Gaia (al centro) con una delle magliette "On the road"

Tende Avsi. Il pulmino di Gaia

Il viaggio in Uganda con papà. Poi il desiderio di sostenere la High School Luigi Giussani di Kampala. Così nasce la "linea" di t-shirt On the road. Da vendere a scuola, ai concerti e alle partite di basket (da Tracce di dicembre)
Paola Ronconi

Magari qualcuno avrà già letto la sua storia a fumetti. Uno dei primi numeri di Buone Notizie, l’inserto del Corriere della Sera sul Terzo Settore, l’ha raccontata come graphic novel. Gaia oggi fa la terza liceo scientifico: l’anno scorso, a 17 anni, ha fatto un viaggio con il padre, industriale di Legnano che da tempo sostiene progetti di Avsi in Africa. Lui se l’è portata in Uganda, a Kampala, tre giorni a luglio 2016. «Purtroppo solo tre!», esclama Gaia. «Giorni stupendi, intensi».

Insieme hanno visitato le strutture della città ugandese che quest’anno fanno parte di uno dei progetti della Campagna Tende di Avsi dal titolo “La casa dov’è?”. «Il primo giorno la High School Luigi Giussani. Tour della scuola, una struttura bellissima, da fare invidia alle nostre in Italia, pulitissima, enorme, attrezzata». Incontrando professori e studenti, Gaia pone una domanda ai ragazzi: «Cosa hai imparato da questa scuola e cosa porterai via da qui, dopo il liceo?». Una ragazza le risponde: «Io ho imparato che ho un valore e un desiderio talmente grande nel cuore da cambiare il mondo». Gaia rimane perplessa: «Mi sembrava una di quelle risposte belle confezionate; ma in realtà non fai neanche in tempo a pensarlo che poi ti trovi davanti una ragazza della tua età che anche solo per il fatto di aver pensato quelle cose... Vabbè dai, dici, non può mentire». Anche perché stando a Kampala, Gaia scopre che la società africana è molto diversa dalla sua: «Molte persone vivono in baracche di lamiera e hanno situazioni molto difficili... In generale nel Paese c’è una mancanza di sguardo all’uomo per il valore che ha. La persona è un numero o un mezzo per arrivare a un fine solitamente economico. Anche in famiglia. Spesso il padre non lavora; c’è un altissimo tasso di alcolismo. Chi lavora è la madre, a volte trattata, insieme ai figli, come oggetto».

Due magliette della ''linea''

Anche altri particolari fanno capire a Gaia come si vive in Uganda: «Al di fuori delle scuole di Avsi, private e non, a Kampala lo studente viene punito pesantemente se non ha buoni voti perché la scuola ha bisogno di risultati alti da parte degli allievi per crescere di valore. Se uno prende 60 su 100, prende 40 bastonate, la differenza. Una violenza allucinante... Mi raccontavano degli schemi appesi alle pareti delle scuole con le “conseguenze” degli errori che commetti». Per Gaia, le parole di quella ragazza iniziano a prendere carne. Quanto bisogno di “casa”, di un luogo dove essere abbracciati per quello che si è.

Dopo la High School, Gaia e suo padre visitano la Welcoming House, a Kitintale, un quartiere nella zona est di Kampala, una casa di accoglienza per un’ottantina di bambini e ragazzi orfani, da 0 a 20 anni. Alcuni sono stati trovati nei sacchetti della spazzatura, altri sottratti ai genitori per maltrattamenti o perché facevano loro sniffare colla per farli stare calmi. Rose Busingye, che dirige la casa, racconta la loro quotidianità, come l’andare a scuola: dopo la sveglia alle tre e mezza del mattino, per molti ci sono ore di cammino; per altri, i più piccoli, un passaggio in moto, che ogni mattina va avanti e indietro per un massimo di quindici volte, e in ogni viaggio carica tre bambini fino a scuola. «Ci vorrebbe un pulmino», dice Rose a Gaia, con quel sorriso che i lettori di Tracce conoscono. Il giorno dopo, l’ultimo, «abbiamo visitato le elementari e l’asilo e poi siamo andati dalle “donne di Rose”, malate di Aids che accettano di farsi aiutare e curare. Abbiamo passato la mattinata, ci hanno dedicato un canto queste donne bellissime, in tutti i sensi», dice la ragazza.

I bambini della Luigi Giussani High School con il pulmino nuovo


Nella memoria tutti quei volti, quelle vite così piene di dolore e grazia, gli occhi dei bambini. È estate. «Una notte, in vacanza, non riuscivo a dormire. Il cervello non voleva fermarsi. Alle 3, mi alzo, prendo carta e penna e comincio a scrivere le idee che mi frullavano in testa con un unico scopo: raccogliere soldi e comprare il pulmino ai bambini di Rose». Ma come? Gaia pensa a gadget da vendere a scuola, ma bisogna venderne tanti per arrivare a tutte quelle migliaia di euro. «Torno a casa, ne parlo con mio fratello Matteo, con Stefano, Marta, Gaia, Emma, Chiara, Carlo, Luca...» e grazie a più teste messe insieme nasce On the road, un progetto e tante magliette da vendere. Ovunque e a chiunque.

Ora di novembre si parte dall’open day del suo liceo, la scuola Tirinnanzi di Legnano. «Noi abbiamo iniziato, poi la voce si è sparsa e On the road ha cominciato a camminare da solo: ci chiamavano a vendere le magliette a concerti, durante partite di basket, feste di Natale, serate varie». Quindici euro per ogni t-shirt e dopo un anno, novembre 2017, a Gaia è arrivato un video da Rose attorniata dai “suoi” bambini davanti a un Toyota Hiace, il pulmino.

E ora? Altre Tende Avsi: «Alla Welcoming House hanno bisogno di un frigo più grande. Anche di un tavolo nuovo e di sedie. On the road va avanti».