L'8 novembre, gli americani saranno chiamati a votare.

La politica che rende più umani

Le elezioni imminenti, e un'apatia che sembra avvilire l'interesse per il bene comune. Eppure, la scoperta che è ancora possibile «essere protagonisti della nostra storia». Partendo da un semplice volantino fino al dialogo con due candidati

Il volantino “Protagonisti della nostra storia”, che abbiamo scritto per le imminenti elezioni politiche, mi ha fatto scoprire che questa è una opportunità per verificare Cristo. Sono molto grato, più contento ora di quanto non lo fossi prima.

Guardare le trasmissioni di attualità e, in seguito, il primo dibattito presidenziale mi ha fatto sentire come chiunque altro: sconfitto, cioè con un «desiderio profondamente umano di essere attore responsabile che non può essere colmato». La conseguenza ovvia era, come dice il volantino, l’apatia. L’apatia è probabilmente la reazione più comoda davanti alla vera parola: la sconfitta. Ma, dice il volantino, questa apatia è la crisi della mia persona, di una persona che perde l’energia di provare un interesse per il bene comune (cioè il mio desiderio). I miei commenti erano uguali a quelli di chiunque, e nelle mie lamentele mi sono scoperto completamente immerso in questa apatia. Ma sapevo che qualcosa non andava. Ecco perché sono tornato al volantino.

Il volantino dice, «L’impegno politico non dovrebbe limitarsi a una partecipazione al processo elettorale», e successivamente, che per «coinvolgerci con la vita sociale e politica in forme come le associazioni di quartiere, le iniziative di riforma della scuola, le assemblee cittadine, i centri culturali o le organizzazioni benefiche di matrice religiosa costituisce un’opportunità privilegiata, non un hobby per chi ha del senso civico». Questo è stato per me come un lampo di luce! Quando mi commuovevo per un immigrato senza lavoro e senza visto, e chiedevo ad altri di aiutarmi, e adottavo misure concrete per aiutarlo, stavo facendo un’attività politica. Quando aiutavo una persona della mia parrocchia rimasta senza lavoro e mi mobilitavo insieme ad altri fino a quando non lo trovava, quella era un’attività politica. Quando partecipavo a un’associazione locale di quartiere per avere un aiuto sulla sicurezza o su altre questioni, quando la mia chiesa accoglie i senza tetto, i volontari della San Vincenzo o altri visitano gli ammalati e preparano il cibo per loro, tutto questo è politica. Ho scoperto all’improvviso che Cristo mi ha reso più umano, più interessato al bene degli altri piuttosto che al lamento di qualcun altro sopra di me che non mi aiuta.

Rendermi conto di questo è stato così gratificante che sono andato su internet per informarmi sul voto e sui candidati locali, ho scritto loro, e ho incominciato a dialogare con due candidati al Minnesota House (di partiti opposti) che mi hanno risposto. Oggi sono stato al telefono con uno di loro per venti minuti, esponendogli le mie preoccupazioni sull’assistenza sanitaria, sulla scelta scolastica, e altre questioni che riguardano la mia gente. Un amico mi ha detto che vogliono mettersi in contatto con me perché vogliono il mio voto. È vero, ma questo non spiega tutto, perché il mio voto in un distretto di 40mila persone non conta molto. Ma la sensazione che ho è che non avessero molte persone che li chiamavano. Penso, invece, che fossero anche loro desiderosi di un dialogo.

È questo il modo in cui io sto verificando Cristo attraverso le elezioni politiche. Primo, perché la nostra stessa esistenza (la Chiesa, il movimento) è un soggetto politico, in forza della vita che è generata dentro di noi. Secondo, perché in questa compagnia ho visto fiorire il mio desiderio. Cristo mi ha reso più umano. Queste elezioni politiche (attraverso il lavoro del volantino) hanno aumentato la mia fede. Non sono sconfitto, sono entusiasta.

Sebastian, Minnesota (USA)