Il manifesto di EncuentroMadrid 2015

Utopia o desiderio: perché la Spagna ha bisogno di «dirsi»

A due mesi dalle elezioni, un Paese stretto tra critiche ai partiti e populismo. Che contributo può dare il pensiero di don Giussani? Tra incontri e mostre, ne discutono alcuni esperti all'annuale kermesse nella capitale (da "páginasdigital.es")
Fernando de Haro

A meno di due mesi dalle elezioni municipali e amministrative, in Spagna si percepisce chiaramente voglia di cambiamento. Questo desiderio sarà analizzato, il prossimo sabato mattina alle 11, in una delle tavole rotonde di EncuentroMadrid, con quattro invitati illustri: Jon Juaristi, saggista e opinionista; Mikel Buesa, economista; Juan Pablo Fusi, storico e Juan Antonio Ortega y Díaz Ambrona, uno dei protagonisti della Transizione spagnola.

Ai partecipanti sarà chiesto di pronunciarsi sulla situazione in Spagna, utilizzando come strumento di analisi alcuni elementi del "pensiero sociale" di Giussani. Il fondatore di CL diceva che «la costruzione autentica - la costruzione politica, la costruzione sociale - dipende dall’intensità realistica del desiderio». Secondo Giussani, ci sono due modi per affrontare l’impegno sociale e politico. O a partire dall’utopia, da una concezione prestabilita della realtà, che la rinchiude e la violenta. Oppure a partire dal desiderio, inteso come esigenza propria di ogni uomo. Desiderio di una vita più giusta, più armonica e in pace.

Desiderio o utopia. Questa è l’alternativa di cui si parlerà nella tavola rotonda. In un momento come questo, in cui si levano critiche contro la partitocrazia, in cui il populismo dilaga, in cui si fanno nuovi discorsi utopici, ma, accanto a ciò, emerge anche il legittimo desiderio di uno Stato non presuntuoso, più aperto, più orientato verso la società. C’è una stanchezza che parrebbe logica riguardo al modo in cui abbiamo concepito lo spazio pubblico. È stata fatta molta economia, ma poca politica. Juaristi ha già fatto notare che «l’estrema sinistra ha ragione quando dice che sono venuti a mancare i fondamenti del consenso, ma (questo è accaduto) non perché lo dice l’estrema sinistra». Perciò è necessaria una ricostruzione simile a quella che Juan Pablo Fusi spiega quando afferma che «il pensiero spagnolo, a partire dagli anni Settanta, si è impegnato a fornire gli strumenti di analisi per la ricostruzione della democrazia in Spagna, dopo la dittatura di Franco».

Allora sono stati il pensiero e anche la sensibilità sociale a rendere possibile quella svolta. Anche ora questo cambiamento può arrivare, se i soggetti sociali sapranno «dirsi». È l’espressione che ha utilizzato Julián Carrón, attuale presidente della Fraternità di CL, in un articolo pubblicato su ABC qualche tempo fa. «Questo è il vero elemento che deciderà il futuro dell’Europa (e della Spagna)», indicava Carrón, «se essa saprà diventare finalmente il luogo di un incontro reale tra proposte di significato, pur diverse e molteplici. Ora inizia la verifica per l’Europa (e per la Spagna). Spazio di libertà vuol dire spazio per dirsi, ognuno o insieme, davanti a tutti. Ciascuno metta a disposizione la sua visione e il suo modo di vivere. Questa condivisione ci farà scoprire noi stessi. A partire proprio dall’esperienza reale di ciascuno, e non da stereotipi ideologici che rendono impossibile il dialogo».

Gli spagnoli non hanno ancora saputo «dirsi» reciprocamente. Agli invitati si chiederà come è possibile recuperare questo dialogo reciproco. E come recuperare la stima per l’altro.