La locandina del concorso

Un concorso per Avsi al posto del tavolino

A Firenze, un gruppo di studenti di Architettura (e non solo) si è inventato un modo nuovo di far conoscere i progetti delle Tende Avsi. E di raccogliere fondi. Ma c'è tempo fino al 28 febbraio
Paola Ronconi

Poche idee, forse una sola, ma chiara: «Quest’anno il banchetto no!». Siamo nel 2018, nell’era dei social. E per di più in un ateneo dove si crea il mondo di domani, la sua immagine di domani. Va bene raccogliere fondi per i progetti di Avsi, ma la formula “tavolino-con-poster-e-brochure” dove chiedere soldi non funziona più.

Poi il tema della campagna Tende di quest’anno, “La casa dov’è?”, può essere un input esplosivo per un universitario che si occupi di forma, estetica, immagine. Forse i ragazzi del Clu di Architettura, e della Laba (Libera Accademia di Belle Arti) di Firenze si saranno chiesti con Dostoevskij e Jovanotti non solo dove e cosa è, ma anche come è questa casa.

Ci hanno pensato, si sono trovati, ne hanno parlato, e alla fine «ci siamo inventati un concorso», racconta Riccardo, primo anno di Architettura, «Uno strumento che chi è di questo campo impara presto a maneggiare se vuol mettersi nel mondo del lavoro».

«Ci sembrava possibile una modalità nuova di incontro con i nostri compagni di corso, per invitarli a meditare e “rielaborare” il tema proposto da Avsi», spiega Marina. Quattro le sezioni con cui poter partecipare con un concept: architettura, fotografia, pittura e disegno, grafica.

Myriam, la ragazza di Qaraqosh protagonista di uno dei progetti della campagna Tende di Avsi

All’inizio i ragazzi si propongono di fare una cosa basic: cercare qualche prof che faccia da giuria, mettere in palio dei bei libri monografici… ma più ne parlano con altri amici, più diventa chiaro che si può osare. «Vado a parlarne col prof con cui sono in tesi», spiega Marta: «Giovanni Voto, architetto, si dimostra entusiasta. Al punto che ci regala da mettere in palio un workshop estivo del valore di 1.200 euro presso il suo studio di Firenze».

Marta: «Io faccio Grafica. Quando abbiamo deciso di fare una giuria fatta di professori professionisti, un altro nomi a cui proporci era quello del mio prof di indirizzo Maurizio Di Lella. Avendo in mente il tipo, molto impegnato, “figurati se gli interessa”, mi dicevo. Gli mando lo stesso una mail proponendogli di vederci, gli avrei spiegato meglio di cosa si trattava. Lui ha detto subito sì, ci siamo visti l’8 dicembre che era anche festa! Gli ho raccontato e lui ha aderito, tanto che ora si muove per dirlo agli studenti della Laba dove insegna».

Un’altra mail, un altro professore: questa volta è lo storico dell’arte Antonio Natali, per anni direttore degli Uffizi: «Ci risponde quasi subito con un secco “Sì va bene, chiamami”». «È una iniziativa buona, che mi interessa», dirà poi di persona a Marta, accettando di stare in giuria.

I ragazzi del Clu di Firenze

Altra “strategia”: il passaparola. «Abbiamo sentito un po’ di amici del Clu in giro per l’Italia» e la cosa piace: «A differenza del banchetto che in un minuto devi dire cosa è Avsi, due parole sui progetti e la persona ti dà (magari) uno, due euro, ora il contributo che noi chiediamo per partecipare al concorso viene dopo una riflessione: per poter capire di che si tratta, per decidere se fare una foto, un disegno, un progetto, devi prima leggere le righe che abbiamo scritto, capire cosa è Avsi, cosa fa. Quasi non lo abbiamo fatto di proposito, ma è un ottimo modo per far conoscere i progetti. La gente che ci ha scritto per chiedere maggiori info parte innanzitutto da quello».

«Io avevo studiato fino a un anno fa a Milano», dice un altro Riccardo: «Mi è venuta l’idea di promuoverlo anche lì, sentire i vecchi amici della facoltà e anche qualcuno del mio vecchio liceo. Una prof voleva proporre ai ragazzi dell’artistico con indirizzo di architettura di promuovere il concorso e far sì che diventasse parte del programma».
È vero che chi studia in questi campi è avvantaggiato, ma «tutti possono paragonarsi con la storia di Myriam, col bisogno di “casa” che ognuno ha secondo la propria sensibilità». Così a Milano, oltre ad Architettura, Design, Accademia di Brera, si arriva anche agli amici di Scienze, Fisica, Medicina… E poi Roma, Bari, Bologna. Via Whatsapp, Facebook, Instagram…
Si ha tempo fino al 25 febbraio 2018. La quota di iscrizione (5 euro) va direttamente ad Avsi e sosterrà il progetto “Iraq. Un asilo per Qaraqosh”.

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