Pilar Rahola, giornalista e scrittrice

Pilar Rahola: «La fede dei cristiani rende tutti migliori»

Dopo l'incontro su "La belleza desarmada" con Carrón a Barcellona (presto la traduzione del video), la giornalista de "La Vanguardia" è tornata a parlarne sul magazine catalano: un dialogo intenso, su un'idea di cristianesimo «forte e rivoluzionaria»
Pilar Rahola

Domenica scorsa ho avuto l’onore di presentare il libro La belleza desarmada, del sacerdote Julián Carrón, presidente di Comunione e Liberazione. L’evento si è svolto nell’ambito delle giornate di PuntBCN, un luogo di incontro il cui tema è una dichiarazione di principio: «Il dialogo è relazione con l’altro, chiunque esso sia, comunque esso sia». E facendo onore a questo tema, si è avviato un dialogo intenso e profondo tra un sacerdote cattolico e la sottoscritta, tanto interessata alla trascendenza spirituale quanto lontana dal comprendere il concetto della divinità.



Tuttavia, non ha avuto importanza il fatto che uno fosse credente e l’altra no, perché il dialogo si è instaurato nel segno di due principi fondamentali, e secondo Carrón fondativi del cristianesimo: la libertà individuale e il rispetto per il prossimo. Ed è stato così che, partendo dalle due sponde dell’anelito spirituale, quella della fede religiosa e quella del dubbio razionalista, abbiamo cominciato a sciogliere i nodi della matassa di questo tempo così convulso e sconcertante. Julián ha esposto la bellezza disarmata di una fede cristiana che si offre agli altri spogliata di attributi, senza difese, senza ambizioni, con l’unico proposito di servire l’umanità; e in questa amabile schermaglia tra noi, io gli ho risposto che questa fede mi era estranea, ma che mi risulta illuminante quello che essa suscita nei credenti. Una fede che può nascere solo dalla libertà, al punto che, citando Ratzinger, Carrón ricorda nel suo libro che il cristianesimo perse la sua purezza quando, dopo l’Editto di Teodosio, cessò di essere una scelta e divenne un’imposizione. Concordo totalmente con lui, e aggiungo: il cristianesimo è tornato a essere molto interessante da quando non è più la religione del potere e si modella nella resistenza e nella volontà, in particolare in quelle aree dove la fede cristiana è oggi duramente perseguitata. Ossia, la difficoltà riporta i credenti alla purezza delle origini e all’essenziale del messaggio, che è usare Dio come motore per donarsi agli esseri umani. Un’idea davvero forte, che risulta rivoluzionaria.



In alcuni passi del libro, Julián parla della fine dell’Illuminismo, un Illuminismo che ha operato bene nel porre la ragione al centro dell’universo umano, ma male nel credere che questo fosse l’unico motore possibile. Certo è che, dalla mia posizione di non credente, sono d’accordo con lui: l’Illuminismo ha fallito nel suo intento di porre la ragione come misura e soluzione di tutto. Per questo motivo in questo momento di profondo smarrimento, con ideologie totalitarie che ci minacciano e democrazie in pieno naufragio, la parola di Gesù torna a essere un’idea luminosa. Non è l’unica, ma senza dubbio è molto necessaria, specialmente quando la croce dimentica i simboli del potere e ritorna alla vita di tutti. Termino con una provocazione: che i cristiani escano dall’armadio. Forse non tutti abbiamo una fede come la loro, ma la loro fede rende tutti migliori.

da La Vanguardia, 21 maggio 2017