La formazione professionale in Burundi (foto: Aldo Gianfrate)

Tende Avsi/4. Il lavoro vince la povertà

Un progetto che coinvolge 10mila persone in Kenya e Burundi. L'obiettivo? Far crescere le cooperative di allevatori e favorire la formazione professionale. Dalle mucche donate da Cyprian all'orto di Priscilla. Fino agli stage dei giovani meccanici...
Stefano Filippi

Il lavoro vince la povertà. Programma semplice ma nient’affatto banale in un tempo in cui si pensa che la povertà sia sconfitta dai sussidi. Il lavoro significa impegno con il reale, desiderio di rendersi utili, la tensione a migliorare la propria condizione, dare un presente e un futuro ai propri cari. Un’esperienza che dà sostanza a quella frase viene dal cuore dell’Africa, da Kenya e Burundi, dove Avsi ha avviato un progetto che sarà sostenuto dalla Campagna Tende, intitolato "Work to stay. Il lavoro per vincere la povertà". È una scommessa sui giovani di queste due nazioni: saranno coinvolte 10mila persone in tutto. In Kenya sarà offerta la possibilità di far crescere le cooperative di allevatori che producono latte, in Burundi una formazione di base e professionale.

Sono nazioni diverse. Il Burundi è uno Stato piccolo, senza sbocchi sul mare, tra i più miseri del pianeta, malnutrito, quasi completamente agricolo e ancora segnato dalle feroci guerre razziali degli anni Novanta tra hutu e tutsi che insanguinarono il Paese e lo isolarono dal resto del continente. Il Kenya invece ha i parchi naturali, le spiagge tropicali, il Kilimangiaro, milioni di turisti, industrie, miniere, una certa capacità imprenditoriale introdotta dai missionari della Consolata e ambisce a uscire dalla lista dei Paesi in via di sviluppo entro il 2030. Ma le zone rurali sono molto simili per la mentalità e per la forte presenza della cultura tribale nella vita quotidiana.

Priscilla Muniaki, a sinistra, è un'allevatrice che ha seguito i corsi di Avsi (foto: Aldo Gianfrate)

Andrea Bianchessi, country manager Avsi per l’Africa orientale, spiega l’origine del progetto. «Tutto nasce nella contea di Muru, a Mutuati, a 7-8 ore dalla capitale del Kenya, Nairobi. Qualche anno fa Cyprian Kaliunga, uno dei pochi cattolici della zona, padre di 12 figli, dopo aver messo in piedi una scuola dedicata a San Riccardo Pampuri contribuì ad avviare un piccolo allevamento. Lì la gente vive di agricoltura, coltivando soprattutto una pianta chiamata khat che viene usata come droga leggera. A raccogliere le foglie in cima agli alberi sono i ragazzini, che così crescono sfruttati e lontani da scuola. Cyprian donò tre vacche a cinque famiglie che si misero a produrre latte. Nacque una piccola cooperativa. Ora 500 agricoltori sono soci di quella che è diventata la maggiore latteria del distretto».

Priscilla Muniaki ha seguito un corso di avviamento al lavoro organizzato da Avsi e oggi sostiene la famiglia lavorando in una di queste fattorie. «Essere un’allevatrice non è più sinonimo di povertà», dice, «e adesso so che può anche essere un business». Prima ancora che di reddito, il salto è culturale: curare le bestie non è sinonimo di povertà, di schiavitù delle campagne. Il lavoro è una forma di riscatto personale, un modo per dare dignità alla propria condizione, ma occorre che qualcuno aiuti a compiere questo cambio di mentalità. Aggiunge Priscilla: «Oggi posso dire di avere una bella fattoria. Ho tre mucche, cinque polli e anche un piccolo orto. Faccio parte di un gruppo di risparmio, che mi aiuta a mettere da parte quanto guadagno, così potrò sistemare e espandere sempre di più la mia attività di allevatrice».



Avsi mira a consolidare l’esperienza e a ridurre la dipendenza dei produttori di latte dai commercianti che li sfruttano, una realtà comune a gran parte delle attività agricole in Kenya. Spiega Bianchessi: «Gli allevatori dipendono dai trader che ritirano il latte pagandolo poco per poi rivenderlo e fare i soldi. L’obiettivo della raccolta fondi è acquistare un sistema di pastorizzazione e frigoriferi in modo da allungare la durata del latte e cominciare a produrre yogurt. In questo modo si può dare maggiore valore aggiunto alla produzione e spuntare prezzi migliori. Assieme a ciò si potrà rafforzare anche il piccolo sistema di microcredito locale che ha consentito lo sviluppo della cooperativa e che può aiutare a far crescere anche altre realtà produttive nelle zone vicine. Il credito è importante perché non regala nulla ma finanzia le iniziative. Vogliamo promuovere non assistenzialismo, ma una cultura del risparmio e della responsabilizzazione».

Quello del Burundi è un altro contesto, molto più arretrato. Lì i fondi che Avsi raccoglierà tramite la Campagna Tende (l’obiettivo complessivo per i due Paesi africani è fissato a 164mila euro) saranno utilizzati per inserire nel mercato del lavoro i giovani e i genitori delle famiglie più povere, offrendo una formazione completa. In primo luogo, si finanzieranno corsi di alfabetizzazione di base e di matematica, oltre a corsi di formazione professionale: in particolare nel settore meccanico (motociclette e bici perché di auto ne circolano pochissime), ma la formazione riguarderà anche la produzione di sapone, la cucina e il piccolo commercio. Con la collaborazione di artigiani locali potranno essere effettuati stage e periodi di apprendistato in piccole imprese locali. Nelle zone rurali la formazione è tesa a rafforzare le competenze nel settore agricolo: tecniche di coltivazione e concimazione, gestione dell’acqua, utilizzo delle sementi, creazione di cooperative di produzione e commercializzazione, sensibilizzazione sull’uso delle energie rinnovabili. Anche qui verrà offerta una formazione su microcredito e risparmio per contribuire a fare crescere attività imprenditoriali.