La colletta del Banco Farmaceutico a Scampia.

«Ch'ella ca tenimmo, o damm»

Una telefonata che non ti attendi. Una proposta singolare. Tra i banchi di scuola spuntano i farmaci per chi non se li può permettere. E tra le vele di Scampia la carità si mette in moto col Banco Farmaceutico

È un giorno come tanti al lavoro. Vengo raggiunta da una telefonata, il numero è sconosciuto: «Buongiorno, sono il preside di una scuola di Scampia. Ho visto la pubblicità in televisione del Banco Farmaceutico e ho pensato: perché non facciamo qui a scuola una raccolta di farmaci per le persone che non possono acquistarli?». Io: «Perché no?». Verifico la fattibilità dell’iniziativa con il responsabile della sede centrale del Banco a Milano. Ci confrontiamo sulle modalità tecniche. Posso chiedere aiuto ad un amico farmacista, che si è coinvolto nella Giornata di Raccolta del Farmaco del febbraio scorso, penso. Magari ci darà una mano. Così telefono a Gennaro, il farmacista, che mi dà subito la sua disponibilità e mi propone di chiedere una mano ad altri suoi colleghi. «Ok, si può fare».

Il preside è entusiasta e decide di coinvolgere altre scuole. Informiamo l’assessore all’istruzione del Comune di Napoli: «Vogliamo educare alla condivisione e alla gratuità, quindi quale luogo migliore di una scuola!». «Sono d’accordo», mi dice lui: «Ci sarò anch’io».

Il tempo passa e la notizia dilaga: «Tiziana, ho parlato dell’iniziativa che state preparando a Scampia con il direttore del Tg3 nazionale», mi dice un amico. «Mi ha detto che desidera poter comunicare notizie positive, la mattina dell’evento ci sarà un collegamento con la trasmissione “Buongiorno Regione”, che ne dici?». Si intreccia una rete di persone desiderose del Bene.
Una preghiera mi accompagna: che possa essere un’occasione per me e per i miei amici, coinvolti in questa avventura, per mendicare Cristo!

Arriva il giorno della raccolta. Mi reco a Scampia dove non ero mai stata. La vista delle vele mette amarezza, ma a quel degrado si contrappone la cura della scuola resa possibile dalla vivacità e dall’attenzione del preside, coadiuvato da una segreteria e da un collegio docenti operosimi e accoglienti, desiderosi di mostrare ai bambini il bello e il buono.

Le prime donazioni cominciano ad arrivare. Le classi con le maestre in testa vengono a turno a consegnare i loro farmaci, ma anche molte mamme, accompagnando i figli a scuola, tornano dopo un po’ con il loro farmaco. Una di loro mi dice: «Noi nunn ho tenimmo, ma ch’ella ca tenimmo o damm» («Noi non abbiamo molto, ma quello che abbiamo lo diamo»).

Emerge il cuore di un popolo che pur stretto da mille difficoltà, non si tira indietro di fronte al bisogno di un altro. Un’amica che ha presidiato la raccolta in un’altra scuola, al termine della mattinata mi scrive: «Che belle le periferie del mondo per incontrarLo». O un’altra: «Esperienza splendida a Scampia, di una realtà viva che ti aspetta e ti incontra in un punto preciso superando i preconcetti».
È stato evidente che c’è un Bene nella realtà irriducibile che attende di dilatarsi poggiando unicamente sul nostro fragile sì!
Tiziana Donnianni, Napoli