La "Madama Butterfly" della China National Opera House di Pechino

Verso il Meeting - La "Madama Butterfly" a Rimini la cantano i cinesi

Ad aprire la settimana sarà il melodramma di Giacomo Puccini. Lo eseguiranno, in forma di concerto, 160 artisti della China National Opera House. Un pezzo della cultura italiana riletto dalla tradizione orientale
Paola Ronconi

«Con onor muore chi non può serbar vita con onore». Si condensa tutta in questa frase la millenaria tradizione giapponese che Giacomo Puccini mise in musica, all’inizio del secolo scorso, con la Madama Butterfly. L’opera lirica in tre atti narra la storia di una geisha sedotta, abbandonata e suicida: Cio-cio-san non può accettare la durissima realtà che le si è palesata di fronte agli occhi. L’uomo che ama, che ha sposato tre anni prima, l’ha abbandonata. E dopo che lei lo ha atteso con tanta fedeltà per tutto quel tempo, è tornato, ma con un’altra sposa.
Sarà proprio lei, Cio-cio-san, ad aprire il Meeting di Rimini, calcando la scena dell’Arena la sera del 20 agosto.

“Quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo, per possederlo” recita il titolo ddi quest’anno, intorno al quale a poco a poco si sta costruendo tutta la settimana riminese. Ma se «ogni Meeting nasce sulla provocazione di un titolo, la strada da percorrere è a doppio senso», spiega Otello Cenci, responsabile degli spettacoli: «Si va a caccia di ciò che il tema suggerisce, tanto quanto bisogna stare attenti alle proposte che arrivano». In questo spettacolo inaugurale si inseriscono tutt’e due le dinamiche: la proposta di una Madama Butterfly è arrivata da Emilia Romagna Festival, «dal territorio, dunque», sottolinea Cenci, «e sul progetto abbiamo coinvolto anche la Sagra musicale Malatestiana, manifestazione di musica classica riminese, giunta alla sessantottesima edizione». Ma la vera novità è un’altra: sarà il China National Opera House di Pechino con 160 artisti diretti da Yang Yang, uno dei direttori cinesi più importanti della sua generazione, a eseguire il melodramma pucciniano come “opera in forma di concerto”, cioè senza le scenografie e i movimenti propri dell’opera.



Ma in che modo uno spettacolo del genere può interessare al Meeting di Rimini del 2017 e al suo tema? Nella riscoperta della tradizione, l’opera lirica, secondo Otello, può dire molto: è un genere musicale totalmente occidentale, ma se in Italia, dove è nato, non è così popolare, in Paesi come Cina e Giappone negli ultimi decenni c’è un grandissimo interesse; è qui, infatti, che si sta investendo moltissimo: pur avendo una dizione, una concezione del canto, una cultura e dei valori molto diversi, i nostri conservatori sono pieni di studenti che vengono da Oriente e in patria stanno costruendo tantissimi nuovi teatri. «È come se avessero una enorme fame di cultura che trova nella tradizione italiana un vasto patrimonio cui attingere. Non solo: «L’essere “riletti” dall’esterno ci fa capire cosa gli altri trovano in noi e ci permette di riscoprire quegli aspetti della nostra identità che rischiamo di dare per scontati, di dimenticare. L’arte parla in bellezza, e ho molta aspettativa di capire se si può diventare compagni di viaggio».

Poi c’è il fattore della internazionalià: «Fin dalla prima edizione, nelle corde del Meeting c’è sempre stato il desiderio di andare a incontrare tradizioni e culture lontane e di mettere a tema un elemento di confronto», sottolinea Otello. «In questo caso l’opera lirica fa da trait d’union e viene conosciuta, reinterpretata e riproposta a noi attraverso la cultura orientale. L’incontro con realtà e soggetti internazionali - penso a quando abbiamo collaborato con artisti africani, russi, americani - e la collaborazione anche con soggetti del nostro territorio creano un mix a cui sarà interessante assistere».