Il cardinale Bassetti: «Per don Giussani incontrare Cristo era seguirLo»
Il Presidente dei Vescovi italiani ha celebrato a Perugia il 21 febbraio la messa per l'anniversario del fondatore di CL, «banditore, nel fragore della grande città umana, di quel messaggio d’amore che genera vita nuova». Ecco la sua omeliaCarissimi, ci ritroviamo come ogni anno per ricordare l’anniversario della morte di don Luigi Giussani, avvenuta 13 anni fa, il 22 febbraio 2005. Il suo ricordo è sempre vivo tra noi, ed egli rimane un punto di riferimento costante per quanti l’hanno conosciuto, stimato e amato. Don Giussani ci segue dal Cielo e veglia su tutti i suoi figli, perché vivano sempre alla luce della grazia, testimoniando nel mondo l’Amore di Dio per tutti gli uomini.
La liturgia del tempo di Quaresima, con la sua semplicità e austerità, ci invita a riflettere sulla nostra condizione di uomini immersi in un mondo che muta velocemente e sembra perdere sempre più quei connotati riconducibili alla fede e alla cultura cristiana. Dovrebbe risuonare ancora oggi lungo le nostre strade la voce del profeta Giona: «Dio sia invocato con tutte le forze; ognuno si converta dalla sua condotta malvagia e dalla violenza che è nelle sue mani. Chi sa che Dio non cambi, si ravveda, deponga il suo ardente sdegno e noi non abbiamo a perire!». È l’invito per gli abitanti di Ninive, la grande città, che avevano abbandonato la via del bene per seguire le strade della perversione e della violenza.
È un’immagine che ci rimanda alla città di oggi, alle grandi e piccole metropoli, ove serpeggiano paura e malessere e la testimonianza cristiana è sempre più difficile e la vita di fede coinvolge un numero sempre più ristretto di persone, chiamate a far risplendere, tra mille difficoltà, quella luce della grazia che sola può rischiarare la vita umana.
I cittadini di Ninive si convertirono dalla loro condotta malvagia e la città fu salva. Giona, in questo caso, è stato un profeta ascoltato. Non è stato così per altri. Anche il Signore Gesù si trova ad affrontare una popolazione incredula e refrattaria all’annunzio del vangelo, tanto da definire quelli intorno a lui “una generazione malvagia”, che non sa riconoscere i segni dei tempi, che non sa scorgere il volto di Dio, che visita il suo popolo. Vanno in cerca di segni portentosi, di prodigi, ma non avranno altro segno che quello della croce, con la morte e risurrezione del Signore.
Anche oggi si va alla ricerca più del sensazionale che dell’essenziale; del benessere immediato più che della salvezza integrale. Molti cercano un segno portentoso per cambiare vita e tralasciano di cercare i segni autentici della presenza di Dio nel mondo, più difficili da individuare e non sempre rispondenti alle aspettative.
Il segno che ci lascia Gesù è quello dell’amore incondizionato, contraddistinto dal sigillo della croce, caricata sulle spalle, come fardello inevitabile dell’esistenza umana, esperienza faticosa e dolorosa, ma carica di speranza e presupposto della luce e della gioia della Pasqua. Sta a noi convertirci e seguirlo su questa strada certamente non facile.
Sulle orme di Gesù, don Luigi Giussani, ad imitazione dell’antico profeta Giona, si è fatto banditore, nel fragore della grande città umana, di quel messaggio d’amore che genera vita nuova e non può scaturire se non da un vero, reale, profondo incontro con il Signore risorto, luce e via per un’umanità dispersa e impaurita.
Don Luigi Giussani aveva ben compreso che “incontrare Cristo” significa “seguire Cristo”, che questo incontro - come ebbe a dire il cardinale Ratzinger - è una strada, un cammino che attraversa anche la “valle oscura”, fatta di incomprensioni, calunnie e persecuzioni. Ma gli uomini di Dio non si fanno impaurire. Essi sono disposti ad affrontare la grande città, con le sue perversioni, portando nel cuore quella forza che viene dallo Spirito del Signore.
Quante persone, soprattutto quanti giovani, si sono lasciati avvicinare da don Giussani, e hanno cambiato vita; si sono lasciati toccare da quella parola che penetra nell’intimo del cuore e suscita sentimenti nuovi, apre orizzonti e fa nascere la voglia di stare con il Signore.
Ed è proprio ai giovani che è rivolta la nostra attenzione in questi mesi che precedono il Sinodo dei Vescovi. La Chiesa guarda questo mondo con attenzione e trepidazione. Si interroga sulla condizione dei giovani e si lascia da essi interpellare. Molti studi di sociologia ci parlano della condizione giovanile come di un tempo di solitudine, di dispersione e talvolta di disperazione; ci parlano di generazioni lontane da Dio e non più sensibili al tema religioso. Questo non può non indurci ad una seria riflessione, nella convinzione però che nessuno studio sociologico ci potrà mai parlare del cuore dei giovani, delle ansie e delle speranze racchiuse nel loro animo.
La conoscenza vera si può avere solo con un incontro, col metterci a stretto contatto con i giovani di oggi per conoscerli e capire la loro situazione. E in questo vasto campo di azione ci soccorre l’esperienza di don Giussani, con il suo metodo di educazione alla fede, capace di incidere in profondità nella vita di ogni persona.
Presentare Cristo ai giovani di oggi è il nostro compito. Vi invito dunque, in ogni ambito del vostro vivere, a farvi promotori di questo incontro, che faccia scoprire la bellezza del volto di Cristo, immagine in cui si rispecchia il volto di ogni uomo.
In un recente incontro con don Julián Carrón, papa Francesco ha ringraziato il movimento di Comunione e Liberazione «per tutto quello che fa» e ha invitato a pregare per lui e a vivere - nell’anno del Sinodo dei Vescovi - la passione educativa per le nuove generazioni «che sempre ha animato il pensiero e l’opera di don Giussani».
Papa Francesco, in questi giorni, ci ha poi invitato a pregare per la pace nel mondo, in special modo per quelle zone dell’Africa sconvolte dalle guerre. Con animo pieno di gratitudine verso il Santo Padre, ci uniamo a lui in questa accorata preghiera per le sorti dell’umanità sofferente, chiedendo con forza al Signore di sciogliere i cuori induriti dei governanti e dei “signori della guerra”, che non tengono in alcun conto la vita delle persone. Preghiamo affinché questo sia per tutti un vero tempo di conversione e ognuno abbandoni la sua condotta malvagia e la violenza che è nelle sue mani.
Amen!
*Arcivescovo metropolita di Perugia-Città della Pieve e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana