Colombia. Il documento di CL per le presidenziali

Le elezioni del 27 maggio sono state le prime dopo la firma degli accordi di pace tra il Governo e le Farc. Il 17 giugno ci sarà il ballottaggio tra Ivan Duque e Gustavo Petro. Qui le parole che la comunità del movimento propone come aiuto per un giudizio

Amo ogni cosa, se tu sei con me

«In queste settimane le elezioni sono state un’occasione per verificare la fede: abbiamo cioè potuto vedere se il nostro punto di partenza per affrontare questa circostanza è stato un avvenimento o la nostra impressione. Ciascuno di noi ha assunto un atteggiamento, ha fatto una scelta, e ora può verificare che cosa ha prevalso in lui», ci diceva don Julián Carrón poco tempo fa.

Come ci siamo resi conto se il nostro punto di partenza è stato la nostra impressione delle cose o un avvenimento?

Quando partiamo da un’impressione o da un’analisi (che è un’impressione parziale della ragione) sorprendiamo in noi alcuni sintomi inconfondibili:

Prima di tutto, che le analisi non sono sufficienti, come diceva una nostra amica: «Anche se ho letto con attenzione le proposte dei candidati, ho assistito ai dibattiti e ho analizzato la vita e l’azione politica, nessuna delle proposte è esauriente e nessun candidato mi corrisponde, per cui non ho ancora deciso per chi votare».

Secondo, poniamo la nostra speranza per la Colombia in un discorso o in un candidato, e per questo, inconsapevolmente, censuriamo una parte della nostra storia, o peggio ancora, censuriamo quello che siamo. Ne sono prova le divisioni che abbiamo sperimentato nelle famiglie nel passato referendum per la pace, causate da differenze ideologiche.

Terzo, l’incapacità di dialogare con chi pensa diversamente da noi. Questo è evidente sui social e negli incontri quotidiani, dove sembrerebbe che identificare un nemico sia l’unica maniera di affermare la propria identità.

Al contrario, quando partiamo dal riconoscimento di Cristo presente, accadono cose che non ci lasciano indifferenti:

La compagnia di alcuni amici ci ha fatto comprendere che la politica non è solo la lotta per il potere, ma incide direttamente su ambiti della nostra vita come il lavoro e la famiglia. «La missione della nostra impresa è la felicità, il benessere di chi ci lavora», diceva un nostro amico. Questa è una posizione politica.

Gli incontri con candidati e con personalità legate alla politica ci hanno fatto vedere negli ultimi mesi la possibilità di entrare in rapporto con persone con posizioni politiche molto diverse dalle nostre. Abbiamo potuto incontrare persone che ci hanno raccontato la loro storia, ed è stato evidente che non c’è separazione tra l’azione di una persona che è protagonista e le vicende storiche di una nazione. Abbiamo anche potuto smettere di condannare persone o gruppi che prima ci incutevano timore e ci siamo resi conto che per far questo non è stato necessario negare la nostra identità.

Ascoltando la testimonianza degli operai che nell’attuale crisi del progetto della centrale idroelettrica di Hidroituango stanno lavorando con una intensità impressionante, e tutti i giorni nella baracca prima di uscire al lavoro pregano insieme abbracciati e si promettono di tornare a vedersi la sera all’uscita, ci siamo resi conto che l’agire per il bene comune non è una dimensione esclusiva dei politici di professione. È una dimensione che dipende dalla libertà imprescindibile della persona: posso preoccuparmi del contesto in cui vivo perché «amo ogni cosa se tu sei con me», come dice la canzone di Arnulfo Briceño. Ci rendiamo conto che questa libertà di incontrare persone che non pensano come noi e di agire per il bene comune nasce solo dalla familiarità con Cristo presente. «Sapete bene che la rinnovata consapevolezza che all’inizio di tutto c’è sempre l’incontro con Cristo vivo richiede che i discepoli coltivino la familiarità con Lui; […] La Chiesa, senza pretese umane, rispettosa del multiforme volto del continente, che considera non uno svantaggio ma una perenne ricchezza, deve continuare a prestare l’umile servizio al vero bene dell’uomo latinoamericano. Deve lavorare senza stancarsi per costruire ponti, abbattere muri, integrare la diversità, promuovere la cultura dell’incontro e del dialogo, educare al perdono e alla riconciliazione», ci ha ricordato papa Francesco nella sua recente visita in Colombia.

Grazie a queste esperienze possiamo affrontare con libertà e responsabilità la difficile scelta che abbiamo davanti nelle prossime elezioni presidenziali. Accogliamo con gratitudine i criteri che ci ha dato la Chiesa, come la difesa delle libertà (di educazione, di culto, di costruire opere), la difesa della vita, la costruzione della pace e della riconciliazione. Siamo consapevoli che, chiunque vinca le elezioni, il nostro impegno e la nostra responsabilità non finiscono mai, perché la nostra speranza è posta sulla presenza di Cristo presente, a cui possiamo dire: «Amo ogni cosa se tu sei con me».

Maggio 2018
Comunione e Liberazione Colombia