La presentazione alla stampa de "La bellezza desarmada" <br>a Madrid.

La vita che sfida l'ideologia

Come si risponde all'ideologia gender? Come si fa a dialogare se l'altro non vuole? Julián Carrón ha presentato alla stampa spagnola "La belleza desarmada": tra domande e provocazioni, a tema il cambiamento epocale che stiamo vivendo
Fernando De Haro

Circolo delle Belle Arti, cuore della Madrid culturale. Una grande vetrata aperta su una mattina di pioggia. Julián Carrón, presidente della Fraternità di CL, presenta alla stampa il suo libro La belleza desarmada, uscito in Spagna per Encuentro. «Era da tanto tempo che la Rizzoli, in Italia, mi chiedeva di pubblicare un libro, ma io non avevo particolare interesse a farlo. Ero già abbastanza impegnato con la responsabilità del movimento… Ma alla fine ho ceduto perché mi è sembrata un’occasione per fare un bilancio di quello che avevo detto da un po’ di tempo e per entrare nel dibattito attuale sul futuro dell’Europa, l’immigrazione, il terrorismo, i nuovi diritti…», dice Carrón con un accento dell’Estremadura che affiora qua e là in qualche frase.

L’autore sottolinea che libro è un tentativo di capire in che cosa consiste il cambiamento d’epoca di cui parla papa Francesco. Che cosa è successo? Il cristianesimo era la base fondamentale dell’Europa. «Dopo la Riforma, sono venute le guerre di religione. La religione ha cessato di essere la base comune degli europei. Allora si è cercato di salvare la ragione come elemento di unione. L’Illuminismo ha cercato di salvare le verità fondamentali ed è andato in cerca di un’evidenza che mettesse al riparo dalle dispute religiose. Lo ha fatto pretendendo in questo modo che le grandi convinzioni portate dal cristianesimo potessero resistere: la libertà, il valore della vita, la dignità umana, sembravano un patrimonio comune». Ma, secondo Carrón, il tentativo di fondare un’evidenza prescindendo dalla storia particolare che le ha dato origine è fallito, come ha detto più volte papa Benedetto XVI. Ormai facciamo fatica a riconoscere le cose più elementari, abbiamo paura di mettere al mondo dei figli, abbiamo paura della libertà. Ciò che prima era evidente ha cessato di esserlo.




















Il presidente della Fraternità di CL cita Hannah Arendt: «La crisi ci costringe a tornare a farci delle domande. La crisi esige domande vecchie e nuove. Se affrontiamo la crisi partendo dai nostri pregiudizi, la aggraviamo». Per questo, la stessa crisi può essere una grande occasione. Che cos’è che non funziona in Europa? Che cosa ci permette di restare uniti? «La sfida riguarda tutti. Qualche anno fa ci sarebbe sembrato impossibile quello che sta accadendo nella campagna elettorale degli Stati Uniti, o che qualcuno pensasse di alzare un muro a Calais. Abbiamo domande senza risposte immediate. Anche il cristianesimo è davanti a questa sfida. Continua ad essere pertinente alla vita dell’uomo? Un uomo colto dei nostri giorni può continuare a credere?», si chiede l’autore.

In questo momento, sottolinea il responsabile di CL, la fede ha una possibilità unica per offrire risposte a queste sfide. Ma questo a condizione che il cristianesimo faccia a sua volta un esame di coscienza. «Anche la Chiesa ha una parte di responsabilità nel disfacimento delle evidenze. Il cristianesimo ha cessato di essere interessante per gli stessi cristiani. Cosa abbiamo perso per strada? Solo se il cristianesimo recupera la sua essenza può ridiventare attraente», prosegue. Carrión lancia una provocazione: allora, come si può presentare il cristianesimo in questo momento? «La libertà è ciò che stimiamo di più», risponde: «E la Chiesa sulla questione della libertà ha fatto un grande cammino. Non c’è altra modalità di proporre il cristianesimo che la forza della stessa verità. Non c’è altra possibilità di presentare il cristianesimo oggi se non come una bellezza disarmata. Questo non dipende da una dialettica, non servono difese in astratto. Il problema non è chi ha ragione, ma come si fa vivere. Nascerà un nuovo interesse per il cristianesimo se la gente potrà incontrare una nuova modalità di vivere la vita. Solo attraverso la bellezza che risplende il cristianesimo può essere interessante».




















Secondo l’autore de La belleza desarmada, il problema del nichilismo, origine di molti problemi attuali, non si risolve con i muri. In questo momento siamo tutti meno presuntuosi, e questo ci permette di incontrarci con persone che in altri momenti avevamo catalogato come “nemici”, e che adesso, invece, possono insegnarci qualcosa.

«Come si risponde all’ideologia gender?», domanda uno dei presenti. «Si risponde se quelli che sostengono questa ideologia possono incontrare un’altra possibilità», dice Carrón: «A noi sembra poco che, per esempio, il figlio di una coppia omosessuale veda la bellezza del fatto che un suo compagno di scuola abbia un padre e una madre. Però sono questi fatti che aprono una breccia nel muro. Ciò che può vincere l’ideologia sono dei fatti che la sfidano. Tante volte abbiamo lottato per i valori in una forma ideologica. E questo ha stancato. I valori stancano se non sono legati alla loro origine storica. L’ideologia si sfida con la vita, con la vita che vibra in noi, con un avvenimento. Questo può sembrare ingenuo, ma non lo è. A volte ciò che abbiamo fatto passare per cristianesimo non lo era, era etica kantiana».

Un altro dei giornalisti presenti chiede come si può dialogare quando gli altri, in realtà, non vogliono avere un dialogo. L’autore risponde che è necessario chiedersi se sono soltanto gli altri a impedire il dialogo. «Non basta ripetere le cose, perché l’altro con cui vogliamo dialogare spesso non riconosce le cose più elementari. È una situazione affascinante, perché bisogna capire che cosa funziona e cosa no... Ma la verità è sempre una relazione».