Presentato il Meeting 2017: «Il modo di riguadagnare l'eredità è la libertà»

A Roma intervengono Eraldo Affinati, Antonio Spadaro e Angelino Alfano. La presidente Emilia Guarnieri: «Sarà una scommessa sull'apertura all'identità dell'altro». Appuntamento a Rimini dal 20 al 26 agosto
Silvia Guidi

«È uno dei temi cruciali di Goethe: devi conquistare la cosa che già pensi di avere. Qualsiasi padre vorrebbe augurarsi questo per suo figlio». A parlare è Eraldo Affinati, scrittore, educatore, fondatore di un’opera diffusa in tutta Italia, la scuola Penny Whirton, che insegna l’italiano agli stranieri, durante la presentazione della XXXVIII edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli, che si è svolta il 22 giugno nella Pinacoteca del Tesoriere di Roma. Un luogo stracolmo di passato, in cui i tanti ritratti di cavalieri, santi, profeti della tradizione biblica fissano chi si aggira per le sale dal fondo scuro delle loro tele seicentesche, come invitando a riallacciare un dialogo troppe volte interrotto. O mai iniziato, o (peggio) relegato ai banchi di scuola perché sentito come inutile, non abbastanza influente o fertile di cambiamento nel presente.

Il titolo dell’edizione 2017 del Meeting è tratto dal Faust di Goethe: «Quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo, per possederlo». C’è molto, moltissimo da riguadagnare, ha detto in apertura Emilia Guarnieri, presentando gli altri due relatori, il ministro degli Esteri Angelino Alfano, e padre Antonio Spadaro, il direttore della rivista più antica in lingua italiana, La Civiltà Cattolica. Prima di tutto, che cosa vuol dire davvero essere padri, che cosa significa davvero essere figli. Sono tante le cose fondamentali di cui abbiamo fatto esperienza come possibili ma che sembrano essersi perse per strada, ha detto la presidente del Meeting, come un interesse reale per i giovani, per il loro lavoro, o una reale dimensione europea, un’idea certa di costruzione comune.

Da sinistra: Angelino Alfano, Emilia Guarnieri, Antonio Spadaro e Eraldo Affinati. Foto: Daniele Marino

«Viene in mente Primo Levi e il suo I sommersi e i salvati», continua Affinati: «Io ho sofferto per anni per la mancanza delle parole e mi sono ritrovato grazie alla letteratura. Il luogo in cui si diventa grandi è la lingua, la casa del nostro pensiero; la scrittura senza la vita è vuota, ma una vita senza lingua è solo un grumo indistinto. Don Lorenzo Milani, a cui Papa Francesco ha reso omaggio andando a pregare sulla sua tomba, ci consegna uno stile, un modo di essere. I ragazzi di Barbiana oggi chi sono? Sono tanti gli invalidi spirituali che hanno bisogno di una lingua ortopedica per ricomporre le loro fratture. C’è un lavoro umano da compiere, non possiamo delegare tutto alla politica».

Educare non significa voler “addomesticare” l’altro, sottolinea padre Spadaro, citando uno dei tanti appelli rivolti da Bergoglio, da arcivescovo di Buenos Aires e da Papa, a insegnanti e formatori; è significativo il fatto che un terzo degli scritti di Francesco sia incentrato proprio sul tema dell’educazione. «Il modo per riguadagnare l’eredità ricevuta dei padri è la libertà, niente è scontato nel passaggio tra le generazioni. Ciò che ricevo è mio se attraversa la mia libertà. E dove c’è libertà, c’è inquietudine. Nulla è mio se non attraversa la mia personale inquietudine. Se questo non avviene la mia vita diventa una bottega di restauro o un laboratorio di utopie».

Al Papa, continua il direttore de La Civiltà Cattolica, piace la postura esistenziale di Agostino. Per questo motivo l’eredità che si trasmette di padre in figlio, è una eredità di inquietudini che la storia ha plasmato e modellato anche nella vita dei popoli. «Sorprendentemente per papa Francesco i padri, gli “anziani” sono coloro che sognano», ha osservato Spadaro: «I giovani invece sono coloro che hanno visioni. Per Bergoglio, in questa catena di sogni e visioni, se i padri sono incapaci di narrare i loro sogni non permettono alle giovani generazioni di avere visioni, di fare progetti, dal momento che il futuro genera insicurezza, sfiducia, paura». Sfidiamoli, i ragazzi, ripete Francesco; e non lasciamo che l’esperienza vertiginosa della libertà la ricevano da altri, accontentandosi di surrogati di pessima qualità o adrenalina facile. Il vero “vino da vertigini” viene da un autentico dialogo con Dio.

Il ministro Alfano, poi, ha ricordato la “sua” Lampedusa, isola amatissima durante l’adolescenza, sinonimo di vacanza e spiagge bianche assolate per chi vive ad Agrigento, nuovo “Checkpoint Charlie” del ventunesimo secolo. «A Rimini, con il Segretario Generale della Nato, Jens Stoltenberg, ho scelto di affrontare il tema della sicurezza. L’Italia è stato, finora, un Paese sicuro. Abbiamo dimostrato che si può coniugare solidarietà e sicurezza in un mondo in cui - è bene ricordarlo - il rischio zero non esiste».

«Questo Meeting vorrà essere anche la scommessa», ha concluso Emilia Guarnieri: «Una scommessa sul fatto che la consapevolezza dell’identità apre all’altro, alle nuove sfide, alle questioni drammatiche che abbiamo di fronte, al lavoro, alla sfida delle nuove tecnologie, alla giustizia, alla educazione, alle migrazioni, alla convivenza civile, al dramma di Paesi più poveri del nostro, al vuoto esistenziale che genera violenza, alla libertà religiosa e civile che manca in tanti Paesi, alle guerre. Non parleremo di tutto, ma questo è l’orizzonte che vogliamo portare nel cuore».