Barcellona

CL Catalogna: «Ricominciare a partire da ciò che abbiamo imparato»

Il 21 dicembre la regione di Barcellona torna al voto per eleggere il suo Parlamento. Tra la confusione politica e sociale e un'economia in difficoltà, emerge la necessità che torni protagonista il bene comune. Il volantino della comunità di CL catalana

Siamo di fronte alla quarta tornata di elezioni al Parlamento di Catalogna negli ultimi sette anni: un dato significativo, che può aiutarci a rinnovare il nostro modo di fare politica. Siamo in una situazione di crisi politica e sociale tra le più acute dalla restaurazione della Generalitat: istituzioni commissariate, rappresentanti eletti destituiti e in carcere, più di duemila imprese che hanno trasferito le loro sedi fuori dalla Catalogna e indicatori economici non rosei.

1. Il bene comune esige di accogliere la diversità e la complessità

La situazione attuale non soddisfa nessuno. La deriva politica di questi mesi ha spezzato la convivenza a tutti i livelli: si sono aperte ferite all’interno di alcune famiglie, sono sorti rancori e incomprensioni fra amici e compagni di lavoro. Nella società si è insinuato un diffuso malessere. Con diverse posizioni, molti vivono angosciati, in preda al risentimento per l’ingiustizia e timore per il futuro. Tendiamo a pensare che la causa del nostro malessere sia sempre “l’altro”, che impedisce a ciascuno di realizzare ciò che desidera. Cerchiamo dei colpevoli per il malessere che si annida nel fondo dei nostri cuori.

Una nuova chiamata alle urne nella speranza di un risultato che apra uno scenario più sereno era necessaria, ma non risolverà i problemi in maniera automatica. Dobbiamo ricostruire la concordia, la pace e la fiducia che permettono di portare a compimento un’opera comune. Se gli attori politici si limitano a rendere vincente la propria visione e a cercare una legittimazione in chiave di potere, senza curarsi dei bisogni reali delle persone, è molto probabile che il conflitto sociale e la sfiducia nella classe politica diventino cronici.

Lo scorso 1° ottobre papa Francesco ha sottolineato che «l’armonizzazione dei desideri propri con quelli della comunità fa il bene comune. […] Senza perseguire con costanza, impegno e intelligenza il bene comune, nemmeno i singoli potranno usufruire dei loro diritti e realizzare le loro più nobili aspirazioni, perché verrebbe meno lo spazio ordinato e civile in cui vivere e operare”. Il bene comune, al quale dovrebbe tendere l’azione politica, esige che si guardi e si accolga la diversità e la complessità della società catalana e che si identifichino i bisogni presenti e le urgenze comuni a tutti. In questi momenti abbiamo più che mai bisogno “della buona politica; non di quella asservita alle ambizioni individuali o alla prepotenza di fazioni o centri di interessi. Una politica che non sia né serva né padrona, ma amica e collaboratrice; non paurosa o avventata, ma responsabile e quindi coraggiosa e prudente nello stesso tempo» (discorso a Cesena).

2. Partire da ciò che abbiamo imparato in questo periodo

a) L’importanza di leggere le aspirazioni degli uomini

Alla base della rivendicazione politica di gran parte della società catalana sta il desiderio, che tutti abbiamo, di pienezza, di una vita buona, dell’appartenenza a un popolo, della costruzione di una nuova società più giusta. Quando ci interroghiamo sull’“altro” e ci interessiamo a lui, scopriamo sempre in lui dei punti di verità che ci aprono a nuovi processi e si stabilisce la possibilità di un dialogo che rende possibile la vera politica.

b) L’altro è qualcosa di più della sua immagine e delle sue dichiarazioni sui social media

I mezzi di comunicazione e i social media lasciano emergere fratture non componibili. Tuttavia nella nostra convivenza quotidiana, in famiglia, nello studio o al lavoro, ci sorprendiamo a cercare di condividere la vita, anche con chi pensa diversamente da noi. Più che negli slogan politici, è nei gesti semplici della vita quotidiana che possiamo scoprire una strada da seguire. Chi è diverso da noi non è un nemico da eliminare: anch’egli lavora per mantenere la sua famiglia, si innamora, soffre, educa i suoi figli come può, ricerca una convivenza stabile e duratura, e desidera la pace.

c) La necessità del dialogo

Il dialogo, non come contrapposizione di ragionamenti e opinioni non modificabili, né come ricerca di equilibri, ma come possibilità di lasciare che le ragioni di ciascuno si arricchiscano, si mescolino, e arrivino a cambiare nell’incontro con le ragioni dell’altro.

d) Il perdono e la misericordia come fattori di costruzione

Nessun ambito di convivenza - famiglia, amici, lavoro - si sostiene nel tempo senza perdono. È urgente recuperare l’esperienza umana che rende possibile il perdono anche nell’ambito delle relazioni sociali e politiche.

e) Il valore della tradizione ricevuta

Qualsiasi proposta di novità politica deve partire dall’eredità ricevuta, anche per modificarla. La tradizione e le istituzioni vigenti recano in sé la ricchezza della convivenza di quanti ci hanno preceduto e delle conquiste nate dalle loro scelte comuni. È proprio di una società vitale lavorare per il miglioramento della vita comune. Per questo si devono promuovere il dialogo e la costruzione comune, a partire dalla propria storia.

3. La possibilità di cambiamento comincia dalla persona

Lo scorso 1° ottobre papa Francesco diceva: «Occorre rilanciare i diritti della buona politica, la sua indipendenza, la sua idoneità specifica a servire il bene pubblico, ad agire in modo da diminuire le disuguaglianze, a promuovere con misure concrete il bene delle famiglie, a fornire una solida cornice di diritti-doveri - bilanciare tutti e due - e a renderli effettivi per tutti» (discorso a Cesena).

Il bene comune si riconosce nel lavorare insieme, nel mettersi al lavoro gli uni con gli altri. Perciò in queste elezioni il voto dovrebbe tener presenti particolarmente le proposte con maggiore propensione al dialogo e all’incontro, con una maggiore tensione a comprendere la situazione delle persone, i loro problemi e bisogni reali. Proposte che, allontanandosi dallo scontro, stimolino la creazione di spazi di convivenza, di lavoro comune e di costruzione sociale.

Il 21 dicembre voteremo nell’approssimarsi del Natale, in cui celebreremo una novità sempre presente: il Mistero che viene incontro all’uomo, si fa suo compagno di strada, servitore di tutti, introducendo con la sua presenza il perdono, l’attenzione al bisogno di ogni persona e la fiducia nell’umanità perché sappia affrontare i propri problemi. Facendosi povero come noi, Dio rende possibile che gli uomini di qualsiasi condizione e fede possano imitare il suo modo di procedere: senza obbligare nessuno e senza distruggere il suo mondo, dà inizio a un processo che lo cambia e lo rinnova. Si tratta di una rivoluzione che inizia nella persona stessa.

Dicembre 2017

Comunión y Liberación Catalunya

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