i terroristi di Boko Haram che rapiscono le studentesse e sgozzano gli studenti non le hanno fatto cambiare idea: «Un giorno sarò dottoressa all’ospedale, questo Paese ha bisogno di noi se vuole svilupparsi e guarire». Rabia studia alla secondaria Maitama Sule di Kano, la più grande città della Nigeria settentrionale (2 milioni e mezzo di abitanti), la seconda del Paese dopo la gigantesca Lagos, che di abitanti ne ha 11 milioni. Quattrocento ragazze e quaranta ragazzi, musulmani e cristiani che studiano fianco a fianco, banco a banco, sfidando Boko Haram e il suo divieto di andare a scuola.
Non è così scontato, dopo il caso delle oltre trecento ragazze di Chibok dai 16 ai 18 anni sequestrate a metà aprile la notte prima degli esami. Da allora, in tante scuole del Paese le misure di sicurezza sono aumentate. Ma questo non rende meno eroici i proponimenti dei ragazzi come Rabia, delle famiglie che nonostante tutto continuano ogni mattina a mandare in classe i propri figli là dove si può.
Da un anno, dall’instaurazione dello stato di emergenza nel Nord-Est della Nigeria, le città in quelle zone si sono militarizzate. Ma nessuno può ritenersi al riparo. Anche i grandi centri come Kano continuano a fare i conti con la paura: una domenica di metà maggio un kamikaze ha fatto esplodere un’auto imbottita di esplosivo nel quartiere cristiano di Sabon Gari, tra i ristoranti e i bar di Gold Coast Street.

Cicatrici. Ristoranti, scuole, luoghi di culto: trovi dovunque le cicatrici lasciate dal gruppo di estremisti musulmani che propugna la creazione di uno Stato islamico regolato da una rigida interpretazione della sharia (che è già legge fondamentale in 12 Stati del Nord). «A 12 anni le bambine devono sposarsi, altro che scuole», ha sentenziato il leader del gruppo, Abubakar Shekau, spiegando il rapimento di massa di Chibok. Anche i genitori e gli insegnanti di Rabia e dei suoi compagni hanno provato una stretta al cuore, come i milioni di persone in tutto il mondo che hanno aderito alla campagna “Bring Back Our Girls” (ridateci le nostre ragazze).
In un solo giorno a Kano, nel 2012, i “talebani nigeriani” hanno fatto 185 morti. Un ricordo indelebile. Il preside della Maitama Sule Academy, Martin Felix, 46 anni, parla della figlia che ha 7 anni: «Ancora oggi quando sente un rumore forte mi chiama terrorizzata: “Papà, le bombe”».
Anche la cattedrale di Nostra Signora di Fatima a Kano è circondata dal filo spinato e per entrare i fedeli devono passare dal metal detector. Chiese assediate, chiese che fioriscono: i cattolici in Africa sono cresciuti del 21% dal 2005 al 2010. Le ordinazioni dei sacerdoti sono salite del 16%. Nigeria, Ghana e Repubblica Democratica del Congo hanno il maggior numero di fedeli. In Nigeria, il Paese più abitato del Continente, i cristiani sono oltre 70 milioni, circa la metà della popolazione. La maggioranza vive al Sud: nella chiesa cattolica di Cristo Re a Lagos ogni domenica si celebrano sei messe per un totale di 10mila persone, e al sabato ci sono battesimi da 100 bambini alla volta.
Chiese che fioriscono, chiese che bruciano: secondo i dati della Conferenza episcopale nigeriana almeno 700 sono le chiese attaccate dal 2007. Nel villaggio di Wada Chakawa, Stato di Adamawa, dopo l’ennesimo raid a gennaio un sopravvissuto ha raccontato ai giornalisti: «Hanno sgozzato mio fratello come si fa con i caproni. Hanno bruciato tutte le nostre case, non ci resta che lasciare il villaggio». Accanto a quell’uomo disperato c’era una donna ammutolita che, insieme con le parole, aveva perso quasi tutto nel massacro della chiesa: il marito, il figlio. Le era rimasta una promessa di vita nella pancia, un bambino da far crescere dove?
Delle oltre quattromila vittime di Boko Haram dal 2009 a oggi, circa un quarto sono cristiane. Una percentuale particolarmente alta, tenuto conto che nel Nord i musulmani sono la maggioranza. Nei tre Stati più colpiti, Borno, Yobe e Adamawa, i musulmani costituiscono oltre l’80 per cento della popolazione. Ma interi villaggi sono in prevalenza cristiani, molti altri “misti” (o lo erano, prima di essere rasi al suolo dai terroristi). Gran parte delle studentesse rapite a Chibok, nel Borno, sono nate in famiglie cristiane. In un video, Shekau ha detto sprezzante: «Visto che vi preoccupate tanto della loro liberazione, ci abbiamo pensato noi a liberarle. Come? Convertendole all’islam».
L’esodo dei cristiani dall’inferno di Boko Haram non raccoglie molti follower su Twitter. Se Chibok è diventato tristemente famosa nel mondo, pochi hanno mai sentito parlare della piccola cittadina di Gashua al confine tra Nigeria e Niger. Poche lettere di differenza, un abisso nella realtà. Negli ultimi tre anni la minoranza cattolica è quasi tutta andata. Chi è morto, chi è scappato. Di quelle tremila anime ne sono rimaste meno di 200. Padre John Bakeni, 38 anni, ha raccontato al quotidiano britannico Daily Telegraph la sua dura esperienza alla parrocchia di San Giuseppe. «Non passava notte senza che qualcuno tirasse al di qua del muro la testa di un animale morto come segno di avvertimento. Spesso venivano a bussare: “Infedeli, andatevene o vi ammazziamo”».

