Julián Carrón e Antonio Polito.

Un "punto infiammato" nella persona

Al Teatro Manzoni, nel cuore del capoluogo emiliano, giovedì scorso oltre mille persone hanno affollato la platea per la presentazione del libro di don Carrón. Con lui, sul palco, il giornalista Antonio Polito
Gianni Varani

Qual è il vero fondo della crisi che stiamo vivendo? È ruotato attorno a questo quesito cruciale e alle possibili risposte il dialogo a Bologna tra don Julián Carrón e il giornalista Antonio Polito, il 10 dicembre al teatro Manzoni, dove sono stati entrambi chiamati per presentare La bellezza disarmata, l’ultima fatica editoriale del Presidente della Fraternità di CL.

La risposta, di fronte a più di mille persone, è contenuta di fatto in un’altra domanda rilanciata dallo stesso Carrón: «Siamo di fronte a un conflitto tra religioni o un vuoto a cui non siamo in grado di rispondere?». È questo vuoto che genera nichilismo o noia - cita Gianni Vattimo - e che mette alla prova, per Carrón, tanto il cristianesimo quanto gli atei o i musulmani. Non basteranno, per questa sfida radicale, mere riproposizioni verbali o rituali del cristianesimo. Ma anche per la “polis”, la comunità degli uomini, affrontare questo vuoto è il tema chiave, la verifica delle varie filosofie e culture, per la sua stessa sopravvivenza.

L’illuminismo ha creduto, come hanno ben chiarito Benedetto XVI o Romano Guardini, di poter fissare i valori chiave del nostro mondo disarciondoli dalla radice cristiana. È la filosofia kantiana, la religione nei limiti della ragione, che oggi si è tradotta nel politicamente corretto e che, per il Presidente della Fraternità di CL, «affligge gli stessi cristiani che finiscono per riproporre le stesse risposte di tutti». I terroristi che hanno colpito in Francia, spiega «non sono figli di un disagio sociale, ma di una radicalizzazione umana di fronte alla insostenibilità di questo vuoto». Citando un opinionista francese, per don Carròn non siamo di fronte, in questi casi, ad una radicalizzazione dell’islam ma, in un certo senso, ad una islamizzazione della radicalizzazione. In qualche modo, questa ideologia terroristica si è rivelata come l’unica offerta “disponibile” sul mercato degli ideali per degli europei – perché di europei si tratta – che hanno sperimentato il vuoto e ne hanno provato ripugnanza.

Incalzato da Polito a chiarire quale sia il ruolo del "senso religioso" nella grande crisi moderna e come il cristianesimo possa sfuggire alla debolezza in cui sembra versare, don Julián ha ridetto qual è l’origine della fede cristiana, ovvero «essere un fatto, una vita che si propaga per incontri, sguardi, accoglienza, che rigenera l’umano», come esemplificato da diversi casi raccontati dal sacerdote spagnolo. Come ad esempio il ragazzo musulmano che ha incontrato Portofranco, centro di aiuto allo studio di Milano, in un periodo in cui girava per la città con una sbarra di ferro dentro lo zaino, eppure cambiato dall’accoglienza inaspettata incontrata.

Far rivivere l’io, la persona, cancellata da ideologie e psicologie che l’hanno ridotta a meccanismi e antecedenti: questo è un compito cruciale per vincere il vuoto. Occorre, per questo – e ne chiedeva spiegazioni proprio Polito –, un “punto infiammato” nella persona, il luogo che può rivelare che un io c’è ancora e può rinascere, dopo «esser stato fatto fuori dalle ideologie». È a questo “punto infiammato” che gli adulti rischiano di non saper più parlare.

Il cristianesimo, per Carrón, è uno sguardo a questo “punto chiave" dell’io, al valore irriducibile della persona. A questo ha guardato Cristo. E su questo si ricostruisce per sfidare il vuoto e proporre la “bellezza disarmata” presentata a Bologna e molte altre città italiane, come ha ricordato, nell'introdurre l’incontro, Luigi Benatti, responsabile della comunità bolognese di CL.