“La vita di don Giussani" presentata a Saluzzo.

Disposti a fare la sua stessa esperienza

Nella città piemontese torna don Giussani, con la presentazione del libro di Alberto Savorana. Don Marco Gallo, vice parroco a Verzuolo, Marco Destrù, avvocato, e Claudio Bottini raccontano l'impatto del prete brianzolo nelle loro vite
Giancarlo Chiarenza

Don Giussani è tornato a Saluzzo. Ci era già stato di persona una volta, a metà degli anni Settanta, invitato da monsignor Antonio Fustella, e ci è ritornato martedì 16 giugno, con la sua imponente biografia, presentata dalla comunità saluzzese alla città. Ad accoglierlo un altro Vescovo, l’attuale, monsignor Giuseppe Guerrini, capace di commuoversi nel ricordare gli scalini del Berchet, così simili a quelli dei licei del cuneese che sale lui stesso, pieno di apprensioni, ma anche di ricordare Giussani sia stata una figura veramente significativa per la vita della Chiesa.

Tracce del suo insegnamento si intravvedono anche nella antica Città del Marchesato: la Colletta alimentare, il Banco farmaceutico, il sostegno alle attività di Avsi, tutti gesti legati alla sua urgenza di mostrare la pertinenza della fede nelle esigenza della vita. E alla sua continua ed inesausta proposta ad interrogare, provocare, suscitare interrogativi e domande sul significato della vita di ognuno.

A discutere su La vita di don Giussani, don Marco Gallo, vice parroco di Verzuolo, che ha portato le suggestioni che la lettura del volume di Alberto Savorana gli hanno suscitato e la commossa tenerezza di un prete che legge don Giussani, Marco Dastrù, avvocato saluzzese, da poco nel movimento, dopo anni di sospetti e pregiudizi nei confronti di CL, e il milanese Claudio Bottini, diretto testimone della figura di don Giussani, conosciuto negli anni Settanta. È stato proprio quest’ultimo, con la sua testimonianza, a riconsegnare qualcosa del carisma del fondatore di CL.

Tanti i ricordi, le emozioni, le continue correzioni e ripartenze, vissute personalmente a contatto con Giussani. Dalle riletture dei testi di Leopardi, grazie alle quali da giovane studente in seminario riscoprì l’esigenza della Bellezza Infinita, alle prove della malattia, alla passione inesausta per ogni singolo uomo. Una serata intensa, carica, piena di emozioni, introdotta dal breve filmato che ritrae don Giussani in alcuni momenti significativi della sua vita di educatore. Un maestro, come sottolineato più volte, capace di mostrare un cristianesimo «virile», una profetica allerta sull'inevitabile "persecuzione" dei cristiani, perché portatori di verità, e di illuminare un cammino contrassegnato spesso da una sorta di “razzismo ideologico” subito per lunghi tratti, ma, soprattutto, in grado d’indicare i passi iniziali di una ascesi interminabile, con annesso il gusto del rischio.

È evidente che non basta leggere il libro per conoscerlo, ma bisogna essere disposti a fare la sua stessa esperienza. Perché quel che fonda la vita di ognuno non è in ciò che fa, ma nell’origine della vita stessa. Non ci potrà mai essere compiacimento al “piccolo orticello” perché la dimensione dell’uomo è l’Infinito.