L’esodo. Può sembrare poca cosa rispetto alle atrocità commesse da Boko Haram, ma il racconto di padre Bakeni dà l’idea di una situazione comunque molto difficile, terreno di coltura per la violenza. Autori di quegli avvertimenti sono i ragazzini delle almajiri, le madrasse (scuole coraniche) locali, costretti a mendicare per due anni in giro per le strade. Il proposito di questo vagabondaggio forzato sarebbe fortificare gli animi e far capire ai piccoli cosa vuol dire essere poveri. Una prova inutile, in una terra dove l’80 per cento delle persone vive con meno di un dollaro al giorno, e che finisce per rendere questi baby mendicanti facile preda dei reclutatori di Boko Haram. Padre Bakeni è comunque molto attento a non puntare il dito contro l’islam in quanto tale: «È vero, i cristiani sono nel mirino. Ma anche i musulmani sono vittime dell’estremismo».
E non solo di quello. La Nigeria è tra i Paesi più corrotti al mondo. Le regioni del Nord non godono dei frutti del boom petrolifero che ha inondato il Sud, pur tra mille disuguaglianze e ritardi: la prima economia del Continente produce meno energia elettrica del disabitato Nord Dakota o, a parità di popolazione, del Bangladesh (Paese musulmano in crescita che guarda caso ha puntato sull’istruzione femminile più del disastrato Pakistan, da cui si è separato oltre mezzo secolo fa).

Priorità. A proposito di scuola: l’educazione non è certo tra le priorità del Governo del presidente Goodluck Jonathan. Le bambine in età scolare che non ricevono la dovuta istruzione in Nigeria sono circa 4,5 milioni. E Boko Haram non è il principale responsabile, anche se fa di tutto per diventarlo. A Maiduguri, capitale del Borno e culla del movimento nato nel 2002, la Future Prowess Islamic Foundation offre istruzione e colazione gratuite a 110 orfani che hanno perso uno o entrambi i genitori per mano degli estremisti. Come i bambini di Habiba, 26 anni, e Abdullahi, professione meccanico. O quelli di Aisha e Mohammed, che faceva il poliziotto. Sempre a Maiduguri, dopo il caso Chibok, al Government Girls College la preside Hauwa Musa Gwoma ha radunato le oltre duemila studentesse e ha spiegato loro che le misure di sicurezza sono aumentate (dieci guardie ai cancelli servono almeno a non sentirsi abbandonate). Zainab Abdujiibr, 18 anni, ha raccontato a Christina Lamb del Sunday Times: «Voglio diventare chirurgo. Abbiamo paura, ma siamo determinate. Sappiamo che educare un uomo vuol dire educare una persona, educare una donna vuol dire educare una nazione».
Il segreto a volte sta nelle frasi fatte. Così il vescovo Charles Hammawa, al telefono da Jalingo, spiega con voce pacata che «i cristiani della Nigeria non abbandonano la strada della speranza». E aggiunge: «Bisogna fare di tutto affinché i ragazzi e le ragazze possano continuare ad andare a scuola. La collaborazione tra cristiani e musulmani su questo tema è cruciale. Il caso delle studentesse di Chibok può rappresentare un freno, il Governo deve rassicurare le famiglie che le scuole sono un luogo sicuro».
Il problema non è soltanto Boko Haram. Come ricorda la poetessa e insegnante Lola Shoneyin, ci sono Stati come Zamfara dove solo il 5% delle ragazze dai 5 ai 16 anni sa leggere e scrivere. Zamfara è stato il primo degli Stati del Nord a reintrodurre la sharia. Per otto anni è stato guidato da un governatore, Ahmed Yerima, che una volta diventato senatore ha rimpiazzato la sua quarta moglie (lei stessa teenager) con una tredicenne egiziana. La cerimonia si è svolta nella moschea centrale di Abuja, con molti senatori tra gli invitati e nessuna protesta internazionale. Bring back that girl...