San Paolo, Brasile, domenica 10 settembre. L'incontro con don Julián Carrón

Carrón in Brasile: «La promessa è in un cammino»

Centinaia di persone, tra presenti in sala, videocollegate da sedici città o via Facebook. La comunità brasiliana ha organizzato a San Paolo un incontro con la guida di CL. Tra interventi e testimonianze, «la possibilità che la vita fiorisca»
Isabella Alberto

La sala era gremita, con i trecento posti tutti occupati. Una stanza adiacente era stata allestita sul momento, in modo che chi non fosse riuscito ad entrare avrebbe potuto assistere in video. Anche altre sedici città erano collegate in videoconferenza con San Paolo. Senza contare le persone connesse alla diretta Facebook sulla pagina di Passos, il Tracce brasiliano. Che cosa può spingere tanta gente a dedicare la mattina di domenica 10 settembre a un incontro con don Carrón?

Una ragione può essere il desiderio che la vita fiorisca, come abbiamo visto e sentito dire da padre Aurelio Riva, che a settantacinque anni ha condiviso la gioia di una vita «che canta». Vive nella città di Paulínia, nello Stato di San Paolo, e non si è accontentato di andare a visitare i giovani che sarebbero stati cresimati, ma ha accettato di imparare «quello che credevo di conoscere», e così è nata un’amicizia. Ha rischiato e ora è presente con tredici studenti che hanno accettato di seguire quella novità. All’andata, due ore di viaggio, hanno cantato insieme Ho un amico grande grande.



L’incontro è nato approfittando del passaggio di don Julián Carrón a San Paolo. Marco Montrasi, responsabile nazionale di CL, ha posto alcune domande, emerse dal lavoro di quest’anno del movimento in Brasile. In primo luogo, ha chiesto a Carrón di chiarire l’importanza del termine “avvenimento”, questa «grande parola il cui significato è la categoria che definisce anche il cristianesimo».

Carrón ha richiamato l’attenzione sul canto che era stato appena eseguito: A Tua Presença Morena. Parla di una presenza «che penetra nella vita e coinvolge tutto, ogni cosa è determinata dalla sua presenza. Entra attraverso tutte le porte e finestre, in tutti i luoghi più reconditi della vita». E lancia una sfida: «A chi di noi non piacerebbe avere una presenza nella vita che fa sì che tutto non sia arido, un dovere da compiere, ma qualcosa che fa vibrare tutta la nostra persona?». Una canzone popolare, ma letta con un’intelligenza nuova che ha lasciato tutti stupiti. Poi ha continuato: «L’avvenimento è qualcosa che accade nella nostra persona e rende tutto interessante per noi. E don Giussani ha dato inizio al movimento cercando di mostrare a tutti che il cristianesimo è un evento che fa vibrare tutto, che rende tutto interessante. Gesù ha detto che chi lo seguirà riceverà il centuplo: tutto diventa cento volte più grande di prima».


«A chi di noi non piacerebbe avere una presenza nella vita che fa sì che tutto non sia arido, un dovere da compiere, ma qualcosa che fa vibrare tutta la nostra persona?» (don Julián Carrón)

Il dialogo continua. Esiste la fatica di vivere e l’uomo grida. E allora, che cosa significa «aspettare un cammino, non un miracolo»? Carrón ha raccontato un episodio di qualche anno fa all’Università Cattolica di Milano, dove insegna. Stava spiegando il capitolo 10 de Il senso religioso di don Giussani. «Supponete di nascere, di uscire dal ventre di vostra madre all’età che avete in questo momento, nel senso di sviluppo e di coscienza dei vent’anni». Uno studente chiese di parlare e disse che dopo un incidente stradale era rimasto in coma per mesi e quando si era svegliato tutto era nuovo. Nulla era ovvio. Tutto lo sorprendeva. Ma dopo pochi mesi, quella consapevolezza era sparita. Così, Carrón afferma: «Per questo è necessario un cammino. Ha vissuto con questa sorpresa, ma dopo un po’ di tempo, passato il miracolo, tutto si è spento. Ciò che rende stabile la sorpresa davanti alla realtà è un cammino educativo in cui siamo costantemente stimolati a vivere con la curiosità del bambino».



Nella platea, il pubblico è silenzioso e attento. «Stiamo tutti insieme, seguendo Giussani, per imparare ad avere questa posizione davanti alla realtà, e a pensare che nulla è ovvio e che da qualsiasi cosa si può imparare. Non siamo condannati alla decadenza. Abbiamo visto come don Giussani, fino alla morte, rimaneva sorpreso davanti a tutto quello che succedeva». È possibile. È una promessa per tutti. L’unica condizione è seguire il cammino cristiano.

Per parlare della potenza di Cristo, di colui che permette che il matrimonio, il lavoro, gli amici e i figli continuino a esistere, è stato chiesto di parlare a don Pigi Bernareggi, presente fra il pubblico: «C’è una curva matematica, chiamata “gaussiana”, che è il simbolo della vita. Tutto nasce, cresce, raggiunge il suo picco, decade e finisce. Quello che è fantastico è che il cristianesimo si permette di sfuggire alla curva gaussiana e di creare un’ascesa continua». Lo abbiamo visto in Madre Teresa, in Giovanni Paolo II, in don Giussani. È vero! Che cosa significa una presenza cristiana nel mondo? Vivere l’appartenenza a Cristo, lasciandosi costantemente guidare in un luogo dalla Sua presenza. Una situazione difficile, per esempio, può rappresentare un’opportunità per comunicare la novità cristiana.

«C’è una curva matematica, chiamata “gaussiana”, che è il simbolo della vita. Tutto nasce, cresce, raggiunge il suo picco, decade e finisce. Il cristianesimo si permette di sfuggire alla curva gaussiana e di creare un’ascesa continua» (don Pigi Bernareggi)


L’ultimo punto toccato è stato la crisi che sta attraversando il Paese, la paura che domina la gente, paralizzando molti. Invece di dare una spiegazione, Carrón ha chiesto a Claudiana, mamma di cinque ragazze, di portare la sua testimonianza. E Claudiana ha raccontato della Scuola di comunità fatta via Skype con un gruppo di madri: «Con il passare del tempo vedo come questo gesto è diventato mio. Tutte le proposte del movimento mi tengono compagnia, non sono cose da fare obbligatoriamente. Sono tornata dalle vacanze in un modo che mi fa venire voglia di vivere il lunedì allo stesso modo di quei giorni. Ecco perché mi sento figlia di questa storia. E se non sono distratta, percepisco tutto come una grazia che mi raggiunge». E così si cresce e si arriva in luoghi che non si potevano neanche immaginare.

«Basta che una persona cominci a prendere sul serio il cammino e farà muovere gli altri», ha aggiunto Carrón: «Quando una persona aderisce a questo cammino, fiorisce. Questa è la pietà che Cristo continua ad avere per noi. Quello che dobbiamo chiedere è che questa semplicità da bambini si lasci provocare dal modo in cui Cristo, ora, ci chiama».