Rosetta con don Pigi Bernareggi.

Rosa e i 50 anni di «sì» al momento giusto

In centinaia per ringraziare Rosetta Brambilla, in missione dal 1967 a Belo Horizonte. I ragazzi della sua opera, le sorprese, il samba. E la fedeltà a una "storia particolare": «C'è il mondo dietro di lei»
Monica Baeta - foto di Kika Antunes

Il 4 marzo, a Belo Horizonte, si sono festeggiati i cinquant’anni di vita in Brasile dell’amata Rosetta Brambilla, che è arrivata in queste terre come missionaria, su invito di don Giussani, quando era una giovane fresca di studi.

Rosetta vive in una delle periferie della zona nord di Belo Horizonte - 1° de Maio - e, per tutta la vita, ha lavorato alla costruzione dell’associazione Obras Educativas padre Giussani, che oggi si dedica a 1.200 bambini e adolescenti (dagli zero ai 18 anni) e alle loro famiglie. Ci sono quattro asili nido comunitari e quattro centri di aiuto allo studio per i ragazzi dei quartieri Jardim Felicidade, 1º de Maio, Novo Tupi e Providência. Nel Bairro Felicidade esiste una casa di accoglienza - Casa Novella - per bambini fino ai sei anni, segnalati dal Tribunale perché in situazioni a rischio, poi il Projeto Jovem Aprendiz, in collaborazione con le aziende di Belo Horizonte, e il centro sportivo Virgilio Resi. Fin dall’inizio, Rosetta ha operato in stretto contatto con l’amico Pigi Bernareggi, sacerdote italiano che vive e lavora nel quartiere 1° de Maio.

Rosa (così la chiamano gli amici) ha conosciuto l’esperienza di Comunione e Liberazione in Italia negli anni ’60 e, pochi anni dopo, è venuta in Brasile. «Cinquant’anni di Brasile e cinquantasei anni di ringraziamento per l’incontro con don Giussani e per essere stata scelta e preferita da Dio», ha detto nel suo discorso durante la festa: «Il tempo cronologico non esiste, esiste il sì al momento giusto e la continua ricerca del Volto di Cristo. Dio ha usato questa umile serva per rendere visibile l’invisibile. Ringrazio il Signore, la mia famiglia, la compagnia vissuta nella vocazione, tutte le persone che lavorano e costruiscono l’Obra Educativa padre Giussani, gli amici presenti e assenti, e quelli che da lontano mi hanno sostenuto in questi anni di cammino».

Era impressionante vedere tante persone: una palestra piena di gente di ogni età, colore e condizione sociale, italiani e brasiliani. L’ambasciatore italiano in Brasile, Antonio Bernardini, aveva chiesto di partecipare e di poter salutare Rosetta in nome del popolo italiano: «Il Brasile e l’Italia hanno una storia di grande collaborazione e siamo particolarmente orgogliosi di questo lavoro di Rosetta».




















Nella messa di ringraziamento celebrata da padre Giovanni Vecchio si è visto con chiarezza da dove tutto è cominciato: «Nella nostra vita, oggi come all’epoca di Gesù, tutto inizia con un incontro», ha detto Giovanni. «Tu, Rosetta, sai bene come è accaduto l’incontro che ha segnato la tua vita, quale è stato lo "scambio di sguardi" che ha rivelato la tua vocazione e ti ha offerto un cammino sicuro per la tua storia».

Rosetta ha ascoltato con emozione la lettera inviatale da don Julián Carrón, guida del movimento, che ha scritto, tra l’altro: «I tuoi primi cinquant’anni in Brasile mi fanno pensare alla frase di don Giussani che di questi tempi ci stiamo ripetendo assai spesso: una "storia particolare (...) è la chiave di volta della concezione cristiana dell’uomo, della sua moralità, nel suo rapporto con Dio, con la vita, con il mondo". Avresti mai immaginato che un incontro del 1961 a Milano, con un giovane di Belo Horizonte, avrebbe segnato l’inizio di un’avventura che a un certo punto avrebbe coinvolto anche te, rivoluzionando la tua vita fino a portarti a Belo Horizonte? Giussani non ha mai dimenticato quell’incontro, e in effetti è rimasto fedele a quell’inizio inaspettato, come diceva negli anni ’90: "Sono sempre andato a San Paolo tranquillo, perché nell’esistenza del nostro movimento c’era stato un segnale, un certo incontro che ci ha fissato lo sguardo sul Brasile. E allora abbiamo seguito con cocciutaggine, cioè con fedeltà, questo avvenimento". Perché? Perché per lui era il segno che "le modalità con cui ottiene il suo scopo non si possono prevedere" (Vita di don Giussani, pp. 846-847)».





















Era presente anche il responsabile del movimento in Brasile, Marco Montrasi, che ringraziando Rosetta ha detto: «Pensando a Rosa, mi è venuto in mente che, quando papa Benedetto XVI ha compiuto sessantacinque anni di sacerdozio, durante l’incontro con papa Francesco ha detto: "La sua bontà è il luogo in cui mi sento protetto". Ed è così per me, da quando sono arrivato e ho conosciuto Rosa, ogni volta che la incontro mi rendo conto di questo: una bontà in cui mi sento protetto. E abbiamo bisogno di incontrare chi posa questo sguardo su di noi, chi ci protegge così, qualcosa che ti penetra, uno sguardo che risveglia e ti rende più sicuro, più tranquillo, in mezzo a tutti i problemi della vita. E la seconda cosa che mi colpisce è che Rosa non è Rosa. C’è il mondo dietro Rosa. È uno sguardo che ti porta sempre a un Altro. E le persone più affascinanti fra noi non sono quelle speciali o geniali di per sé, ma quelle che rimandano sempre verso un altro luogo, a un Altro, che ti lasciano quasi un mistero che desideri scoprire».

È stato bellissimo vedere la raccolta di testi e poesie preparata e recitata dai giovani della Obra, in cui è apparso con chiarezza il desiderio di felicità e di realizzazione di ogni individuo e il grande cuore che condivide questo desiderio, attraverso il tentativo di rispondere alle esigenze più concrete di ogni giorno, come quella di aiutare a occuparsi di un figlio o assistere le famiglie nella loro lotta quotidiana.





















Naturalmente, non poteva mancare un buon samba e un tavolo pieno di cibi tipici. Le famiglie e i bambini avevano preparato un saggio della scuola di samba con musica composta ad hoc per l’occasione: una parodia degli episodi della vita di Rosa. Tutti si sono messi a ballare animatamente. Poi i ragazzi del Gruppo di Samba "Ronaldo Coisa Nossa", grandi amici di Rosetta, hanno rallegrato la festa con una gioia contagiosa.

La cosa più straordinaria di questa celebrazione della vita erano gli sguardi ammirati, grati, a volte commossi fino alle lacrime e senza dubbio colpiti dalla grande storia della Presenza di Cristo in mezzo agli uomini, persone reali che oggi possono toccare e vedere la Sua grande misericordia e bontà in questo periodo così travagliato.

Grazie Rosetta per il tuo sì e la tua fedeltà. E che tu possa rimanere tanti, tanti anni tra di noi.